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Gestore della settimana: alla scoperta dei bond convertibili

1/29/2024 | Paola Sacerdote

Omar Liverani, Head of Italian Branch di Genève Invest, illustra le opportunità in questo segmento del reddito fisso


Nel 2023 le emissioni di bond convertibili hanno toccato i 48 miliardi di dollari, in aumento del 77% rispetto all’anno precedente, tornando in linea con i valori medi storici (circa 42 miliardi di dollari l’anno negli ultimi 15 anni). Nella consueta rubrica “Il gestore della settimana” Omar Liverani, head of italian branch di Genève Invest, illustra le opportunità in questo segmento del reddito fisso.

 

Cosa sono i bond convertibili e quali sono le loro caratteristiche distintive?

I bond convertibili sono delle obbligazioni che permettono ad una società, a fronte del pagamento di cedole più basse (o addirittura nulle) rispetto al reale rischio dell’emittente, di rimborsare i sottoscrittori in azioni (a patto, però, che vengano rispettate determinate condizioni).

In sostanza, i sottoscrittori di bond convertibili percepiranno una cedola più bassa del rischio assunto, ma saranno remunerati potenzialmente da un capitale maggiore alla scadenza del bond rispetto al valore sottoscritto.

 

Le decisioni di politica monetaria hanno, nel corso di qualche anno, stravolto il panorama economico, qual è stato l'impatto che hanno avuto sul mercato dei convertibili?

I convertibili sono spesso emessi dalle società growth, che, non riuscendo a generare sufficienti proventi dal proprio core business, remunerano i propri sottoscrittori tramite azioni di nuova emissione, che verosimilmente aumenteranno di valore nel tempo, man mano che la società crescerà.

E tanto più i tassi scenderanno e le azioni in cui verranno convertiti questi debiti saliranno, tanto più questi strumenti verranno utilizzati. 

Se però storicamente questo tipo di debito è stato emesso da società Tech e Biotech, la grande novità degli ultimi mesi è che i convertibili hanno preso piede anche tra le Utility (società che si dedicano all'erogazione e alla gestione dei servizi ai cittadini) e le società Value fortemente indebitate, al fine di ridurre il loro costo del debito, soprattutto alla luce del fatto che i tassi medi sul debito corporate sono aumentati dal 2,5% di inizio 2022 all’attuale 5,2%.

In media, infatti, i convertibili riducono del 2,5-3% gli interessi medi pagati sul debito e, con oltre 3'000 miliardi di debito in scadenza nel quinquennio 2024-2028 (+12% rispetto al 2023-2027) che verrà verosimilmente rifinanziato a tassi più alti, trovare un modo per ridurre i costi del debito diventa una necessità.

 

Quali sono le opportunità a livello globale e sul mercato italiano? 

P&G ed Evergy hanno recentemente emesso bond convertibili, compensando la diluizione degli azionisti con minori uscite in termini di interessi da pagare.

La stessa cosa ha fatto a novembre Uber, che nonostante sia diventata profittevole e quindi in grado di poter ripagare i suoi debiti, ha preferito procedere con una emissione da 1,5 miliardi e cedola annuale dello 0,875%, convertibile in 13,8 azioni ogni 1’000 unità di bond detenuti.

Se Uber avesse emesso un normale bond la cedola sarebbe stata del 7% circa, cosa che sarebbe costata quasi 100 milioni di dollari di interessi in più all’anno, su un Utile Netto 2023 stimato in 800 milioni di dollari. 

Alla società di trasporto automobilistico privato più conosciuta al mondo si è di recente aggiunta anche una blue chip del FTSE MIB. Campari, il quinto player mondiale dei superalcolici, per finanziare l’acquisizione da 1,3 miliardi di dollari di Courvoisier, emetterà 550 milioni di bond convertibili, in aggiunta a 650 milioni di aumento di capitale. 

I bond quinquennali saranno convertibili in 8.089 azioni Campari ciascuno e pagheranno una cedola annuale del 2,375%, un sostanzioso risparmio se confrontata con quella di una normale obbligazione societaria.

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