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Alla ricerca di valore nel secondo semestre

7/3/2024 | Max Malandra

Le attese, illustrate da Maria Paola Toschi (J.P. Morgan AM) sono di una crescita globale robusta e di un rafforzamento del mercato azionario. Tra i bond le preferenze vanno ai Periferici e al credito IG.


“Trovare valore, evitando trappole” è il titolo che a JP Morgan AM hanno dato al proprio outlook di metà anno. Ma è anche il necessario refrain che deve essere applicato ai vari mercati finanziari in questo secondo semestre 2024. 

“Nei prossimi 12 mesi, ci aspettiamo una crescita globale robusta, seppure con variazioni in termini di composizione geografica - delinea il contesto Maria Paola Toschi, Global Market Strategist di JP Morgan AM - I consumi negli Stati Uniti sono in calo dai massimi. I tassi d’interesse più alti non incidono sugli attuali proprietari di case, che hanno contratto mutui ai minimi pre-pandemici, ma il costo dei finanziamenti non garantiti sta lentamente iniziando a pesare. Una certa moderazione della crescita è favorevole in considerazione dell’indubbio surriscaldamento dell’economia statunitense lo scorso anno. All’indebolimento della dinamica negli Stati Uniti si contrappone la situazione in Europa. Lo shock del costo della vita si sta attenuando e l’economia europea sta entrando in una fase più favorevole, con una ripresa significativa della crescita, seppure da livelli molto bassi. Man mano che crescono i salari reali e la fiducia dei consumatori, la ripresa viene attestata dal miglioramento delle vendite al dettaglio e della domanda di servizi”.

Infine la Cina. “In Asia vi sono ancora pochi segnali di ripresa significativa della Cina. I consumatori sono restii a spendere, data la recente diminuzione della ricchezza dovuta alle consistenti turbolenze dei mercati azionari e al calo lento ma continuo dei prezzi degli immobili”.

 

Evitare le trappole trovando valore sui mercati azionari rimane quindi il principale leitmotiv degli operatori, sia sui mercati azionari sia su quelli obbligazionari. Ma qual è la situazione dell’equity? “Vi sono svariate ragioni di un probabile ampliamento dei rendimenti dei mercati azionari in futuro – mette in chiaro Maria Paola Toschi - In primo luogo, la dispersione delle valutazioni oggi appare estrema. I primi 10 titoli dell'S&P 500 sono scambiati a 28x gli utili prospettici a 12 mesi, rispetto al 19x del resto del mercato. Tuttavia, anche se i provider dell’AI continuano a beneficiare di una domanda robusta, un numero crescente di “consumatori di IA” in altre aree dell’indice dovrà identificare i benefici associati all’IA, il che prefigura revisioni al rialzo degli utili per altri settori”.

E i mercati al di fuori degli Stati Uniti? “Scontano in misura molto meno evidente le prospettive favorevoli che ci attendiamo. Gli sconti di valutazione per l’Europa rispetto agli Stati Uniti sono a livelli record pluridecennali e non possono essere spiegati dalla sola composizione degli indici, dato che quasi ogni settore presenta sconti maggiori della media. Poiché la dinamica economica ora vira a favore dell’Europa, i divari di valutazione appaiono troppo ampi. Ciò vale soprattutto per i titoli small cap europei, che sono destinati a beneficiare in misura sproporzionata dei tagli dei tassi effettuati in anticipo dalla Banca Centrale Europea”.

Quali invece le attese per gli Emergenti? “Siamo un po’ più prudenti circa le prospettive di sovraperformance dei mercati asiatici perché l’economia cinese è ancora stagnante, i mercati indiani appaiono costosi e i titoli giapponesi si sono già notevolmente rivalutati”.

 

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Se i tassi elevati sono un problema per i mercati azionari e per le aziende, rappresentano invece un contesto favorevole per gli investitori in obbligazioni. Partendo dagli attuali elevati rendimenti, le simulazioni storiche evidenziano performance positive importanti nel quinquennio successivo, intorno al 6,5% annualizzato. “Anche nei periodi di aumento dei rendimenti, il punto iniziale più elevato offre una protezione solida contro eventuali deprezzamenti del capitale. Nel caso degli investitori di oggi, i rendimenti delle obbligazioni aggregate globali dovrebbero salire dal 4% odierno al 7% nei prossimi cinque anni per fare scendere gli investimenti in territorio negativo nello stesso periodo. Preferiamo il credito investment grade di qualità: se i tassi di riferimento rimangono relativamente elevati, è perché la crescita si dimostra resiliente. In tal caso, i segmenti moderatamente più rischiosi del reddito fisso come il credito societario di qualità più elevata o le obbligazioni dei Paesi periferici europei probabilmente sovraperformeranno i segmenti più solidi”.

A partire dal 2000, il tasso di default medio dell’high yield statunitense in un anno di utili in aumento è stato dell’1,6% rispetto al 4,6% registrato nei periodi di contrazione degli utili. I tassi di default attuali sono dell’1,25%. “Se gli utili societari non subiscono un peggioramento rilevante d’ora in avanti, ci aspettiamo una continuazione della sovraperformance del credito rispetto ai titoli di Stato. Sul piano regionale, gli investitori possono sfruttare gli spread più elevati dell’high yield europeo. Anche i titoli di stato dei Periferici europei appaiono interessanti perché i tassi BCE in calo sono stati storicamente un prerequisito per la sovraperformance delle obbligazioni di questi Paesi”.

E quali sono i rischi? “Le curve dei rendimenti sono invertite in tutto il mondo occidentale e ci aspettiamo una loro normalizzazione principalmente per il calo dei rendimenti a breve, ma la politica fiscale espansiva e l’inflazione persistente sono in grado di influenzare il tratto a lungo termine della curva. il percorso verso la normalizzazione dei tassi non è così ampio o agevole come suggerisce l’attuale bassa volatilità di mercato e l’assunzione di un rischio di duration rilevante non sembra attraente con un tratto a medio termine della curva che offre una prospettiva di rischio-rendimento migliore nei prossimi 6–12 mesi. Non ci aspettiamo uno sganciamento completo dei mercati obbligazionari europei dalle fluttuazioni di quelli statunitensi, ma la nostra maggiore convinzione nella traiettoria delle banche centrali europee ci induce a preferire la duration europea su base relativa”.

 

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