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1/17/2025 | Max Malandra
Se fino a qualche mese fa le prospettive dei mercati erano di inflazione in calo costante e quindi politiche monetarie accomodanti da parte delle principali banche centrali, ora un contesto è di nuovo cambiato, con inflazione “appiccicosa” e resiliente e banche centrali più guardinghe.
“Lo scenario è passato da soft landing ad hard reality” riassume Enzo Corsello (in foto), country head Italia di Allianz Global Investors, che vede Trump “Make Volatility Great Again”, parafrasando il noto claim del neo presidente che entrerà in carica il prossimo 20 gennaio.
“Le incertezze sono sulle politiche monetarie delle banche centrali, sulle politiche fiscali, sui dazi e sulle politiche commerciali statunitensi, ma la nuova amministrazione Trump potrebbe far riaccelerare l’economia e anche l’inflazione. L’economia USA è in salute, il mercato del lavoro ancora florido e quindi la Fed ha dovuto riaggiustare la traiettoria al ribasso dei tassi, anche se continua a essere ancora impostata verso il basso”.
Lo scenario di coda che si prospetta è però che la Federal Reserve sia costretta a cambiare la propria politica monetaria a fronte di una spirale inflazionistica e al tempo stesso si verifichi un rallentamento economico.
“Con un livello di inflazione tra il 2,5 e il 3,5%, la crescita nominale è ancora robusta, e questo rappresenta la migliore proxy per la crescita degli utili – ricorda Corsetto – Il picco della crescita, secondo il consensus, è nel secondo trimestre, con una politica monetaria ancora espansiva”.
Come muoversi allora sulle varie asset class? Corsello parte dall’equity: “I manuali dicono che a 55 anni l’esposizione sull’equity dovrebbe essere del 45% circa. Visto che negli ultimi due anni l’azionario Usa equal weighted ha sottoperformato quello cap weighted di quasi il 25% e un dato simile lo si era rilevato solo nel biennio 1998-99 (dopo di che c’era stata una striscia di sei anni consecutivi di sovraperformance, il mio 45% di azionario lo allocherei per un 20% sull’S&P500 “classico”, per un 15% sull’S&P500 EW e poi l’ultimo 10% a metà tra Giappone ed Europa. Il nostro continente è un mercato molto cheap e lo si può approcciare in maniera graduale: non ha catalyst in grado di rilanciare la performance, ma occorre ricordare che l’unico anno in cui ha sovraperformato gli USA è stato nel 2017, il primo anno di Trump al governo”.
Del resto, anche i multipli non mentono: il P/E dell’Europa è a 13x, quello degli USA a 22x. “Se la Germania facesse spesa in deficit, e lo può fare visto il basso livello del debito, sarebbe positivo per l’equity, senza dimenticare che nei prossimi mesi si potrebbe chiudere il conflitto ucraino” ricorda il manager di Allianz GI.
Per quanto riguarda il comparto obbligazionario, Massimiliano Maxia, senior fixed income product specialist di Allianz Global Investors, fa notare come la curva rendimenti sia ora tornata positiva, mentre un anno fa era molto negativa, e ora i rendimenti sulla parte lunga della curva siano tornati a salire.
“Nel 2024 la duration non è stata però un fattore di performance – rimarca Maxia – E anche quest’anno è da utilizzare in maniera tattica, La BCE è più di supporto della Fed: il mercato prezza ora quattro tagli da 0,25% per quest’anno per arrivare intorno al 2%. Quindi la duration è da usare più in Europa che negli USA, puntando su un range di maturity compreso tra 3 e 7 anni. Per quanto riguarda governativi e corporate IG, meglio l’Europa: le valutazioni non sono molto diverse dagli Usa, i fondamentali non sono fantastici, ma è meglio puntare sulla qualità”.
Sugli high yield, invece, discorso differente. “Meglio quelli statunitensi degli europei – spiega Maxia - Negli ultimi 30 anni, il rendimento offerto dagli high yield è stato del 7,5% annualizzato, ma con una scomposizione importante: l’8% deriva dal flusso cedolare, mentre l’apporto del prezzo è negativo”.
“Il rischio più grosso per un portafoglio è legato alla correlazione positiva tra equity e bond che è ai massimi – conclude Corsello - Quindi servono asset non correlati per diversificare il portafoglio. Ad esempio l’oro, oppure la stessa volatilità, presa come asset class distinta”.
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