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12/12/2024 | Daniele Riosa
Nessuna sorpresa dalla Banca Centrale Europea che, nella riunione odierna, ha tagliato i tassi di interesse di 25 punti base. Vediamo come i gestori commentano le decisioni prese dall’istituto di Francoforte.
Dean Turner, chief Eurozone and UK economist UBS Global Wealth Management, spiega che “in linea con le nostre aspettative e con quelle del mercato, la Banca centrale europea (BCE) ha tagliato i tassi di interesse di 25 punti base (bps) nella riunione odierna. A nostro avviso, l'affievolirsi delle pressioni inflazionistiche a medio termine e la crescita debole fanno pensare che la BCE continuerà a tagliare i tassi ad ogni riunione fino a giugno, portando il tasso di deposito al 2%. Allo stato attuale, il rischio è che la BCE debba fare di più, non di meno, per sostenere l'economia nel 2025. Tuttavia, è più probabile che ciò si traduca in ulteriori tagli più avanti nel 2025 piuttosto che in movimenti più ampi nel breve termine. La moneta unica è stata nel mirino durante le elezioni statunitensi e sta lottando per risalire dal fondo della sua recente fascia di negoziazione rispetto al dollaro USA (USD). Il potenziale di ulteriore volatilità sui cambi è elevato con l'entrata in carica della nuova amministrazione statunitense. A nostro avviso, dato che le valutazioni dell'USD appaiono già eccessivamente elevate, raccomandiamo di vendere il dollaro che si rafforzerà ulteriormente. Inoltre, con la probabilità che i tagli ai tassi continuino fino al 2025, i rendimenti della liquidità e del mercato monetario sono destinati a diminuire. A nostro avviso, gli investitori dovrebbero preparare i portafogli alla prospettiva di tassi più bassi spostando gli investimenti in obbligazioni investment grade diversificate di media durata e in strategie di reddito azionario per migliorare sia i rendimenti che la diversificazione”.
Per Kaspar Hense, senior portfolio manager di RBC BlueBay Asset Management, “Lagarde e la BCE hanno avuto un anno molto positivo. Hanno guidato bene il mercato e hanno evidenziato, nel corso del primo trimestre, che il mercato si sbagliava nell'ipotizzare tagli aggressivi dei tassi nella prima metà del 2024. Come previsto, hanno iniziato a tagliare lentamente, ma con determinazione a giugno e a settembre e ora hanno concluso l'anno con quattro tagli in totale. Uno in più di quelli che avevamo previsto, ma con la guerra dei dazi che incombe e le prospettive di crescita globale in peggioramento, dove molto probabilmente i tassi di disoccupazione nei paesi core continueranno a salire lentamente, ci sembra giustificato. Ci aspettiamo che gradualmente, vale a dire 25 punti percentuali a riunione, riducano ulteriormente i tassi al di sotto della “neutralità a breve termine” che, a nostro avviso, si aggira intorno al 2%. Ciò significherebbe che, con un'inflazione core vischiosa intorno al 2,5% nel primo semestre del 2025, prima che continui a rallentare ulteriormente nella seconda metà dell'anno, ci aspettiamo che i tassi reali siano negativi e di lieve sostegno all'economia, con i venti contrari derivanti dal commercio, dalla continua pressione concorrente della Cina e dalle questioni fiscali”.
Simon Dangoor, head of Fixed Income Macro strategies di Goldman Sachs Asset Management, prevede che, "dopo il taglio odierno dello 0,25%, ci aspettiamo che la BCE continui il proprio ciclo di allentamento fino a quando il tasso di policy non avrà raggiunto un punto al di sotto della neutralità. L'andamento dell'inflazione europea continua a migliorare e lo slancio della crescita si è arrestato di fronte all'incertezza sul commercio globale. Nonostante il taglio dei tassi, è probabile che la BCE continui a ridurre le dimensioni del proprio bilancio in un contesto di aumento delle emissioni fiscali, fattore che potrebbe continuare a esercitare pressioni sugli spread dei titoli di Stato".
Martina Daga, macro economist di AcomeA SGR, sottolinea che “alla luce del quadro macroeconomico, è stato eliminato dallo statement il riferimento al fatto che la politica monetaria debba rimanere sufficientemente restrittiva per tutto il tempo necessario per raggiungere il target del 2%. La Bce ha maggiore sicurezza nel raggiungimento del target, vede ora rischi sull’inflazione bilanciati. La situazione economica non richiede più, dunque, condizioni di politica monetaria restrittive a lungo, ma è ancora prematuro iniziare a parlare di tasso neutrale. Lagarde ha anche dichiarato che si è discussa la possibilità di un taglio da 50bp, anche se poi l’unanimità è stata raggiunta su 25bp. La forward guidance della Bce rimane volutamente vaga, Lagarde ripete che le future decisioni di politica monetaria saranno guidate dall’outlook di inflazione, dalle dinamiche di inflazione core e dalla forza del meccanismo di trasmissione di politica monetaria. In un recente paper, Isabel Schnabel, uno dei membri più influenti del Consiglio Direttivo, ha sottolineato come in un contesto macroeconomico volatile sia cruciale evitare che la forward guidance vincoli eccessivamente le decisioni dei policymaker”.
Antonella Manganelli, AD di Payden & Rygel Italia, rileva che "il consiglio direttivo ha cambiato approccio, eliminando il riferimento al mantenimento di una politica "restrittiva" e adottando una strategia basata sui dati e sulle decisioni prese riunione per riunione. L'obiettivo resta quello di stabilizzare l'inflazione al 2% nel medio termine. I mercati avevano largamente previsto questa mossa e l'annuncio ha avuto un impatto limitato sui prezzi di mercato e sull'euro, che è sceso leggermente rispetto al dollaro (al minimo di giornata $1.047). Gli investitori prevedono ulteriori riduzioni dei tassi per un totale di 125 punti base nel corso del prossimo anno, in linea con le aspettative precedenti all'annuncio".
Secondo Richard Flax, Chief Investment Officer di Moneyfarm, "questa decisione fa seguito alla revisione, da parte di Francoforte, delle previsioni di crescita del Pil dell’Eurozona per il 2025, stimata all'1,1%, un dato inferiore rispetto all'1,3% pronosticato a settembre. E le proiezioni restano modeste anche per gli anni seguenti, con una crescita stimata dell'1,4% nel 2026 e un ulteriore calo all'1,3% nel 2027; una prospettiva cupa per l'economia europea. Ora che l'inflazione che non è più una preoccupazione incalzante, l'Eurotower rimarrà probabilmente focalizzata sulle misure per sostenere l'economia in questo periodo di crescita lenta".
Nicolas Forest, cio di Candriam, mette in luce che, “per quanto riguarda il bilancio, la BCE non reinveste più tutto il capitale rimborsato sui titoli in scadenza acquistati nell'ambito del Programma di acquisto per l’emergenza pandemica (PEPP), riducendo il portafoglio PEPP di 7,5 miliardi di euro al mese in media. Il Consiglio direttivo interromperà i reinvestimenti nell'ambito del PEPP alla fine del 2024. Il portafoglio dell'Asset Purchase Programme (APP) si sta riducendo a un ritmo misurato e prevedibile. Mentre il quantitative tightening della BCE porterà ulteriore pressione sul programma di emissione dei titoli sovrani dell'eurozona, la banca centrale potrebbe decidere di aumentare l'incremento dei tagli dei tassi da 25 pb a 50 pb se le prospettive economiche si deteriorano ulteriormente. La divergenza di politica monetaria tra Stati Uniti ed Europa dovrebbe continuare ad ampliarsi nel 2025 e manteniamo una preferenza per i tassi europei rispetto a quelli statunitensi in termini di duration”.
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