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Giovani italiani promossi in climate change

7/8/2024 | Marcella Persola

È il risultato della sesta indagine condotta dalla BEI che mostra come i giovani italiani tra i 20 e i 29 anni abbiano una conoscenza molto alta del tema


Se in tema di alfabetizzazione finanziaria la strada è ancora in salita, come mostrato dall'Osservatorio Ocse Banca d'Italia, sul tema del climate change i giovani italiani mostrano invece una buona preparazione.

E' questo il risultato di un'indagine promossa dalla BEI, Banca Europei degli Investimenti, giunta alla sesta edizione, sul tema dei cambiamenti climatici. Gli intervistati, oltre 30 000 in 35 paesi, tra cui gli Stati membri dell'UE, il Regno Unito, gli Stati Uniti, la Cina, il Giappone, l'India e il Canada, hanno risposto a 12 domande e il loro livello di conoscenza è stato valutato su una scala che va da un minimo di 0 a un massimo di 10. 

Guardando alla classifica con un punteggio di 6,41/10 gli italiani si collocano al 16° posto tra i 27 Stati membri dell'Unione Europea, leggermente al di sopra della media dell'UE. La classifica è guidata dalla Finlandia con 7,22 seguita dal Lussemburgo (7,19) e dalla Svezia (6,96). 

Tra gli aspetto più interessanti è da notare che in termini di conoscenza dei cambiamenti climatici all’interno dell’Unione europea, gli italiani tra i 20 e i 29 anni sono secondi solo ai giovani lussemburghesi. Da questo punto di vista i giovani italiani superano anche i connazionali over 30 per quanto riguarda la conoscenza delle cause e delle conseguenze dei cambiamenti climatici nonché le soluzioni al problema; il punteggio complessivo è infatti di 6,88/10 per i primi contro 6,33/10 per i secondi. Si tratta di una tendenza contraria a quella rilevata in quasi tutti gli altri Stati membri dell'UE (Germania, Francia e Spagna incluse) in cui la popolazione ultratrentenne appare più informata sull'argomento rispetto alla generazione più giovane.

Ma se da un lato gli italiani mostrano una buona consapevolezza in merito a cause e conseguenze dei cambiamenti climatici, dall'altro evidenziano un margine di miglioramento per quanto riguarda le soluzioni al problema. Infatti, gli intervistati italiani, in linea con quanto rilevato in altri Stati membri, non sanno che riducendo la velocità sulle strade (87%) o isolando meglio gli edifici (62%) si può contribuire alla lotta ai cambiamenti climatici.

Un dato in cui mostrano di essere preparati riguarda le conseguenze dei cambiamenti climatici, il punteggio degli italiani è di 7,86/10 (10ª posizione nell'Unione europea), al di sopra della media dell'UE (7,65/10). Difatti, l'86% degli intervistati sanno che i cambiamenti climatici incidono negativamente sulla salute umana, in quanto possono ad esempio comportare un aumento degli agenti inquinanti nell'aria, come l'ozono sulla terra e i particolati. Inoltre, sempre l'86% ha giustamente affermato che il problema della fame nel mondo si sta aggravando a causa delle minori rese delle colture dovute alle condizioni meteorologiche estreme. Per quanto riguarda il livello del mare, il 69% degli italiani ha correttamente indicato nei cambiamenti climatici una delle cause del relativo innalzamento a livello globale, anche se poi il 12% degli intervistati sostiene che il livello del mare si stia abbassando e il 19% che i cambiamenti climatici non abbiano alcun impatto specifico in tal senso.

Gelsomina Vigliotti, (nella foto) vicepresidente BEI, ha affermato: "Il fatto che i giovani italiani siano tra i più informati dell'Unione europea in merito a cause, conseguenze e impatto dei cambiamenti climatici è un dato molto confortante, perché dimostra che l'istruzione è lo strumento più efficace a nostra disposizione per trasformare il mondo in cui viviamo in un posto migliore e più sostenibile. La BEI è la banca del clima dell'UE, e siamo pronti ad affiancare la transizione ecologica del settore privato e pubblico in Italia."

 

 

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