Tempo di lettura: 3min
11/11/2024 | Redazione ADVISOR
“Ottenere dei dati concreti e tempestivi sui mercati privati non è semplice, ma le stime più recenti ci dicono che le masse che vi sono state investite sono aumentate di cinque volte tra il 2003 e il 2019, con un tasso di crescita doppio rispetto ai mercati pubblici”. Secondo Martin Dietz, head of diversified strategies di LGIM, “non è una sorpresa constatare che l’aumento che l’Aum ha fatto registrare è dovuto ad allocazioni sempre crescenti da parte di investitori istituzionali, abbandonando parzialmente gli asset tradizionali. Grazie a questo sviluppo, negli anni sono venute alla luce anche più opzioni per accedere ai private market, il che ha permesso a una platea sempre più vasta di player di esporvisi e di percepire i vantaggi che questi offrono”.
Ma come mai i private market stanno riscuotendo così tanto successo tra gli investitori? “In primis, perché forniscono un contributo importantissimo per la diversificazione di un portafoglio, sia in termini di security, sia di settori, sia di aree geografiche. Inoltre, se diversificare con asset class tradizionali è un’operazione che mira principalmente a ridurre il rischio, diversificare con asset class alternative non solo migliora il profilo di rischio, ma anche il rendimento. Per di più, la natura illiquida e il lungo arco temporale su cui solitamente vengono fatti gli investimenti in queste classi di attività li rendono particolarmente adatti a finanziare progetti a lungo termine come impianti di energia rinnovabile, alloggi a prezzi accessibili e infrastrutture di trasporto. L’aggiunta di questi tipi di attività sottostanti può aiutare a livellare i rendimenti dati i loro flussi di cassa generalmente stabili”.
Il manager sottolinea che “oltre alla diversificazione, un altro punto a favore dei mercati privati sono i rendimenti potenziali. A differenza degli asset sui mercati pubblici, che possono essere acquistati e rivenduti potenzialmente da chiunque, quelli privati sono disponibili per una platea di investitori molto più ristretta e ciò richiede ai player di mercato di bloccare il loro capitale per un periodo di tempo più lungo e di eseguire una due diligence molto approfondita. Questo impegno di lungo termine che gli investitori si assumono è ricompensato dal premio di illiquidità e l’appeal di questa remunerazione è uno dei fattori che giustificano le forti allocazioni effettuate dagli istituzionali”.
Infine “alla base del successo dei private market ci sono anche ragioni ‘comportamentali’. L’illiquidità menzionata in precedenza e il fatto che queste classi di attività non sono prezzate frequentemente come le loro controparti permette di eliminare gli effetti di breve termine delle oscillazioni dei prezzi e di concentrarsi maggiormente sui guadagni di lungo. La questione dell’illiquidità, tuttavia, solleva anche dei dubbi: da un lato, la rapida crescita dei mercati privati sta eliminando quelle difficoltà di accesso menzionate in precedenza, ma dall’altro porta a chiedersi se i prodotti alternativi quotati, che ampliano la platea di investitori che può accedere a questi mercati, possano garantire lo stesso potenziale di diversificazione senza quei benefit che proprio l’illiquidità garantisce. Nel breve periodo, anche questi strumenti vengono scambiati rispondendo rapidamente all’andamento dei sottostanti e ciò, purtroppo, comporta che la propensione al rischio gioca un ruolo importante nel trading di questi prodotti”.
“Ma - conclude Dietz -nel lungo termine, invece, l’esposizione quotata e quella diretta dovrebbero corrispondere lo stesso outcome, visto che tracciano gli stessi asset. In ogni caso, su questo ultimo punto bisogna prestare attenzione, poiché i dati sono ancora scarsi”.
Abbonati a prezzi speciali. La rivista sul tuo desk in ufficio
Scopri le categorie