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Mercati privati, aumenta l’allocazione degli istituzionali

2/9/2023 | Redazione Private

Secondo una survey commissionata da State Street, il private equity dovrebbe rimanere l’asset class alternativa più gettonata nei prossimi due o tre anni


Gli investitori istituzionali continuano a incrementare le loro allocation sui mercati privati, e il private equity dovrebbe rimanere l’asset class alternativa più gettonata nei prossimi due o tre anni. È quanto emerge da un sondaggio commissionato da State Street Corporation e condotto da CoreData Research, al quale hanno partecipato 480 investitori istituzionali, tra cui asset manager tradizionali, gestori attivi sui mercati privati, compagnie di assicurazione e asset owner in Nord America, America Latina, Europa e Asia-Pacifico.

“Se da un lato i venti di coda dell’ultimo decennio potrebbero essere ormai svaniti, dall’altro è chiaro che i mercati privati rimangono estremamente interessanti”, ha dichiarato Paul Fleming, head of the Global Alternatives Segment di State Street. “Dal nostro sondaggio emerge che tre quarti degli intervistati ritengono che, se da un lato l’inasprimento delle condizioni economiche creerà opportunità a prezzi più bassi, dall’altro è anche probabile che gli investitori aspettino il momento opportuno per coglierle, considerando che almeno la metà afferma che le valutazioni non siano ancora state completamente riviste. Ecco perché nei prossimi due anni il dry powder sarà una risorsa preziosa.”

La survey rileva che il 68% degli intervistati prevede di continuare ad investire sui mercati privati mantenendo gli attuali obiettivi, pur riconoscendo che l’aumento dei tassi d’interesse rende questa asset class ad alta leva finanziaria meno appetibile. All’interno dei mercati privati, il private equity si conferma l’asset class più interessante, con il 63% degli investitori istituzionali che prevede di destinarvi la quota maggiore di investimenti nei prossimi due o tre anni. Al contrario, il private credit è l’asset class a cui gli investitori sono meno intenzionati a destinare le loro principali allocation (43%), mentre real estate e infrastrutture si attestano entrambi al 48%. Gli intervistati hanno indicato chiaramente che in futuro si concentreranno in misura maggiore sulla qualità dei deal: molti di loro hanno apportato modifiche ai processi di due diligence (47%) o hanno ristretto l’universo degli investimenti da prendere in considerazione grazie all’introduzione di standard di riferimento più elevati (42%).

“La nostra indagine rileva che gli investitori istituzionali europei mostrano un forte grado di fiducia nei mercati privati, anche se il contesto sfavorevole che ha caratterizzato l’ultimo decennio potrebbe concludersi. Inoltre, una buona maggioranza degli intervistati dichiara che i momenti di mercato più difficili possono rappresentare un’opportunità per acquistare asset a sconto", ha dichiarato Denis Dollaku, country head per l'Italia di State Street.

Anche se per il 46% degli intervistati europei i mercati privati permettono di avere un impatto ESG più tangibile rispetto agli asset pubblici, solo il 37% afferma di avere un approccio ben sviluppato alla quantificazione delle esposizioni al rischio ESG. "Le tematiche ESG continuano a essere un punto di riferimento per gli investitori istituzionali in Europa", ha dichiarato Dollaku. “Poiché gli investitori europei ritengono di poter avere un maggiore impatto ESG sui mercati privati, il 66% dei rispondenti prevede che l’ESG sarà una delle aree più esaminate per verificare la trasparenza di questa asset class alternativa. È quindi fondamentale che gli investitori istituzionali dispongano di una piattaforma di analisi del rischio multi-asset class per ottenere una visione olistica dei driver ESG che impattano il loro portafoglio complessivo sia nei mercati privati che in quelli pubblici".

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