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Sud, cala il peso degli eredi. Frazionate le grandi fortune

10/16/2024 | Daniele Barzaghi

Gli imprenditori stanno sostituendo i redditieri, in un’area dove pesano sempre più i capoluoghi. Dopo Lombardia e Centro-Nord, ascoltiamo tre responsabili del Mezzogiorno


Il Sud Italia è una delle sei regioni fondamentali del private banking italiano ma è storicamente poco presidiato dall’industria del risparmio gestito per diversi fattori: la ricchezza generale è inferiore e più concentrata, i quartier generali delle grandi banche e reti di advisory sono altrove, il tasso di partecipazione al mercato dei fondi di investimento è più basso (come recentemente confermato da Assogestioni) e la desertificazione demografica e bancaria si sta accentuando

Tutti elementi difficilmente confutabili e che, condizionandosi vicendevolmente, hanno generato una fondamentale degenerazione delle strutture di wealth management: molti cittadini meridionali di fascia private, anche per un tema di riservatezza, preferiscono far gestire i propri patrimoni finanziari a Milano o a Roma, per lo più.

L’irrobustirsi generale dell’industria della gestione patrimoniale e l’evidenza che nel Mezzogiorno sia concentrata una liquidità non investita per oltre il 50% (anche questo, ribadito a luglio da Assogestioni) fortunatamente tende a contrastare questa situazione di partenza, come raccontano gli stessi protagonisti: “Il private banking in Campania (la regione perno di tutte le strategie dell’area, ndr) registra una forte crescita, pur con le specificità di un mercato di riferimento molto diverso da quello delle regioni settentrionali” esordisce Antonio Martello (in foto sotto), capo area della Campania per Banca Patrimoni Sella & C., realtà che nella regione di Napoli conta 55 private banker, che gestiscono 2,1 miliardi di masse, per una clientela composta per i due terzi da uomini e dal restante terzo da donne.

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“Il Private Banking inteso come modello di servizio bancario finalizzato alla gestione personalizzata e alla protezione dei patrimoni familiari ha una lunga tradizione in Campania” premette subito Antonio Rosario Maugeri (in foto sotto), team manager dei private banker in Campania di un istituto specializzato come Credem Euromobiliare Private Banking. “E una sua costante è sempre stata la forte concentrazione sul capoluogo. Napoli si colloca al settimo posto tra le città italiane - nonché primo comune del Meridione - per numero di filiali/uffici private e family office, secondo una ricerca di Magstat di fine 2023” cita, esemplificando attraverso la propria squadra in cui, su undici private banker, sei sono basati nella metropoli. Con una responsabilità per oltre 850 milioni di euro complessivi in regione.

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La città dell’umanista Pontano è imprescindibile per raccontare l’industria me non è naturalmente esclusiva. Guai ad esempio a trascurare Catania, economicamente persino più rilevante di Palermo, o il Levante adriatico: “L’area che coordino racconta di un elevato tasso di crescita della clientela di fascia private” si unisce Michel Ferrandina (in foto sotto), area manager di Fineco in Puglia e Basilicata. “Ogni anno siamo scelti da 300 nuovi nuclei familiari, che lasciano altri istituti di cui magari sono clienti da generazioni. Ed è sempre più rilevante la presenza di clientela milionaria HNWI”  afferma orgoglioso del lavoro della sua squadra da 125 professionisti: 33 private banker, due ambassador, quattro senior private e 10 giovani talenti. “Con i nostri 29 Fineco Center abbiamo raddoppiato le masse negli ultimi sei anni arrivando a quattro miliardi di euro, con un primato di zona tra le banche-reti ininterrotto dal 2018”.

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“A noi si rivolgono soprattutto imprenditori, oltre che diversi professionisti o clienti ad alta patrimonializzazione derivata da passaggi generazionali” prosegue Ferrandina, trovando parallelismi coi colleghi. “In città assistiamo clienti di età maggiore, mentre è in provincia che l’età si abbassa e il peso percentuale degli industriali è più incisivo. Certo, il recente fenomeno dei passaggi generazionali e recenti iniziative di sviluppo hanno fatto aumentare la componente industriale anche nella clientela più urbana” argomenta Maugeri. “I nostri 1.600 clienti, rappresentativi di circa 400 gruppi familiari, hanno un’età media superiore ai 60 anni”.

L’emersione del cliente imprenditore sta sostituendo la figura tradizionale del cliente redditiere. Sta cambiando il profilo medio del cliente” analizza Martello. I grandi patrimoni, se non corroborati dai ricavi industriali “si frazionano e perdono integrità e solidità”. E in termini di comparti è forte la presenza di attività alberghiere, ristorazione o shipping

“La quota numericamente più significativa di clienti è concentrata nella fascia tra i 500mila euro e il milione. Se consideriamo la ricchezza gestita si deve fare riferimento ai patrimoni che vanno da 1 a 5 milioni e oltre i 5 milioni”.

La clientela under-40 è mediamente limitata per tutte le banche, se non nel caso di eredità. “Il segmento non si è ancora espresso in tutta la sua potenzialità perché i capifamiglia manifestano resistenza a cedere il controllo” evidenzia Antonio Rosario Maugeri.  “Non mancano però i giovani self-made man, creatori di realtà già di successo” riprende Antonio Martello. “Dialogare con loro è una sfida stimolante. Sono meno fidelizzati, molto esigenti e il loro profilo necessita un elevato grado di preparazione. Sono da convincere con professionalità e confronto continuo” 

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