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7/13/2024 | Manlio Marucci *
In un articolo del dicembre 2023 la società McKinsey & Company sosteneva come la messa in discussione dei modelli tradizionali di fare banca innescata dall’ondata di automazione dell’IA spingeva le aziende di credito a cogliere lo sviluppo delle innovazioni tecnologiche per aumentare la propria efficienza operativa, migliorando le prestazioni ai clienti, e aumentando i propri profitti.
Quello bancario, al pari di altri settori produttivi e dei servizi, si è subito attrezzato e, anche in Italia, sono stati e sono in corso massicci investimenti, per adeguare le nuove tecniche dell’intelligenza artificiale generativa (GenAI) al mondo del credito e degli investimenti. Un’arma potente per le istituzioni finanziarie che utilizzando grandi volumi di dati, tra cui immagini, video, codici e testi ricavano informazioni potenzialmente strategiche per lo sviluppo di nuovi modelli di business. Quello che poco tempo fa pareva impossibile oggi è diventato realtà.
Si pensi all’assistente virtuale (VA) basato sull’intelligenza artificiale che affronta e risolve le richieste dei clienti con professionalità ed accuratezza, fornendo loro prodotti e servizi personalizzati, oltre a sventare probabili frodi attraverso l’analisi in tempo reale di milioni di dati delle transazioni finanziarie. Una trasformazione tecnologica nel mondo bancario e finanziario di cui pochi sono oggi in grado di valutare la portata non solo in termini di rapporto con l’utenza, ma anche politica e sociale. Una rivoluzione informatica che modificherà profondamente le relazioni tra istituzioni deputate al controllo e vigilanza, introducendo nuove tecniche di sviluppo commerciale, determinando la continua revisione dei piani industriali la cui durata sarà soggetta al mutare continuo del mercato e delle dinamiche di concorrenza.
Secondo una ricerca di Polaris Market Research, pubblicata a febbraio su Forbes la dimensione del mercato dell'IA nel settore bancario valutata 19,84 miliardi di dollari nel 2023 crescerà nel 2024 a 26,10 miliardi di dollari per raggiungere nel 2032 la cifra stratosferica di 236,70 miliardi di dollari a un tasso di crescita annuale composto (CAGR) del 31,7 percento. Lo studio ha osservato i principali fattori che determinano l’aumento degli investimenti delle banche in AI per trasformare il processo di gestione del settore fintech (tecnologia finanziaria) e fornire servizi di livello superiore all’utenza. Ha inoltre certificato, vista la crescete complessità e competitività del comparto, l’importanza cruciale dell’AI per soddisfare la crescente domanda di soluzioni specializzate.
Nonostante siano numerose le iniziative e le sperimentazioni intraprese da grandi gruppi bancari, da Morgan Stanley a JpMorgan Chase, da Citigroup e Goldman Sachs nella applicazione dell’AI ai propri modelli operativi, riteniamo sia necessario valutare se il personale attualmente in organico e adibito a mansioni tradizionali sia in grado di metabolizzare ed utilizzare efficacemente i nuovi strumenti vista la complessità e la lunghezza dei processi di adattamento e apprendimento.
Le domande a restare in sospeso sono comunque numerose. Quali programmi di formazione e riconversione specifici saranno messi in campo dalle aziende? Come e in che misura le organizzazioni di rappresentanza dei lavoratori verranno coinvolte nel processo? E non da ultimo; quale vantaggio economico produrranno le trasformazioni in atto e a vantaggio di chi? Interrogativi forse scomodi, ma cruciali che non possiamo esimerci dal porre per la crescita di una coscienza collettiva. De te fabula narratur !
*Manlio Marucci è segretario generale di Federpromm
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