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11/4/2024 | Redazione ADVISOR
“L’uragano Helene si è abbattuto sulle coste della Florida all’indomani della New York Climate Week (NYCW) di fine settembre, devastando ogni cosa al suo passaggio e provocando perdite di vite umane. La potenza dei suoi effetti distruttivi lungo la costa atlantica e il suo sopraggiungere sulla scia di una delle principali conferenze sugli investimenti nel clima hanno finito per portare l’adattamento al cambiamento climatico sotto i riflettori di un evento tipicamente concentrato sulla sua mitigazione”. Morgan Williams, ESG data strategist di Robeco, spiega che “in qualità di investitori sostenibili, dobbiamo affrontare la duplice sfida di perseguire rendimenti e assicurare una transizione giusta. Il vero dilemma, tuttavia, sta nel capire come incorporare efficacemente le problematiche dell’adattamento al cambiamento climatico nella costruzione del portafoglio. Abbiamo molte soluzioni per le energie rinnovabili, ma come possiamo intervenire preventivamente per affrontare gli uragani che colpiscono la Florida?”.
Mitigazione: un’occasione persa? “Da anni uno degli obiettivi fondamentali dell’investimento sostenibile verte sulla mitigazione del cambiamento climatico, per cui i capitali vengono incanalati verso le aziende che puntano a ridurre le emissioni di gas serra. Ed è giusto: questa è ancora l’opzione migliore che abbiamo per limitare l’aumento delle temperature a 1,5 °C rispetto ai livelli pre-industriali. Per molti, tuttavia, quella nave è ormai salpata. A causa della nostra risposta tardiva, abbiamo perso ogni reale possibilità di mitigare il cambiamento climatico. L’aumento delle temperature globali si sta spingendo oltre i 2,7 °C, superando il livello indicato per evitare il disastro. Molti relatori intervenuti agli eventi della NYCW hanno preso atto di questa dura realtà, ammettendo che la sola mitigazione potrebbe non essere più sufficiente e che bisognerebbe dedicare più attenzione e maggiori investimenti all’adattamento e alla resilienza".
Il manager sottolinea che “per una veloce ripresa serve resilienza: siccità, inondazioni, uragani e incendi sono diventati ricorrenti e la loro frequenza e gravità non faranno che aumentare. L’incombere dell’uragano Helene nel corso della NYCW ha continuato a ribadire il concetto che il cambiamento climatico non è più un rischio distante, ma un pericolo concreto e immediato. Sarà necessario apportare modifiche ai nostri sistemi sociali, economici e ambientali per ridurre al minimo gli effetti negativi del cambiamento climatico e assicurare che questi sistemi siano in grado di riprendersi velocemente dagli sconvolgimenti legati al clima e alle condizioni meteorologiche. Per far questo servono grandi innovazioni e la mobilitazione di ingenti capitali. Per fortuna, ciò comporta numerose opportunità in svariati settori”.
Come possiamo adattarci in qualità di investitori sostenibili? “Inutile dire che il tentativo di reindirizzare gli investimenti verso l’adattamento potrebbe ridurre le nostre opzioni di investimento e distrarre risorse dagli sforzi di riduzione delle emissioni. Per massimizzare il nostro impatto sul clima adottiamo un approccio bilanciato, poiché entrambe le strategie sono essenziali e spesso complementari nella lotta al cambiamento climatico.Tuttavia, considerazioni di scarsità impongono alle imprese di aumentare gli investimenti nelle soluzioni di adattamento, dato che i rischi climatici si trasformano sempre più spesso in eventi dannosi. Secondo la tassonomia dell’UE, l’adattamento è il secondo obiettivo più intensamente popolato dopo la mitigazione, con numerose attività economiche che spaziano dall’agricoltura all’edilizia, dalla produzione manifatturiera all’informatica”.
Il gestorie spiega che “in qualità di investitori orientati all’uso di dati, un altro dilemma importante che dobbiamo affrontare riguarda l’assenza di standard condivisi per misurare i progressi compiuti nella conservazione della biodiversità. La natura e il suo alter ego, la biodiversità, si sono fatti strada nell’agenda della finanza negli ultimi anni e hanno giustamente dominato molte discussioni nel corso della NYCW. Oltre a promuovere e proteggere processi di importanza vitale per la sopravvivenza della specie umana, come la produzione agricola, gli ecosistemi sono fondamentali anche per la mitigazione e l’adattamento al cambiamento climatico. Foreste, foreste pluviali e oceani fungono da serbatori di carbonio che assorbono naturalmente la CO2 presente nell’atmosfera. Inoltre, le zone umide e le mangrovie agiscono da spugne naturali, assorbendo le forti piogge e scongiurando le inondazioni distruttive. Nei mercati finanziari l’integrazione delle problematiche inerenti agli ecosistemi naturali procede lentamente. Ciò potrebbe essere dovuto al fatto che gli operatori finanziari vorrebbero anche in quest’ambito una metrica onnicomprensiva simile all’impronta di carbonio utilizzata come punto di partenza per l’analisi climatica. Gli sforzi tesi a elaborare una metrica di questo tipo sono mossi dalle migliori intenzioni, ma potrebbero essere fuori strada nella misura in cui ignorano un importante insegnamento offerto dalla recente esperienza nello sviluppo di misure climatiche. Come osservato, all’aumentare delle emissioni le temperature globali continuano a salire, anche se disponiamo di impronte di carbonio sempre più sofisticate e tecnicamente ‘accurate’. Ci sono diverse cose che le aziende e gli investitori possono fare per affrontare la perdita di biodiversità. La prima e più importante di queste è arrestare e invertire l’abbattimento di foreste, foreste pluviali e mangrovie. Queste aree costituiscono sistemi naturali di cattura del carbonio, che forniscono una prima linea di difesa cruciale contro il cambiamento climatico”.
“L’integrazione della natura nelle nostre strategie di investimento - conclude Williams - è di somma importanza per un futuro sostenibile. Adottando metriche concernenti la riduzione delle emissioni di carbonio e altre relative al miglioramento degli ecosistemi naturali, possiamo al contempo abbattere le emissioni e potenziare la resilienza e la capacità di adattamento della nostra economia”
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