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5/20/2023 | Francesco D'Arco
Una manifestazione come Il Salone del Risparmio non può essere sintetizzata. Durante la tre giorni le 120 conferenze (circa) che si susseguono senza sosta offrono spunti di riflessione che richiedono giorni per essere assimilati. Ma ci sono sempre messaggi che arrivano in maniera più diretta rispetto ad altri. Alcuni di questi messaggi, spesso, sono accompagnati da numeri che evidenziano un trend presente o futuro che potrebbe (o dovrebbe) cambiare l’intera industria del risparmio gestito. Da questa edizione 2023, a mio avviso, sono tre i numeri che vale la pena guardare con attenzione.
Il primo è emerso dal 4° Rapporto Censis-Assogestioni: -1,6%. In termini reali è questa la riduzione del contante in portafoglio delle attività finanziarie delle famiglie italiane registrate nel 2022. Si parla di oltre 20 miliardi di euro. Siamo di fronte alla fine della cash-mania: infatti, oggi, 4 risparmiatori su 10 dichiarano che nell’ultimo anno, a causa della fiammata inflattiva, hanno cambiato le proprie idee su come impiegare i risparmi. Il 33% dei consulenti finanziari ha registrato in corso d’anno una più alta propensione dei propri clienti a liberarsi della liquidità accumulata. La sfida? Evitare che la cash-mania si trasformi solo in btp-mania.
Il secondo è stato citato da Nicola Palmarini, esperto di innovazione e longevità e Direttore del UK National Innovation Centre for Ageing: 20%. Nel 2050 l’aspettativa di vita aumenterà di questa percentuale e considerando che, come ha affermato Palmarini “stiamo invecchiando generalmente in miglior salute; non esiste un processo di invecchiamento standard; l’invecchiamento è molto più malleabile di quello che credevamo”, è evidente che ci stiamo “trasformando dalla società della vecchiaia alla società della longevità”. La sfida? Siamo pronti a immaginare una pianificazione finanziaria per un consumatore che vivrà oltre cent’anni?
Il terzo è emerso dalla ricerca condotta da Research Dogma e promossa dalla Commissione Ricambio Generazionale e Gender Diversity istituita da OCF: 49%. È questa la percentuale di giovani compresi tra i 25 e i 30 anni che dichiara di conoscere poco il mondo della consulenza finanziaria e quindi di non considerarlo come opportunità lavorativa. A questi si aggiunge un altro 11% di giovani che dichiarano di non conoscere per nulla questo settore. Così si perde la possibilità di avvicinare quel 31% di giovani che sogna un lavoro da libero professionista/imprenditore. La sfida? Riuscire a fare emergere quella propensione latente che i giovani hanno verso il mondo della consulenza finanziaria e che rimane tale perché continuiamo ad avvicinarli con proposte e narrazioni inadeguate.
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