Tempo di lettura: 3min

Crypto-Asset: 14 milioni di italiani ne sono interessati

7/23/2024 | Marcella Persola

Così emerge dal report “La diffusione dei Crypto-Asset e della Blockchain nel settore finanziario: analisi della domanda dei Consumatori e dell’offerta delle Banche in Italia”


Quattordici milioni gli italiani interessati ai crypto-asset e un’offerta delle banche italiane ancora agli albori, a causa delle carenze normative e della scarsa domanda della clientela tradizionale. Sono questi alcuni degli elementi contenuti nel report “La diffusione dei Crypto-Asset e della Blockchain nel settore finanziario: analisi della domanda dei Consumatori e dell’offerta delle Banche in Italia”, presentato quest'oggi nel corso dell'evento (in alto una foto della roundtable, ndr) organizzato da Boerse Stuttgart Digital (Borsa di Stoccarda Digital) - leader in Europa nelle infrastrutture per criptovalute e asset digitali e parte del Boerse Stuttgart Group (Gruppo Borsa di Stoccarda) – in collaborazione con l’Osservatorio Blockchain & Web3 del Politecnico di Milano

Dalla ricerca emerge un interesse tangibile da una parte considerevole degli italiani verso i crypto-asset, espressione che ricomprende sia le criptovalute (come Bitcoin ed Ether) che i token che rappresentano diritti, utilità o asset del mondo reale, come gli NFT. Già oggi, infatti, l’11% della popolazione italiana possiede crypto-asset, mentre il 10% ne ha posseduti in passato. Complessivamente, quindi, il 21% degli italiani, pari a circa 7 milioni di persone, si è avvicinata a questi strumenti. 

Un ulteriore 21% è intenzionata ad acquistarli in futuro, portando il totale degli italiani interessati a 14 milioni. Un numero che, nei prossimi anni, potrebbe aumentare ulteriormente, sulla spinta di una maggiore consapevolezza e un quadro regolamentare più chiaro e definito. 

Un ulteriore aspetto rilevante è dato dal fatto che l’interesse maggiore (78%) verso gli investimenti in criptovalute proviene da coloro che hanno redditi più elevati (dai 60.000 euro in su). Non solo dai giovani più propensi all’innovazione, quindi.

I risultati della ricerca sembrano indicare che una parte degli intervistati potrebbe entrare nel mercato delle criptovalute se fosse disponibile un servizio offerto dalla propria banca di fiducia, che agisca anche come custode dei crypto-asset per conto degli investitori. Quindi le banche e le istituzioni finanziarie tradizionali giocano un ruolo fondamentale per favorire un’adozione di massa dei crypto-asset. A livello mondiale, 63 delle 100 principali banche hanno avviato progetti nell’ambito dell’Internet of Value, al fine di trasferire valore mediante l’utilizzo della tecnologia blockchain, tra cui vi rientrano le Central Bank Digital Currency (CBDC), le criptovalute e le stablecoin.

Diverse banche si mostrano interessate a questo mercato, ma adottano un approccio prudente che, seppur giustificato dall’assenza fino ad ora di una regolamentazione, potrebbe rivelarsi controproducente, nel caso in cui non colgano appieno la domanda emergente dei consumatori italiani. In questo contesto, gli attori nativi del mondo web3 sembrano meglio posizionati per soddisfare tali esigenze.

“Oggi l’Unione Europea è il più grande mercato regolamentato al mondo per gli asset digitali, con un quadro normativo chiaro ed uniforme, in cui gli operatori tradizionali possono lanciare prodotti e servizi su queste nuove asset class”, ha dichiarato Luciano Serra (nella foto di seguito), country manager Italia di Boerse Stuttgart Digital. “Le banche potrebbero così raggiungere nuovi clienti e aumentare i ricavi, tanto più che la nuova fase che si sta aprendo vedrà la maggior parte degli investimenti provenire dai clienti bancari tradizionali che, se non troveranno un’offerta adeguata, si rivolgeranno alla concorrenza. I grandi player americani sono già attivi in questo campo da anni, è il momento che anche le banche italiane entrino in questo settore”.

BSD_PoliMi_EventoDigitalAssetBlockchain_LucianoSerra.jpg

Valeria Portale, direttore dell’Osservatorio Blockchain & Web3 del Politecnico di Milano, ha aggiunto: "In Italia, il bacino di utenti potenziali è vasto: si tratta di circa 14 milioni di persone che possiedono o hanno posseduto crypto-asset in passato. Tra questi, troviamo molti giovani attratti da questi strumenti, ma anche individui con capitali significativi. Non dobbiamo commettere l’errore di considerarlo un mercato di nicchia, poiché con lo sviluppo della regolamentazione anche gli attori della finanza tradizionale inizieranno a sviluppare servizi, come stiamo già osservando. Tuttavia, è fondamentale lavorare anche sull’educazione degli utenti riguardo a questi strumenti, che sono molto diversi dai prodotti finanziari tradizionali e potenzialmente molto rischiosi. È necessario uno sforzo per educare i consumatori sui potenziali rischi associati, affinché possano agire con consapevolezza".

Condividi

Seguici sui social

Cerchi qualcosa in particolare?