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Fondi azionari, la sfida della gestione passiva

1/2/2025 | Paola Sacerdote

Nel 2024 i fondi gestiti attivamente hanno registrato 450 miliardi di deflussi, evidenziando uno spostamento verso strategie indicizzate ed ETF, a più basso costo


Per i fondi azionari a gestione attiva il mercato si profila sempre più sfidante. Nel 2024 questa tipologia di strumenti ha registrato deflussi record, pari a 450 miliardi di dollari, evidenziando uno spostamento verso investimenti meno costosi che replicano gli indici, un trend che sta rimodellando l'industria dell’asset management.

Come riporta il Financial Times, che a sua volta riprende i dati di EPFR, “i deflussi dai fondi comuni focalizzati sullo stockpicking hanno superato il precedente record di 413 miliardi di dollari dello scorso anno, sottolineando come gli investimenti passivi e gli ETF stiano svuotando il mercato tradizionale dei fondi attivi, una volta dominante”.

Le ragioni di questo spostamento sono diverse. Innanzitutto, negli ultimi anni, i fondi attivi tradizionali hanno faticato a giustificare le loro commissioni, elevate rispetto a quelle dei fondi passivi, per di più con performance inferiori rispetto a quelle degli indici di Wall Street, trainati dai titoli delle grandi aziende tecnologiche. Il dominio delle “Magnifiche Sette” ha reso infatti ancora più difficile il compito dei gestori attivi, che tendono a investire meno di quanto previsto dagli indici di riferimento in queste società. 

Come evidenzia il FT, citando i dati di Morningstar, le strategie attive core sulle large cap USA hanno registrato un rendimento medio del 20% a un anno e del 13% annuo negli ultimi cinque anni, al netto delle commissioni. I fondi passivi nella stessa categoria hanno offerto rendimenti rispettivamente del 23% e del 14%. Al contempo, il costo annuale medio dei fondi attivi è stato dello 0,45%, nove volte superiore rispetto allo 0,05% dei fondi indicizzati.

A questo si aggiunge il cambiamento generazionale degli investitori. “L’esodo dalle strategie attive è aumentato di pari passo con il progressivo ritiro degli investitori più anziani, generalmente favorevoli ai fondi attivi, mentre i giovani risparmiatori si orientano verso strategie passive più economiche”. 

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