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4/22/2024 | Daniele Barzaghi
L'industria italiana della consulenza finanziaria ormai parla apertamente di retribuzione a parcella come principale sistema di pagamento del futuro. Un approccio impensabile soltanto un anno fa, ma la Retail Investment Strategy della Commissione Europea e la versione finale del regolamento Financial Data Access prevista per il 2025 hanno cambiato radicalmente lo scenario.
Ma quanto costerà ai clienti la consulenza evoluta dalla quale, a questo punto, sembra dipendere la sorte di un intero comparto?
Mauro Panebianco (in foto), partner e responsabile dell’area Private e Wealth Management di PwC, lo ha illustrato su Plus24, partendo dal confronto col modello attuale delle retricessioni (che incidono mediamente per l'1-1,5%): per la consulenza fee-on-top, di un iniziale 0,1-0,3% sulle masse, che salirebbe allo 0,8-1,5% una volta sommati i costi dei prodotti sottostanti; per la consulenza fee-only il costo sarebbe tra lo 0,8 e l’1%, senza costo aggiuntivo derivante dai prodotti sottostanti, in questo caso gratuiti.
“Nel caso della consulenza fee-on-top” ha precisato Panebianco “esiste anche una variante in cui al cliente sono restituiti parte dei costi se il prodotto o servizio genera altre commissioni”. Leggasi, le tradizionali retrocessioni.
Peraltro, prosegue il partner PwC, “esiste anche il sistema single-fee, in cui il cliente paga la consulenza solo su strumenti che non generano già una remunerazione per la banca. O può essere prevista anche solo una fee sul risparmio amministrato”.
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