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Pictet punta sui mercati privati

10/4/2024 | Marcella Persola

Lorenzo Fusco, principal Thematics, Private Equity di Pictet illustra le potenzialità di questo mercato, sempre più accessibile anche agli investitori retail.


Punta forte sui private asset Pictet AM che ha realizzato la scorsa settimana un evento dedicato al tema dei mercati privati. In quell'occasione Advisor ha avuto la possibilità di intervistare Lorenzo Fusco (nella foto), principal Thematics, Private Equity di Pictet per capire le potenzialità di questo mercato, sempre più accessibile anche agli investitori retail. 

Possiamo fare una panoramica dei mercati privati per illustrare ai lettori di cosa stiamo parlando nello specifico?

Se consideriamo ad oggi l’universo dei private asset, in particolare il private equity, si tratta di un mercato veramente molto ampio, potremmo dire che rappresenti il fondo dell'iceberg la cui punta sono invece i mercati quotati. Negli Stati Uniti, ad esempio, circa il 90% di aziende con oltre 100 milioni di dollari di fatturato sono private. 

La crescita e relativa maggiore importanza dei private asset registrata di recente è in parte dovuta alla dinamica che ha caratterizzato gli ultimi 10/20 anni il mercato, dove le aziende hanno deciso di restare private più a lungo. Se prendiamo il NASDAQ, ad esempio, l'età media di un'azienda prima di giungere alla quotazione è passata da circa 6 anni (dal momento della fondazione) nel 2020, a circa 10 anni nel 2021 e solitamente le valutazioni a cui vengono poi quotate sono più elevate. Ciò significa che molto del valore di un’azienda può essere catturato in fase di pre-IPO e la possibilità di accedere a investimenti diversificati nell'economia reale è sicuramente un elemento importante per avere una strategia di investimento completa.

Prima il percorso di quotazione rappresentava un po' il successo di un'azienda, ora mi sembra di capire che non è più così. Come spiegare questo fenomeno? 

Grazie a molti fondi privati, le aziende stesse che hanno bisogno di ricevere finanziamenti non hanno una necessità immediata di andare a ricercare fondi nei mercati quotati. Inoltre, il restare privati offre due vantaggi: non dover rispondere alle oscillazioni di mercato e poter attuare una strategia di lungo termine senza dover costantemente rendere conto ai propri investitori, focalizzandosi su risultati di breve termine essenzialmente legati al next quarterly (ciò a cui guardano i mercati quotati).

Indubbiamente i mercati privati si sono inizialmente rivolti agli investitori istituzionali, se consideriamo il ticket medio tendenzialmente elevato per entrare nei fondi di private equity. Oggi la normativa ha agevolato una democratizzazione di questi strumenti di investimento, dando la possibilità anche al target retail di poter investire in questi mercati alternativi tramite lo strumento dell’Eltif. Come Pictet AM abbiamo voluto offrire questa possibilità agli investitori retail attraverso il lancio di un Eltif dedicato ai co-investimenti in Private Equity che prevede un ticket minimo di 10mila dollari, rendendo maggiormente disponibile un asset class finora difficilmente accessibile.

Ci può parlare nel dettaglio di questa strategia?

Pictet-Environment Co-Investment Fund I, è il primo Eltif di private equity del gruppo Pictet e si basa sui co-investimenti in private equity con un focus sulla tematica ambientale. Una soluzione che racchiude in sé diverse expertise del gruppo Pictet: abbiamo iniziato a effettuare investimenti in private equity dal 1989, potendo vantare circa 35 anni di esperienza nella selezione dei manager, arrivando a chiudere 300 operazioni fino ad oggi. 

In aggiunta a questa nostra esperienza e track record importanti per i nostri clienti, abbiamo voluto includere l’expertise propria di Pictet AM nell'ambito degli investimenti tematici ambientali, dove sono stati lanciati circa 7 fondi a partire dal primo dedicato all’acqua degli anni 2000. Abbiamo deciso di portare tutta l’esperienza sviluppata nell'ambito dell’investimento tematico e dei mercati quotati all'interno dei mercati privati lanciando nel 2022 la prima strategia ambientale di private equity, con focus multi manager e co-investimenti, e nel 2024 il fondo Eltif che è esclusivamente dedicato ai co-investimenti; ad oggi abbiamo circa più di 90 gestori che si occupano di private equity (da buy-out a venture capital), il che ci garantisce un accesso davvero ampio e di respiro globale alle opportunità di coinvestimento presenti in Nord America, Europa e Asia. 

La strategia ha - inoltre - l'obiettivo di cavalcare un megatrend e vede, in particolare, cinque settori di riferimento: riduzione del gas serra, efficienza energetica, tecnologie e robotica applicate all’agricoltura, economia circolare (incluso il controllo dell’inquinamento e miglioramento qualità dell’acqua), tecnologie abilitanti (esempio software in grado di integrare le rinnovabili nella rete elettrica).  Una cosa importante è che non investiamo in infrastrutture legate allo sviluppo di impianti fotovoltaici ed eolici – data la confusione sulle rispettive competenze tra quelli che sono fondi infrastrutturali e ambientali – ma possiamo andare ad investire in tutto ciò che circonda questo mondo, a partire dai servizi di riparazione e mantenimento di strutture relative all’immagazzinamento e utilizzo dell’energia.

In generale, lo scopo perseguito dal fondo è abbastanza ampio e il motivo per cui vediamo un'opportunità importante è che siamo comunque in una fase abbastanza iniziale di questa transizione; stiamo iniziando ad osservare dei tassi di crescita in molte di queste tecnologie di riferimento e la stima di sviluppo nel mercato di questo segmento è di circa 2,5 volte dal 2020 a 2030, ovvero da circa poco meno di 5 trilioni di dollari a 12 trilioni di dollari. 

Come è possibile inserire una strategia come quella che ci ha raccontato all’interno di un portafoglio?

Certamente un fondo di questo tipo, che cerca di catturare un megatrend, offre un'opportunità di ritorno particolarmente interessante se stimiamo una crescita elevata del fatturato del valore delle aziende selezionate. Inoltre, è probabile che alcune di queste aziende dove andremo ad investire creeranno una disruption in vari settori. Pensiamo semplicemente alla mobilità elettrica: se le stime si riveleranno corrette, nell'arco di 10 anni una grossissima percentuale delle macchine vendute sarà elettrica e, di conseguenza, tante aziende - anche quelle più grosse presenti oggi in questo mercato - dovranno cambiare radicalmente la propria strategia o rischieranno di scomparire. Queste dinamiche, proprie dei mercati privati, sono solitamente precluse ad investitori retail e l’obiettivo del nostro fondo è proprio quello di offrire anche a loro un accesso a questo mercato sempre in ottica di diversificazione di portafoglio. Come già sottolineato, i private asset rappresentano oggi una fetta veramente molto importante della nostra economia e riuscire a catturare del valore prima che queste aziende vengono quotate può generare veramente dei rendimenti importanti anche per una categoria di investitori che solitamente non ha avuto l'opportunità di entrare in questo mondo.

 

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