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Prodotti semplici cercansi

8/31/2024 | Giuseppe G. Santorsola*

Mentre gli intermediari si concentrano sempre più verso la consulenza avanzata, si propone di delineare per normativa i connotati di quella semplice, ribadendo che la citata consulenza resta il veicolo fondamentale nel futuro nella relazione con il cliente


ESMA sviluppa in questi mesi un’intensa attività per la realizzazione della Capital Market Union, uno degli stadi più avanzati dell’armonizzazione comunitaria dopo l’Unione Monetaria. Il tema qui approfondito è quello relativo alla regolamentazione dei prodotti semplici. Lo strumento utilizzato è il Position Paper finalizzato alla creazione di una etichetta che li identifichi durante tutta la catena della product governance e della distribuzione. L’impostazione del nuovo processo prevede il superamento del ruolo predominante dei benchmark e l’introduzione di nuovi fattori per la loro identificazione. Possiamo quindi parlare di un affiancamento dell’etichettatura per completare la capacità di individuare i prodotti finanziari idonei al segmento chiave regolato dalla RIS. Questi sono delineati in tre categorie: obbligazioni, azioni e strumenti UCITS con caratteristiche non complesse. Una dizione forse non del tutto idonea, in quanto estratta in via residuale. 
Riprendo un paragone da me spesso utilizzato per confrontare i prodotti finanziari con quelli farmaceutici, distinguendo quelli acquisibili dal consumatore, quelli vendibili solo dal farmacista (e non dai commessi) e quelli resi disponibili solo dietro ricetta medica. 
Mentre gli intermediari si concentrano sempre più verso la consulenza avanzata, si propone di delineare per normativa i connotati di quella semplice, ribadendo che la citata consulenza resta il veicolo fondamentale nel futuro nella relazione con il cliente, segmentandone le caratteristiche, ma mantenendo questo fattore come l’unico che possa guidare l’attività di intermediazione con il cliente privato nel prossimo futuro. 
Fin qui, gli aspetti positivi della proposta. Se valutiamo invece quelli potenzialmente critici, il primo dubbio sorge in merito all’efficacia della consulenza semplice. Se tale, lo è perché poco approfondita o perché ritaglia celermente lo spettro degli strumenti raccomandabili, oppure perché è molto standardizzata ed opera per cluster di clienti. Ecco perché la proposta ESMA si concentra sui prodotti e non sulla consulenza. Peraltro, semplice non vuol dire sicura e il rischio in finanza non si elimina. Cosa potrebbe succedere se un prodotto dovesse creare perdite o volatilità eccessive? L’etichetta non può essere assegnata dall’Authority ma deve ricadere sotto la responsabilità di forze di mercato per evitare effetti reputazionali dirompenti in caso di default. Infine, quale consulente gradirebbe definire “semplice” la propria attività? Si tratta quasi di un ossimoro. 
Una seconda criticità concerne il perimetro della semplicità. Inizialmente ridotto, per naturale autogenesi tenderebbe ad allargarsi estendendo le maglie dei criteri di esclusione; un rischio che ha suggerito ai Regulator britannici di non proseguire con una proposta simile nell’ambito della RDR da cui in buona parte la RIS deriva. Si potrebbe ipotizzare di legare la semplicità all’AI ed i suoi dintorni, una lettura contraria alla tendenza nei prossimi anni. Anzi, chi la apprezza fin da ora, potrebbe sostenere una posizione del contraria.
Tornando al paragone farmaceutico, gli analgesici sono semplici ma il loro abuso li rende pericolosi; per un cliente retail è semplice anche una proposta che immediatamente rifiuta perché palesemente inidonea, mentre potrebbe subire rischi non previsti nel caso contrario.
Per paradosso, ma non troppo, sarebbe preferibile progettare meglio i prodotti complessi ponendoli al di fuori dell’offerta retail diretta. La normativa non avrebbe rischi reputazionali, ma non sarebbe un’inversione dell’onere della classificazione, quanto la conferma che non esiste il rischio nullo, messaggio più facilmente percepibile.

 

*Professore Ordinario di Economia degli Intermediari Finanziari
Università Parthenope - Napoli

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