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PIR, la raccolta di luglio torna in rosso

9/2/2024

Eurizon, grazie al contributo dell'ultimo prodotto obbligazionario lanciato sul mercato, ha incassato complessivamente 51,8 milioni. Segno meno per Amundi e Mediolanum


Il mese di luglio di chiude in rosso per i Piani individuali di risparmio: -21,6 milioni. Come si legge su Plus 24, in verità non è successo nulla di particolare sul mercato rispetto ai mesi precedenti. È bastato che alcune società leader rallentassero un po' il passo rispetto a giugno e l'intero comparto ha ridisceso la china anche se non più ai livelli dei mesi precedenti. Lo scenario Indubbiamente il fattore stagionale potrebbe essere una giustificazione al mancato interesse dei sottoscrittori verso questi strumenti. Peccato che questo distacco sia ormai evidente da anni e in qualsiasi mese dell'anno.

Insomma le vacanze c'entrano poco, il problema è sempre lo stesso ed è un evergreen: dai Pir si esce più di quanto si entri. La ragione è semplice: la tendenza è portare a casa guadagni ancora molto interessanti a breve e a medio termine, nonostante i temporali estivi. Le scelte Chi ha raggiunto i cinque anni minimi previsti per non pagare le tasse sul guadagno conseguito, è più stimolato a riscattare e chi ha acquistato questi prodotti da meno tempo, ed è in attivo, è comunque tentato di spostare il capitale su strumenti meno rischiosi, analogamente a quanto farebbe se avesse investito in un fondo azionario tradizionale. In un modo o nell'altro, il risultato finale non cambia, si liquida. Allo stesso modo, nonostante sia nato per educare i risparmiatori a investire con un orizzonte di medio lungo termine, il piano di risparmio può quindi essere acquistato anche al posto di un fondo normale, se si intende indirizzare parte del portafoglio sul segmento delle aziende medio piccole italiane indipendentemente dall'incentivo fiscale. Se poi si decide di restare investiti cinque anni, c'è l'agevolazione, se si esce prima, no. Potrebbe essere questa la chiave di lettura che spinge tanti sottoscrittori a uscire prima del quinquennio, ma anche altri (pochi) a entrare soprattutto su alcuni prodotti obbligazionari. 

Dal 2019 a oggi i fondi che hanno reso di più sono stati Eurizon Pir Italia Azionario con una rivalutazione del 64,3% seguito da Arca Azioni Italia in crescita del 63,4% e Sella Investimenti Azionari Italia salito del 61%. Il fondo meno redditizio è New Millenium Sistema Italia con un risicato 1,8%. Da inizio anno, infine, i tre gradini più alti del podio sono occupati da Mediobanca MideSmall Cap Italia (14,4%), da Leadersel Pmi (13,8%) e da Arca Azioni Italia (12,3%).  

Sul fronte della società che gestiscono i PIR, si legge sempre su Plus 24, è ancora Eurizon a salire in vetta alla classifica. La Sgr del gruppo Intesa Sanpaolo, grazie nuovamente al contributo dell'ultimo prodotto obbligazionario lanciato sul mercato, ha incassato complessivamente 51,8 milioni, un po' meno rispetto ai 61 di giugno. Marcia indietro, invece, per Arca che dopo il saldo positivo del mese precedente (22 milioni) a luglio ha chiuso i battenti con i conti in rosso per 1,51 milioni. Nuovamente segno meno per Amundi (-32 milioni) e per Mediolanum (28 milioni). 

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