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10/28/2024 | Marcella Persola
“Da professionista dell’investimento ho seguito otto elezioni e quella di quest’anno sarà la nona. Molta acqua è passata sotto i ponti dalla prima vittoria di Clinton nel 1992. L’esito delle elezioni attuali è quantomai incerto ma non tanto quanto quello delle elezioni nel 2000, quando la sconfitta di Al Gore ad opera di George Bush figlio fu sancita da 327 voti su un totale di sei milioni di schede depositate nelle urne in Florida” sottolinea Cormac Weldon, (nella foto) responsabile azionario USA in Artemis, al quale abbiamo chiesto un commento nel caso della vittoria di Trump o di quella di Harris..
Cosa succederà in relazione alle tasse, ai dazi doganali e alla regolamentazione nel caso del ritorno di Donald Trump alla presidente USA?
Donald Trump prevede di prorogare la legge approvata nel suo primo mandato in base alla quale le aliquote fiscali per le imprese e per le persone fisiche, che scadono nel 2025, erano più basse. Trump vuole abbassare ulteriormente le aliquote per le persone giuridiche, dal 21 al 15%. Altre potenziali politiche prevedono l’abrogazione delle imposte federali sulle mance, sugli straordinari e sulle pensioni erogate dall’ente previdenziale pubblico, la Social Security.
Per coprire parte di queste riduzioni fiscali, Trump ha proposto più dazi doganali. Trump aveva già imposto dazi alla Cina per 50 miliardi di dollari nel 2018, per promuovere la produzione industriale nazionale e per combattere i furti di proprietà intellettuale da parte della Cina. I dazi non sono stati aboliti (in alcuni casi sono stati addirittura aumentati) dall’amministrazione Biden. Trump propone ora dazi del 20% su tutte le importazioni e del 60% sui prodotti made in China.
I dazi potrebbero coprire una più ambia gamma di prodotti. Nel corso della campagna elettorale Trump ha minacciato nuovi, giganteschi dazi sulle automobili prodotte in Messico e sui macchinari agricoli prodotti da John Deere & Co., se quest’ultima trasferisce le sue produzioni all’estero.
Trump continuerebbe a deregolamentare. Nel corso del suo mandato presidenziale, è possibile che ad essere deregolamentati saranno l’ambiente e il settore energetico. In questo caso è probabile che ad essere colpite saranno alcune delle misure restrittive adottate da Biden sull’emissione dei gas serra e gli investimenti in veicoli elettrici. In caso di vittoria di Trump, è lecito aspettarsi una qualche forma di deregolamentazione anche nei servizi finanziari.
E se invece vincesse Harris?
Per contro, Kamal Harris propone di alzare le tasse alle aziende e ai ricchi, aumentando le aliquote fiscali per le persone giuridiche al 28% e le tasse sulle plusvalenze al 28% per le persone fisiche con un reddito superiore a 1 milione di dollari. L’aumento delle aliquote per le persone giuridiche consentirebbe di coprire gli sgravi fiscali previsti per i redditi medi e bassi. Alcuni analisti calcolano che un aumento dell’aliquota fiscale per le persone giuridiche farebbe scendere del 6% gli utili dell’S&P 500.
Come rilevato in precedenza, l’amministrazione Biden ha tenuto molti dei dazi imposti in precedenza da Trump. Con tutta probabilità Harris manterrà le condizioni inalterate, evitando quindi eventuali sorprese.
Visto il ruolo fondamentale che ha svolto per l’approvazione dell’Inflation Reduction Act del 2022 – che, fra le altre cose, ha consentito di finanziare i progetti energetici e climatici messi in atto per ridurre le emissioni di carbonio del 40% entro il 2030 – è improbabile che Harris cambi il suo orientamento sulla regolamentazione energetica e ambientale.
Nel frattempo, se eletta, l’attuale vice presidente dovrebbe continuare a rafforzare la vigilanza e la regolamentazione in materia di servizi finanziari, promuovendo una maggiore trasparenza sulle commissioni bancarie, un aumento del capitale regolamentare delle banche e interventi nei confronti delle società operanti nel settore delle criptovalute.
Come posizionarsi per affrontare entrambe le possibilità?
È opportuno tener presente che per realizzare importanti riforme politiche entrambi i candidati hanno bisogno di un forte sostegno del Congresso, oltre che di vincere le elezioni. Senza questo appoggio, eventuali cambiamenti di politiche risulterebbero fortemente depotenziati. L’asso nella manica potrebbe essere l’uso indiscriminato dei decreti legge (“executive orders”) per bypassare il Congresso, come usava fare nel suo primo mandato Trump. Ciò potrebbe consentirgli, per esempio, di far passare i dazi.
Ci sono molte aree disponibili in cui gli investitori possono mettersi al riparo dalle conseguenze delle azioni sia di Trump sia di Harris. Gli investimenti in infrastrutture sia nel settore pubblico sia nel settore privato sono enormi. Le condizioni delle strade, dei ponti e degli acquedotti negli Stati Uniti sono pessime, dopo anni di investimenti insufficienti. Trump si può anche lamentare ma il supporto agli investimenti infrastrutturali è bipartisan e una loro realizzazione è vantaggiosa per molti Stati repubblicani.
L’infrastruttura dati è un’altra area che vede affluire notevoli investimenti, grazie all’affermazione del cloud computing a dell’intelligenza artificiale. I centri dati richiedono componenti molto complessi e manodopera specializzata per la costruzione e l’erogazione dei servizi. Nei nostri portafogli sono presenti investimenti nell’hardware, nel lavoro e nell’energia necessari in tal senso.
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