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Cari CF, "lui è tornato". Batterlo non sarà facile

7/15/2023

Trabattoni (Assogestioni) invita l'industria a reagire a questo grande ritorno di fiamma tra Italiani e Titoli di Stato. Ma per farlo serve una forte consapevolezza.


In occasione dell’incontro organizzato da Assogestioni per presentare i numeri dell’edizione 2023 del Salone del Risparmio, annunciare i vincitori del concorso Content is King e avviare i lavori per l’edizione 2024 dell’evento, il presidente dell’associazione Carlo Trabattoni, nei saluti finali, non ha nascosto le difficoltà di questo periodo per l’industria del risparmio gestito.

 

La consapevolezza del valore e della qualità dell’industria - e di un evento come il Salone del Risparmio - non deve, secondo quanto dichiarato da Trabattoni, offuscare la consapevolezza che “stiamo attraversando un periodo difficile”. Anche perché “lui è tornato”. Pur senza citarlo esplicitamente il presidente di Assogestioni ha fatto esplicito riferimento al grande ritorno negli interessi degli italiani dei Titoli di Stato che oggi propongono rendimenti “a volte difficili da garantire” con altri strumenti, ha ammesso Trabattoni.

 

E, in effetti, i numeri dichiarati da Assoreti e relativi alla raccolta netta dell’industria della consulenza finanziaria, rivelano che tra gennaio e maggio sono stati circa 12 i miliardi confluiti nei Titoli di Stato, praticamente più della metà della raccolta netta complessiva di tutte le reti. E nettamente superiore a quanto raccolto dall'intero risparmio gestito ferma a quota +1 miliardo.

 

A conferma di questa ritorno di fiamma tra Italiani e titoli pubblici arriva anche una recente analisi di Prometeia che scrive: “Il ben noto “tesoro” di extra risparmi accumulati durante la pandemia, pari a circa a 200 miliardi di euro, sostiene la domanda delle famiglie. Si ritiene però che sia stato accumulato dalle famiglie a reddito medio-alto, che destinano una quota maggiore dei consumi a turismo e svago (impediti dalla crisi pandemica). Partendo quindi dalla allocazione del risparmio di queste famiglie, si può dire che una quota non irrilevante sia già stata destinata a forme poco liquide ma anche all’investimento in attività reali. Con l’aumento dei tassi, anche la parte molto consistente che sino allo scorso anno era stata mantenuta liquida si sta spostando verso attività più remunerative (obbligazioni e titoli pubblici su tutti)”.

 

Insomma, se non sono Bot, sono asset reali (leggi mattone), o singole emissioni obbligazionarie. Quindi per il risparmio gestito si riaffaccia una sfida antica. Ma come ha ricordato lo stesso presidente di Assogestioni Carlo Trabattoni, una sfida che si vince con la “consapevolezza del grande ruolo che l’industria del risparmio gestito svolge” e con la “consapevolezza della grande qualità dell’offerta”.

 

Insomma “lui è tornato” (il vecchio bot), ma l’industria è più consapevole del passato e questa è un’arma da sfruttare. Anche se, come ricorda Prometeia, non sarà facile convincere le famiglie a spostare liquidità verso il risparmio gestito: “Benché la maggiore ricchezza finanziaria e reale rappresenterà un importante “cuscinetto” di sicurezza contro l’incertezza di questa fase, difficilmente potrà costituire una fonte diretta di spesa, perché sempre meno liquida e comunque in mano a famiglie “ricche”, con propensione al consumo più bassa della media” e, aggiungiamo noi, forse con una propensione agli investimenti “gestiti” non così elevata.

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