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La rivoluzione dell’asset management è già partita

6/5/2024 | Redazione ADVISOR

Entro il 2027 il 16% degli attuali gestori patrimoniali avrà cessato l’attività o sarà stato acquistato da un gruppo più grande. Il 2024 ha già visto i primi segnali di questo trend


Continua l’inesorabile contrazione dei margini del mondo della gestione. E in un periodo come quello attuale, che contrae ancora di più i margini, si assisterà inevitabilmente a una nuova ondata di M&A nel settore dell’asset management internazionale. 

Uno dei più recenti sondaggi di McKinsey sull’ambito evidenzia come nel 2023 si sia assistito a un aumento degli asset in gestione (AUM) di circa il 9% dal 2022. Tuttavia, questo dato da solo non è un indice di miglioramento perché altri dati, come i profitti in calo del 32% rispetto al loro massimo storico, segnano una evidente crisi del settore.


Naturalmente non tutti i player sono coinvolti allo stesso modo. Quello che è maggiormente evidente rispetto al passato è il gap tra i migliori e gli altri. “Il divario di redditività tra i gestori patrimoniali del quartile superiore e dell’ultimo si è ampliato, con un delta del margine di profitto di 28 punti percentuali (54% contro 26%) nel 2023. Si tratta di dieci punti in più rispetto al 2018. Nonostante i venti contrari, gli operatori del quartile superiore sono riusciti ad aumentare i propri ricavi gestendo attivamente i costi. Al contrario, gli operatori dell’ultimo quartile hanno registrato una diminuzione della redditività a causa di un aumento dei costi maggiore rispetto alla crescita dei ricavi” si legge nello studio di McKinsey.


Per rispondere a tale pressione, secondo gli esperti della società di consulenza, l’attività di M&A riprenderà quota. “La pressione sul consolidamento sta crescendo in risposta alla scarsa efficienza, con il rapporto medio costi-ricavi dei gestori patrimoniali dell’Europa occidentale in aumento di nove punti percentuali dal 2021 (al 65% dal 56%)” evidenziano gli esperti. 
Tuttavia l’attività globale di M&A tra i gestori patrimoniali nel 2023 è stata al livello più basso dal 2016. In totale, ci sono state 98 operazioni, di cui 73 con gestori patrimoniali alternativi. Il rallentamento è avvenuto in un momento di incertezza e di maggiori costi del capitale, suggerendo che l’attività di M&A potrebbe aumentare quando la fiducia nelle prospettive economiche a medio termine migliorerà. 


Che il 2024 potrebbe essere un anno di ritorno a maggiori fusioni nell’ambito dell’asset management ne dà conferma anche un recente approfondimento dello studio legale internazionale Allen & Overy che evidenzia come le difficili condizioni di mercato spingano i gestori quotati e privati a cercare protezione nelle dimensioni dei portafogli. Allo stesso tempo, le società private puntano alle boutique che operano in settori caldi, come il credito privato, cercando così di diversificare la loro attività. Nel settore dell’asset management, il valore di queste operazioni si basa in gran parte sulla retention delle figure manageriali chiave e sul mantenimento del patrimonio in gestione.


Infatti sembrerebbe esserci un cambio di passo nelle motivazioni che portano alle fusioni/acquisizioni. Come ha evidenziato un articolo di Oliver Wyman, in passato era il raggiungimento delle dimensioni la forza motivante per fusioni e acquisizioni (M&A). Più recentemente invece la logica si è spostata verso la necessità di colmare dei divari di capacità, in particolare nei mercati privati. 
“Ci aspettiamo che ciò continui, ma la nuova era sarà contrassegnata da due tendenze chiave: un consolidamento più diffuso guidato dal private equity e strategie di integrazione post-accordo più audaci. Ciò significherà una maggiore integrazione intenzionale della piattaforma operativa e del motore di distribuzione per favorire l’efficienza, una maggiore unificazione delle strategie di branding e una maggiore attenzione alla collaborazione con le generazioni future (non solo con i proprietari passati) per sostenere il successo a lungo termine dell’acquisizione” spiegano gli esperti della società di consulenza.


Secondo PwC “la valutazione di potenziali fusioni, acquisizioni e partnership implica l’analisi degli obiettivi condivisi, dei rischi operativi, dei costi di transizione iniziali, dei risparmi ricorrenti sui costi e delle sinergie di ricavi. Le considerazioni chiave includono la compatibilità culturale e l’allineamento agli obiettivi strategici a lungo termine. Le valutazioni comporteranno anche una meticolosa valutazione dei fattori finanziari, operativi e culturali per il confronto con opportunità di fusioni e acquisizioni, integrazione di successo e creazione di valore sostenibile”.
La società di consulenza aveva lanciato un “warning” lo scorso anno sostenendo come entro il 2027 il 16% degli attuali gestori patrimoniali avrebbe cessato l’attività o sarebbe stato acquistato da un gruppo più grande.
Ma non era stata l’unica, l’amministratore delegato di Partners Group, David Layton, aveva recentemente dichiarato al Financial Times che l’attuale panorama di circa 11.000 gestori patrimoniali privati si sarebbe potuto ridurre a  “a meno di 100 piattaforme” nel prossimo decennio. In aggiunta l’amministratore delegato di Brookfield, Bruce Flatt, invece, aveva sottolineato che il settore potrebbe coalizzarsi intorno a soli 10 giganti globali.


Ma come si potrebbe giungere a tale situazione? Secondo lo studio di PwC l’analisi richiede una prospettiva differente, perché le modalità di fusione potrebbero avere un altro approccio. I gestori patrimoniali, infatti, potrebbero cercare di diversificare concentrandosi sull’espansione o sull’incremento delle classi di attività private, catturando flussi da nuovi canali di distribuzione e segmenti di investitori o accedendo a nuove aree geografiche.
Oppure i gestori patrimoniali, in particolare quelli che operano all’interno di banche e assicuratori più grandi, potrebbero esplorare partnership strategiche per aumentare i ricavi, ottimizzare le strutture dei costi, ridurre il carico di vigilanza, acquisire nuove capacità e accedere a nuovi pool di clienti e consulenti. Tali collaborazioni consentirebbero alle aziende di sfruttare le opportunità di ricavi condivisi, semplificando strategicamente le operazioni di back-end per guadagni di efficienza e riduzioni dei costi.
Ne è un esempio quanto sta accadendo negli USA dove il volume delle transazioni nel settore della gestione patrimoniale e patrimoniale (AWM) resta robusto. Considerando gli ultimi dati disponibili il volume delle transazioni nel 2023 è diminuito di circa il 3% rispetto al mercato storicamente forte del 2022 (307 transazioni negli ultimi 12 mesi contro 316 nel 2022), ma è rimasto alla pari con il volume delle transazioni osservato nel 2021 (307 offerte). 

Tra le acquisizioni importanti di una certa levatura lo studio di PwC ricorda l’acquisizione da parte di Cetera Financial Group di Avantax, Inc., un’azienda quotata in borsa, specializzata in pianificazione finanziaria e gestione patrimoniale, per 1,2 miliardi di dollari; successivamente l’acquisizione da parte di Bridgepoint Group plc di Energy Capital Partners, LLC, una società di private equity focalizzata sugli investimenti nel settore energetico e nelle attività legate alla sostenibilità, per 1,1 miliardi di dollari e poi l’acquisizione da parte di Rithm Capital Corp. di Sculptor Capital Management, Inc., specializzata nel credito privato, per 700 milioni di dollari. In particolare, l’acquisizione di Sculptor Capital Management, Inc. esemplifica secondo gli esperti il crescente interesse per il credito privato. 


Nel corso degli ultimi 12 mesi, secondo S&P Global Market Intelligence, sono state annunciate 10 operazioni di gestori focalizzati sul credito privato, superando le otto fusioni nel 2022 e le cinque operazioni nel 2021. 
Ma basta osservare il solo mercato italiano, che grazie alla sua solida base di clienti e alla crescente domanda di servizi finanziari avanzati, rappresenta un terreno fertile per opportunità di investimento e crescita nel settore della gestione del patrimonio, per avere una conferma del fermento che sta animando l’industria. 
Tra l’inizio del 2023 e questi primi mesi del 2024 sono diverse le operazioni straordinarie annunciate e/o portate a termine che vanno nella direzione di una polarizzazione dell’industria - sia lato players (grandi gruppi vs piccole boutique), sia lato offerta (gestione puramente attiva vs ETF) - e nella direzione di acquisire sempre maggiori competenze nell’ambito dei private markets.


L’ultima in ordine cronologico è quella annunciata dai Janus Henderson che, a inizio maggio, ha annunciato due acquisizioni: NBK Wealth e Tabula Investment Management. Con la prima la società guidata da Ali Dibadj, fa il suo ingresso nei mercati privati dei paesi mergenti; con la seconda entra nel mercato europeo degli ETF, ampliando “le modalità di accesso dei clienti alle loro capacità di investimento e capitalizzare sulle esigenze sempre in evoluzione della clientela europea” ha spiegato in una nota la stessa Janus Henderson. Due operazioni che dovrebbero essere finalizzate nel secondo trimestre 2024.
L’altra operazione straordinaria che, invece, ha trovato la sua finalizzazione in questa prima parte dell’anno è firmata Generali. A inizio aprile il gruppo ha comunicato di aver completato l’acquisizione di Conning Holdings Limited (CHL) e delle sue controllate da Cathay Life, società controllata da Cathay Financial Holdings, come annunciato il 6 luglio 2023. 

Un’acquisizione che ha permesso al gruppo di procedere con la riorganizzazione della struttura, come spiegato poco dopo dalla stessa società: “A partire dal 1° giugno 2024, il gruppo Generali opererà come un gruppo finanziario diversificato focalizzato sui due core business: assicurazione e asset management” si legge nella nota diffusa il 18 aprile che, per quanto riguarda l’asset management specifica che “in luogo dell’attuale business unit Asset & Wealth Management, che viene superata, Generali Investments Holding (GIH) supervisionerà tutte le attività di asset management a livello globale all’interno del gruppo, ad eccezione delle attività basate in Cina”. GIH sarà focalizzata nel fornire performance e servizi di eccellenza agli attuali clienti e nel far crescere l’attività per clienti terzi a livello globale e ciò avverrà, appunto,  “attraverso la valorizzazione delle attuali competenze e di quelle nuove, che derivano dall’acquisizione di Conning Holdings Limited e delle sue controllate e dalla partnership di lungo termine definita con Cathay Life nell’ambito dell’operazione conclusa il 3 aprile 2024”. Operazione determinante come conferma la decisione di nominare ceo di Generali Investments Holding Woody Bradford, attuale ceo e Presidente di Conning Holdings Limited.


Con l’obiettivo di rafforzare le proprie competenze nell’ambito degli asset reali si è mossa anche Amundi che, il 7 febbraio scorso, ha annunciato l’acquisizione di Alpha Associates, specialista nella multigestione di asset reali (private debt, infrastrutture e private equity), con sede in Svizzera, che vanta una forte presenza presso 100 clienti istituzionali. “L’acquisizione di Alpha Associates”, si legge nella nota diffusa dalla società, “contribuirà a rafforzare le competenze di Amundi nel settore degli asset reali [...] con 8,5 miliardi di euro di asset, cresciuti in media del +15% all’anno negli ultimi cinque anni”.


Non stanno a guardare gli altri due grandi gruppi italiani, Intesa Sanpaolo e UniCredit. Il primo ha avviato un processo di riorganizzazione che, tra le altre cose, ha visto la nascita della “Wealth Management Divisions”: “Per garantire un presidio unitario sui risultati relativi al Wealth Management” si legge nella nota “viene costituita la struttura Wealth Management Divisions, affidata a Tommaso Corcos, alla quale sono ricondotte le divisioni insurance, affidata a Virginia Borla, asset management, affidata a Maria Luisa Gota, e private banking, affidata a Lino Mainolfi. Una cabina di regia “Fees Commissions”, presieduta direttamente dal consigliere delegato e ceo, sarà focalizzata sul monitoraggio, presidio e coordinamento delle strategie necessarie per aumentare i ricavi da commissioni di tutte le divisioni del gruppo”.


Il gruppo guidato da Andrea Orcel, invece, nell’ambito dell’asset management sta portando avanti gli accordi con Azimut con la nascita di Nova Investment Management che svilupperà prodotti di investimento, in particolare fondi comuni di investimento, per la distribuzione in via non-esclusiva attraverso il network di UniCredit. E UniCredit avrà il diritto di esercitare un’opzione di acquisto sulla società di gestione irlandese di nuova costituzione, interamente controllata da Azimut, entro il 2027 o prima, a seconda di specifiche circostanze, come consueto in questo tipo di transazioni. In caso di esercizio dell’opzione call, UniCredit potrà contare su una propria fabbrica prodotti che si aggiungerà alla piattaforma onemarkets Fund e ad altre entità di asset management già facenti parte del gruppo.


Di contro anche Azimut ha annunciato nel 2024 una profonda riorganizzazione che porterà alla nascita di una nuova società, quotata, dotata di rete di distribuzione e banca digitale, di cui sarà amministratore delegato Paolo Martini e indipendente dal gruppo. “Azimut Holding, che continuerà ad operare senza una licenza bancaria, rimane indipendente e quotata in borsa, con Timone Fiduciaria che mantiene il ruolo di azionista di riferimento, proseguirà la propria strategia di crescita secondo l’attuale modello di business: ciò include le attività di distribuzione in Italia (con circa 850 consulenti finanziari), l’intera piattaforma globale di asset management (mercati pubblici e privati), la partnership con UniCredit, tutto il perimetro internazionale e tutte le altre attività di Fintech e Corporate Investment Banking” ha spiegato la società guidata da Pietro Giuliani al momento dell’annuncio, all’inizio di questo 2024.


Bastano queste operazioni per confermare che stiamo assistendo ad un periodo di grande fermento nel settore dell’asset & wealth management che ridisegnerà completamente il settore nell’arco dei prossimi 3-5 anni.

(articolo tratto dal mensile Advisor - issue maggio 2024)

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