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8/5/2023
“Il futuro innanzitutto non è prevedibile, e questo ci ha reso breveterministi e digifrenici. Inoltre, non è necessariamente migliore del presente, e siamo diventati retrotopici, distopici e poco immaginativi, tema cruciale per chi si occupa di futuro. Non si investe, infatti, se non si ha una prospettiva concreta e reale sul futuro. Infine, siccome chi sbaglia è identificato come un perdente, abbiamo deciso che è meglio non far nulla, così non si sbaglia”. Con queste parole Sergio Sorgi, fondatore di Progetica ha evidenziato, durante il suo intervento al Megatrend Forum 2023 - organizzato da ADVISOR - il difficile rapporto oggi esistente tra individui e futuro. In estrema sintesi il fattore futuro ci spaventa, siamo un po’ distopici e non prendiamo decisioni perché abbiamo paura di sbagliare. Al mondo del private banking (e della consulenza finanziaria) l’arduo compito di investire sulla ricostruzione della fiducia delle persone.
Arduo perché la fiducia non è “semplicemente”, come si legge sulle Treccani un “atteggiamento, verso altri o verso sé stessi, che risulta da una valutazione positiva di fatti, circostanze, relazioni, per cui si confida nelle altrui o proprie possibilità, e che generalmente produce un sentimento di sicurezza e tranquillità”. Oggi la fiducia è molto più complessa. Come ha ricordato lo stesso Sorgi nel suo volume “Fiducia sostantivo plurale. Meritarla, curarla e conservarla” (scritto insieme a Francesca Berté e pubblicato da EGEA), esistono 31 forme di fiducia che i clienti valutano per scegliere o non scegliere un professionista della consulenza finanziaria: 10 riguardano l’azienda, 10 la persona e 10 il metodo e i sistemi di lavoro. La trentunesima? È cruciale e riguarda il futuro.
Rimandando al volume a firma Sorgi/Berté per conoscere nei dettagli le rotte indicate dagli autori per ridare una visione di futuro ai clienti e conquistare quella trentunesima fiducia così centrale, mi limito qui a suggerire un mio spunto personale sul tema: se è vero che, come rivela l’“Indagine sull’alfabetizzazione finanziaria e le competenze di finanza digitale in Italia” del 2023, resa nota a luglio dalla Banca d’Italia, l’alfabetizzazione finanziaria può essere misurata su tre dimensioni (conoscenze, comportamenti e atteggiamenti), lavoriamo con forza su due di queste per conquistare la fiducia dei clienti, e sulla terza per aiutarli a ritrovare il coraggio di “decidere”. L’indagine della Banca d’Italia, condotta ogni tre anni, rivela un miglioramento complessivo dell’alfabetizzazione finanziaria dal 2020 al 2023 (da 10,2 si è passati a 10,6 su una scala da 0 a 20) grazie al miglioramento registrato proprio nei comportamenti (passati da 4,2 a 4,6 su una scala da 0 a 9) e nell’atteggiamento (da 2 a 2,3 su una scala da 0 a 4). Negativo, invece, il trend delle conoscenze, scese da 3,9 a 3,7 su una scala da 0 a 7.
Tutto questo cosa rivela? Che gli italiani distopici sono pronti a valutare in questo momento storico un cambio nella definizione dei propri obiettivi finanziari e nel proprio orientamento al risparmio, valutando un’ottica di più lungo periodo e un più attento utilizzo del denaro. Ed è su questi fattori che varrà la pena concentrarsi per raggiungere quel traguardo ambito di conquista delle 31 forme di fiducia di cui parla Sorgi.
Foto di Ethan Robertson su Unsplash
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