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Regno Unito, le prospettive finanziarie legate al nuovo Governo

7/4/2024 | Daniele Barzaghi

Le agenzie di rating guardano al Paese con Kein Starmer nel ruolo di Primo ministro


Il cambio di maggioranza nel Regno Unito, dopo 14 anni di egemonia del partito Conservatore, è stato previsto da settimane da tutti i sondaggi e analisti.

Le agenzie di rating, che hanno ridotto il punteggio creditizio del Paese dopo il voto sulla Brexit, sono ora alla finestra per capire come diventerebbe la Gran Bretagna con Keir Starmer, leader del partito Laburista, nel ruolo di Primo ministro.

Il primo elemento di dubbio è naturalmente rappresentato dalla situazione non florida delle finanze isolane, con un rapporto debito/Pil vicino al 100%. Elemento che non stranisce noi italiani ma che decisamente impensierisce gli operatori della City. I propositi di miglioramento dei servizi pubblici e di investimento delle infrastrutture non dovrebbero aumentare il livello delle tasse ma il tema è delicato come palesò nel 2022 il disastroso - quanto brevissimo - mandato di Liz Truss a Downing Street.

Lo segnala Standard&Poor's che pure, come spesso avviene, è la più ottimista delle tre grandi agenzie di rating statunitensi: la più grande società della triade assegna infatti ancora al Paese una valutazione AA, mentre Fitch e Moody's assegnavano prima delle elezioni un AA-. A pesare è principalmente proprio il rapporto debito/Pil che nei Paesi con rating AA ha solitamente un valore mediano del 48%

Per fortuna dei sudditi di Carlo III, il fatto che Londra sia tuttora oggi il principale hub finanziario europeo qualche vantaggio nelle valutazione lo porta, ma la crescita economica stagnante, disastrata dalla Brexit e dalle anacrostiche nostalgie del Commonwealth di Boris Johnson e che nell'ultimo decennio ha ottenuto una media del +1,6%, dovrà accelerare notevolmente.

Le stesse regole fiscali autoimpostesi da Londra non aiutano: il rapporto debito/Pil deve diminuire nei prossimi cinque anni, ma il Labour ha già annunciato che riforme drastiche sono da escludere nell'immediato. I gilt, i titoli di Stato inglesi, d'altronde offrono qualche elemento rassicurante: il loro rendimento decennale è sceso a poco più del 4,1% dopo i massimi dello scorso anno. 

La vendita del debito britannico si collega poi alla tenuta internazionale della sterlina come riserva globale alternativa dall'egemone dollaro e all'euro, in un ruolo che vede l'emergere di nuove ambizioni come quelle favorevoli allo yuan cinese. E per il futuro del pound conterà l'atteggiamento del nuovo esecutivo riguardo al problema della Brexit, oggi ampiamente invisa a una forte maggioranza di britannici.

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