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8/16/2024 | Max Malandra
I rialzi dei tassi di interesse da parte delle banche centrali nel corso del 2022 e 2023 hanno sì portato a perdite importanti nei portafogli obbligazionari, ma al tempo stesso rivitalizzato un comparto, quello dei bond governativi e corporate investment grade, che erano arrivati per diversi anni a rendere zero. Ora invece lo scenario è di rendimenti molto interessanti. Cui si aggiungeranno ritorni in conto capitale nel momento in cui le stesse banche centrali inizieranno (o proseguiranno) la manovra opposta, ovvero quella di tagliare i tassi di interesse.
“La Fed prevede una sola riduzione quest’anno, con ulteriori tagli previsti nel 2025 e nel 2026 per raggiungere infine il tasso neutro a lungo termine degli Stati Uniti, pari a circa il 3% - riassume la situazione Gregory Peters, Co-Chief Investment Officer di PGIM Fixed Income - Prevediamo che i tassi di interesse a lungo termine rimarranno in una fascia di oscillazione vicina ai livelli recenti. La BCE ha introdotto un taglio piuttosto aggressivo a giugno, con potenziali ulteriori tagli nel 2024 e oltre per raggiungere il 3,25% a lungo termine. Peters ricorda anche il ruolo dei bond in un portafoglio. “Azioni e obbligazioni tendono ad avere basse correlazioni quando la politica delle banche centrali passa a modelli di mantenimento o di taglio. Inoltre, le obbligazioni hanno storicamente assorbito bene gli shock, offrendo rendimenti solidamente positivi quando le azioni crollano. Con l'aumento dei rischi geopolitici, la volatilità potenzialmente più elevata rafforza l'opportunità di diversificare le obbligazioni”.
“Storicamente, non appena le autorità monetarie cominciano a ridurre i tassi, i capitali defluiscono dai mercati monetari per riversarsi nuovamente nel debito a lungo termine - commenta Scott DiMaggio, Head of Fixed Income di AllianceBernstein - La conseguente impennata della domanda di obbligazioni derivante da tali flussi contribuisce ad accentuare il calo dei rendimenti che accompagna i tagli dei tassi ufficiali. Con il rallentamento dell'economia e la diminuzione dei tassi d'interesse, la duration giova di solito ai portafogli. I titoli di Stato offrono inoltre un'abbondante liquidità e contribuiscono a compensare la volatilità del mercato azionario. gli asset sensibili al credito come i corporate offrono rendimenti più elevati. I fondamentali societari sono ancora relativamente solidi e la futura diminuzione dei tassi dovrebbe alleviare le pressioni sugli emittenti che dovranno rifinanziarsi. In aggiunta, il deflusso di fondi dalla liquidità dovrebbe tradursi in un'elevata domanda di credito, specialmente nel segmento investment grade”.
“Nel segmento delle obbligazioni Investment Grade i rendimenti assoluti dovrebbero sostenere la domanda di credito di alta qualità nel caso in cui i fondamentali iniziassero a deteriorarsi - intervengono gli esperti di UBS AM - Probabilmente i declassamenti aumenteranno con il rallentamento della crescita, ma la traiettoria dovrebbe essere gestibile e non comportare ulteriore volatilità. Gli spread dovrebbero rimanere entro un intervallo limitato, e il posizionamento di UBS AM è neutrale, con una preferenza per le società non statunitensi”.
“Per quanto riguarda i titoli di stato, siamo overweight sugli Usa alla luce della pressione sulla crescita dell’economia nel medio lungo termine - commenta Steve Ellis, Global CIO Fixed Income di Fidelity International - Strong overweight sull’EU core vista l’accelerazione della crescita, la fase di disinflazione. Underweight invece sui Periferici che hanno valutazioni tirate e un rapporto rendimento/rischio indirizzato verso il basso. Sul Credito IG, l’indebolimento dei consumi negli Usa e i dati sul lavoro suggeriscono deleveraging. Il credito Euro continua a rimanere il preferito”.
Due alternative vengono invece da M&G Investments. “Prendere in considerazione un posizionamento di duration inferiore potrebbe proteggere dai rischi di volatilità, o minimizzarli, nei prossimi mesi – commenta il gestore Matthew Russell - Una strategia di questo tipo potrebbe anche fornire una copertura dal trade di lunga duration, nel caso in cui l'inflazione si rivelasse più ostinata di quanto temiamo e, di conseguenza, i tassi di interesse impiegassero più tempo del previsto a scendere”.
“Le banche centrali sono molto indietro nel piano di taglio dei tassi di interesse - commenta Richard Woolnough - I tassi più alti più a lungo forse hanno impedito un investimento redditizio e veloce come immaginato da molti gestori e consulenti (con l’obbligazionario spinto al rialzo dai tagli) ma di sicuro rappresenta un buon contesto per gli investitori in bond. Per la seconda volta in meno di un anno, a nostro avviso, sta riemergendo l’opportunità di impiegare liquidità e aumentare la duration nei portafogli di investimento”.
Ma non mancano i possibili rischi. “Dopo il lungo periodo post-crisi finanziaria globale, ci troviamo ora in un mondo “che fa le cose in modo diverso - afferma Ella Hoxha, head of fixed income di Newton Investment, affiliata di BNY Investments - In questo nuovo regime stiamo assistendo a tendenze di mercato e cicli economici più brevi, che possono complicare le strategie e le decisioni di timing dei gestori degli investimenti.
Ciò richiede che gli investitori adottino un approccio più unconstrained, anche se riteniamo che chi avrà successo nelle sue strategie potrà ottenere rendimenti interessanti. Nonostante questi aspetti positivi, le prospettive macroeconomiche globali appaiono contrastanti. In un contesto di debito USA elevato e in crescita, è altamente probabile che il mercato dei Treasury statunitensi possa subire una brusca correzione entro i prossimi cinque anni, a prescindere da chi vincerà le prossime elezioni americane”.
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