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8/26/2024 | Daniele Barzaghi
Le valute sono uno degli ambiti di investimento più complessi e imprevedibili, come ben sanno consulenti finanziari e responsabili di portafogli finanziari. Ma, ex post, possono offrire grandi indicazioni sull'andamento generale di un'economia e sull'evoluzione dei rapporti internazionali tra Paesi.
A partire dalle 8 divise più scambiate al mondo: il dollaro statunitense, l'euro, lo yen giapponese, la sterlina britannica, il dollaro australiano, il dollaro canadese, il franco svizzero e il renminbi cinese.
Il dollaro statunitense è stata la valuta con le migliori performance dell'ultimo decennio, occupando la posizione di vertice in sei degli ultimi dieci anni, come certificano gli analisti specializzati di Oanda*. La stabilità economica relativamente elevata e il ruolo di valuta di riserva mondiale hanno contribuito alla sua forza generale: +12,5% nel 2014; +9,3% nel 2015; +4,1% nel 2016; crollo del 9,8% nel 2017; +4,2% nel 2018; un debole +0,3% nel 2019; un brutto -7,1% nel 2020; +6,8% nel 2021; +8% nel 2022; e -2% nel 2023.
Dopo il Covid-19, la valuta Usa ha raggiunto il proprio picco nel 2022, in risposta agli aggressivi aumenti dei tassi d'interesse, scendendo nel 2023. Al contrario, l'incapacità di approvare riforme sanitarie e fiscali ha portato al "Trump Slump" del 2017. Nel 2020, i tassi d'interesse record ai minimi storici negli Stati Uniti e le difficoltà del Paese nel combattere il virus Covid-19 hanno contribuito al calo di oltre il 7% del dollaro in quell'anno.
Gli unici quattro anni del decennio in cui il dollaro non è stata la divisa col maggiore rialzo sono stati appunto il 2017 (primeggio l'euro, con un +13,9%), il 2019 (prevalse il dollaro canadese; +4,7%), il 2020 (in vetta il dollaro australiano; +9,9%) e proprio l'anno scorso (dominato dal franco svizzero; +9,9%).
Chi invece è andato molto male, in particolare nell'ultimo triennio, è stato lo yen giapponese: pesante -12,2% nel 2014; -0,7% nel 2015; +2,9% nel 2016; +3,9 nel 2017; +2,4% nel 2018; +1,3% nel 2019; +5,3% nel 2020; e, appunto, la terribile striscia triennale -10,4% nel 2021, -12,2% nel 2022 e -7% nel 2023.
Negli ultimi 10 anni, tra le principali otto valute per scambi internazionali, lo yen si è rivelato essere di gran lunga il peggiore investimento possibile. La lunga differenza tra i tassi d'interesse in Giappone e negli Stati Uniti ne è certamente la maggiore causa.
I tassi d'interesse più alti tipicamente attirano investimenti stranieri, quindi i tassi d'interesse ultra-bassi del Giappone (dagli anni '90) hanno scoraggiato gli afflussi di capitale, riducendo così la domanda per la valuta. E questo ha ivviamente determinato una pressione al ribasso sullo yen a favore del dollaro statunitense.
La nostra valuta, l'euro, che pure non è andata benissimo, ha al contrario beneficiato di una crescita economica continentale solida, col record tuttora imbattuto del 2017, col già ricordato apprezzamento del +13,9%.
Andamento certemente più misero è toccato però alla sterlina britannica crollata del -16,6% nel 2016, a seguito della Brexit, quando raggiunse il valore minimo toccato in 31 anni. Non trascurabile anche il -10,5% del 2022, dopo i disastrosi annunci di politica fiscale che hanno portato alle rapidissime dimissioni del primo ministro conservatore Liz Truss.
* Le variazioni percentuali anno su anno sono state calcolate utilizzando i dati medi al 31 dicembre. Il valore del dollaro statunitense è stato calcolato utilizzando i dati di OANDA delle seguenti valute e pesi, in base alle stime dell'Indice dell'USD di ICE: euro (57,6%), yen giapponese (13,6%), sterlina britannica (11,9%), dollaro canadese (9,1%), corona svedese (4,2%) e franco svizzero (3,6%). Le performance delle altre valute sono state misurate utilizzando coppie forex non-USD/USD.
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