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9/14/2024 | Francesco D'Arco
Demografia, cambiamento climatico, intelligenza artificiale sono transizioni che cambiano clamorosamente i modelli di business di tutte le industrie. Compresa quella bancaria. Ma, per chi analizza le strategie di sviluppo del settore, è importante non dimenticare altre transizioni più silenziose.
Un primo dato riguarda la chiusura degli sportelli bancari. Secondo l’ultima edizione dell’Osservatorio sulla desertificazione bancaria di First Cisl (che elabora i dati al 30 giugno 2024 di Banca d’Italia e Istat), nei primi sei mesi del 2024 le banche italiane hanno chiuso altri 163 sportelli portando a 4.403.000 gli italiani senza una filiale nel proprio Comune. A questi soggetti si vanno ad aggiungere i 6.073.000 individui che vivono in Comuni in via di desertificazione, dove cioè è presente ormai solo uno sportello bancario.
Come segnalato, però, dallo stesso Osservatorio firmato da First Cisl, nel primo semestre di quest’anno, a livello statistico le chiusure registrate risultano 62, un dato alterato dalle 101 aperture operate, in modo pressoché uniforme sul territorio nazionale, con l’eccezione di alcune zone del Sud, da Banca Private Cesare Ponti. “Si tratta di strutture ricavate all’interno di filiali già esistenti del gruppo Bper e che sono dedicate al private banking, secondo una tendenza che si va consolidando nel sistema bancario italiano” si legge nel rapporto. A conferma di una prima transizione silenziosa che vede il mondo bancario investire per strutture fisiche e dipendenti dove si vedono opportunità di sviluppo in ambito private.
Per chi conosce il settore viene spontaneo considerare questo trend naturale dal momento che da anni definiamo il risparmio degli italiani il “petrolio” del Paese. Ma, cavalcando tale metafora, siamo sicuri che questo petrolio sia infinito? La risposta arriva dall’analisi di Prometeia dei dati sulla ricchezza finanziaria delle famiglie italiane della Banca d’Italia. Ed è una risposta negativa.
Se si guarda all’andamento della ricchezza nel corso del 2023, infatti, continuiamo a registrare una propensione al risparmio da parte degli italiani pari al 5,8% ma siamo ai minimi storici, un risultato dovuto in parte alla contrazione del reddito disponibile reale (-0,8%), in parte all’aumento dei consumi (+1,2%, dovuto anche all’impennata inflazionistica degli ultimi anni).
Tutto questo delinea una seconda transizione silenziosa che vede il risparmio degli italiani ridursi ed è evidente che la qualità dell’offerta dell’industria della consulenza patrimoniale non è ancora in grado di contrastare questa contrazione. Però il mercato crede nelle banche italiane e nella capacità di riunire risparmio e consulenza nel lungo periodo. La conferma arriva da una recente analisi di Excellence Consulting che ha evidenziato come dal 2021 al 2023 le prime tre banche italiane (Intesa Sanpaolo, UniCredit e Banco BPM) eccellono in incremento della capitalizzazione di mercato pari al +25%, rispetto alle corrispettive britanniche (-0,2%), tedesche (-0,5%), francesi (-7,6%) e statunitensi (-11,3%).
A trainare la performance delle italiane l’incremento degli utili (per 15,6 p.p.) ma anche la ripresa delle aspettative (per 9,4 p.p.). Come spiegato dal ceo di Excellenxe Consulting Maurizio Primanni, “è come se il mercato dicesse alle banche: ‘Aumento la tua capitalizzazione perché hai guadagnato con i tassi, ma mi aspetto che tu investa in diverse opzioni, in innovazione dei modelli di business ed evoluzione dei comportamenti dei dipendenti’”. Un’innovazione che, aggiungiamo noi, non deve perdere di vista le transizioni silenziose di cui nessuno parla.
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