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PIL italiano in calo a sorpresa

7/31/2023 | Redazione Advisor

L’inattesa contrazione dello 0.3% nel secondo trimestre è stata trainata dalla domanda interna, e il rallentamento potrebbe avere interessato anche la domanda di servizi. L’analisi di ING


Il PIL italiano è stato inaspettatamente più debole del previsto nel secondo trimestre dell’anno, segnando un -0,3% dopo il +0,6% del primo quarto, e la contrazione è stata trainata dalla domanda interna. “Come suggeriscono i dati sull'inflazione di luglio, il rallentamento potrebbe avere interessato anche la domanda di servizi” commenta Paolo Pizzoli, senior economist di ING, che tuttavia aggiunge: “Sulla base della fiducia delle imprese e dei dati sul mercato del lavoro, riteniamo che nel terzo trimestre si dovrebbe evitare un'altra contrazione del PIL”.

 

“Il sintetico comunicato stampa dell'Istat indica che il calo trimestrale è stato trainato dalla domanda interna (al lordo delle scorte)” spiega Pizzoli, “mentre le esportazioni nette hanno avuto un impatto nullo sulla crescita. Dal punto di vista dell'offerta, l'Istat rileva che il valore aggiunto si è contratto sia nell'industria che nell'agricoltura e si è espanso marginalmente nei servizi”.

 

“Avevamo previsto che il primo trimestre molto positivo difficilmente avrebbe potuto essere replicato nel secondo, ma pensavamo che la tenuta dei servizi potesse riuscire a compensare marginalmente la contrazione dell'industria” puntualizza Pizzoli. “A quanto pare, non è stato così. Sul fronte della domanda, sospettiamo che la debolezza degli investimenti privati e delle scorte possa essere alla base della sorpresa negativa, mentre i consumi privati potrebbero essere riusciti a rimanere in territorio positivo grazie a un mercato del lavoro ancora resiliente e a un'inflazione in decelerazione”.

 

Dopo la stima preliminare per il secondo trimestre, Pizzoli spiega che l’inerzia statistica per la crescita del PIL dell'intero anno si attesta allo 0,8%. “La nostra previsione di base per la crescita media del PIL è attualmente dell'1,2%, ma il dato deludente di oggi aggiunge rischi al ribasso. Tuttavia, riteniamo che una recessione tecnica possa ancora essere evitata nel terzo trimestre del 2012. I dati sulla fiducia delle imprese di luglio sono stati contrastanti, ma con più luci che ombre. All’ulteriore calo della fiducia nel settore manifatturiero si sono contrapposti miglioramenti in tutti gli altri comparti e in misura più netta nei servizi (turismo e trasporti) e nelle costruzioni (opere specializzate). Riteniamo che tale andamento sia ancora compatibile con un ritorno a una modesta crescita positiva nel terzo trimestre”.

 

Secondo Pizzoli l'indebolimento dell'economia ha forse contribuito a raffreddare l'inflazione a luglio. “I dati preliminari sull'inflazione, anch'essi pubblicati oggi, confermano che il percorso disinflazionistico è ancora in atto, sia per le misure headline che per quelle core. L'inflazione complessiva è scesa al 6% (dal 6,4% di giugno), soprattutto a causa della decelerazione dei servizi di trasporto e dei beni energetici non regolamentati. La decelerazione dell'inflazione di fondo al 5,2% (dal 5,6%) di giugno è di per sé un fattore confortante, aiutato da un calo anche nei servizi, ma non si può dare per scontato un ritmo simile nella seconda metà dell'anno. Infatti, la recente accelerazione delle retribuzioni orarie (al 3,1% anno su anno in giugno dal 2,4% in maggio) filtrerà attraverso la pipeline dei prezzi, manifestandosi eventualmente nell'inflazione dei servizi nei prossimi mesi”.

“Il dato odierno sull'inflazione – conclude Pizzoli – è ancora in linea con le nostre attuali proiezioni, che indicano un dato medio del 6,5% per l’inflazione armonizzata nel 2023”.

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