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8/20/2024 | Daniele Barzaghi
All'inizio del XX secolo, nell'anno 1900, il London Stock Exchange rappresentava quasi un quarto della capitalizzazione di mercato globale: il 24,2%, per essere esatti.
Oggi, 124 anni dopo, la borsa di Londra rappresenta appena il 3,7% del valore finanziario mondiale.
Il peso dei listini non è certamente l'unico fattore per valutare l'importanza e l'evoluzione dei Paesi a livello globale ma sicuramente è un indicatore importante.
A un secolo dalla sua fondazione (nel 1801) il LSE era trainato dal comparto finanziario (allora largamente coincidente con l'industria bancaria pura), dalle imperiture risorse naturali e, segno dei tempi, dalle ferrovie.
Nell'epoca del trionfo dell'acciaio, del carbone e della maturità degli imperi coloniali i Paesi europei nel loro complesso pesavano per oltre il 67% della capitalizzazione di mercato globale: la Germania ne rappresentava il 12,6%, la Francia l'11,2%, la Russia il 5,9%, l'Austria-Ungheria il 5%, il Belgio il 3,4%, i Paesi Bassi il 2,5% e figurava anche l'Italia, con un 2% del valore mondiale.
Gli Stati Uniti pesavano allora per il 14,5%, l'Australia per il 3,4%, il Sud Africa per il 2,5% e non c'era traccia significativa di alcun Paese asiatico, compresi insieme al resto del mondo in un generico e residuale 12,2%.
Quello raccontato dal database DMS, accessibile tramite l'UBS Global Investment Returns Yearbook 2024, è indubbiamente un altro mondo. E a ricordarlo concorrono i dati conclusivi del 2023 riportati dall'Indice All-World di FTSE Russell.
Gli Stati Uniti sono oggi saldamente posizionati come il mercato azionario più grande del mondo, con una egemonica quota del 60,5%, trainata da sei delle sette aziende da un trilione di dollari esistenti.
Nel frattempo sono emersi naturalmente i Paesi asiatici, col Giappone al 6,2%, in seconda posizione (a siderale distanza dalla vetta), e quarta la Cina (2,8%) e decima l'India (2%), previste divenire le economie più grandi del mondo entro il 2075.
Il Regno Unito è oggi terzo con appena il 3,7% della capitalizzazione globale, con la Francia quinta (2,8%) e la Germania ottava (2,1%), tra gli unici antichi campioni superstiti insieme all'Australia (nona al 2%)
Dal resto del mondo sono emersi infatti anche il Canada (sesto, col 2,5%), la Svizzera (settima, 2,4%), Taiwan (undicesima, 1,7%) e la Corea del Sud (dodicesima, 1,4%).
Gli altri Paesi, tra cui l'Italia, non raggiungono individualmente l'1%, uniti in un marginale 10% collettivo.
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