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6/27/2023 | Daniele Riosa
“Non ci sarà una recessione, ma assisteremo ad un rallentamento economico globale. L’inflazione calerà più rapidamente negli Stati Uniti rispetto all’Eurozona. Questa diminuzione porterà di nuovo ad avere una correlazione negativa tra azioni obbligazioni e ad uno scenario più costruttivo per i mercati anche grazie all’aumento degli utili. Giappone e Yen sugli scudi grazie al ritorno dell’inflazione”. Questo è in estrema sintesi l’outlook per il secondo semestre del 2023 di Teresa Gioffreda, investment strategist di UBS Asset Management.
Per quanto riguarda l’Italia, la manager prevede “una crescita superiore agli altri Paesi europei e una Germania in difficoltà. L’Europa, nel suo complesso, dovrebbe incorrere in una recessione tecnica”.
Delude fino ad ora la Cina, a causa “delle nuove chiusure dovute alla recrudescenza del Covid e ai fattori geopolitici. Il quadro dovrebbe però migliorare grazie alla People Bank of China che ha iniziato ad adottare una politica monetaria espansiva e dal governo si attendono misure fiscali importanti”. Inoltre, come rileva l’ executive director ma anche head of Gwm Client Coverage & Investment strategy di UBS AM, “durante il lockdown, le famiglie hanno accumulato ingenti risparmi che ancora non stanno riversando nei consumi a causa dell’incertezza: quando lo faranno, il quadro del Paese migliorerà”.
Sul fronte banche centrali la “Federal Reserve rimarrà falco: è prevedibile un ulteriore aumento dei tassi d’interesse di 25 punti base nella riunione di luglio”. Per quanto riguarda la Banca Centrale Europea “bisognerà vedere se nell’area euro si materializzerà una recessione e quanto l’inflazione sarà ancora persistente. Probabilissimo un aumento dei tassi del 25% a luglio, sulle mosse di settembre permane incertezza legata al livello di inflazione, soprattutto in considerazione della guerra in Ucraina e delle conseguenti ricadute sul settore dell’energia”.
Venendo alla strategia di portafoglio, “dobbiamo tenere in considerazione diversi fattori tra cui quelli macro, lo abbiamo visto col Covid, con la guerra in Ucraina e con le tensioni geopolitiche tra Stati Uniti e Cina. Queste ultime, per quanto possiamo continuare a vederle sul fronte tecnologico, non dovrebbero raggiungere il punto di massima tensione. Fatta questa premessa, affrontiamo i mesi estivi con un'opinione più costruttiva sul mercato azionario rispetto ai mesi precedenti: i segnali di calo dell'inflazione sono positivi per il mercato e ci portano a pensare che la maggior parte dei rialzi dei tassi siano ormai alle nostre spalle; inoltre i dati economici mostrano una crescita più resiliente rispetto alle attese, che fa ridurre notevolmente le probabilità di una recessione nel breve; infine, dopo circa un anno di revisioni negative sugli utili, iniziamo ad avere sorprese al rialzo con stime che tornano a crescere".
Lato mercato azionario “bisognerà vedere se le aziende USA legate al comparto tecnologico proseguiranno sulla strada rialzista. Attualmente hanno valutazioni care ma, proprio per questo, potrebbero andare incontro a una stagione di trimestrali da record. Certamente vediamo in crescita le mid-cap legate al settore dell’intelligenza artificiale. L’approccio all’Europa, causa una probabile recessione tecnica, è più neutrale. Nel Vecchio Continente si fanno preferire il settore bancario, perché l’industria del credito Ue vanta fondamentali solidi e i tassi alti sostengono i margini, il comparto energetico, che presenta valutazioni più attraenti del corrispettivo Usa essendo stato più penalizzato dal regolatore”.
Ma a prevalere nel secondo semestre del 2023, secondo UBS AM, sarà “l’obbligazionario a breve termine, anche se la probabile frenata sul rialzo dei tassi potrebbe offrire interessanti opportunità anche a lungo termine. Nello specifico, i titoli di stato hanno ripreso a svolgere anche il loro ruolo di bene rifugio all'interno dei portafogli, con la correlazione che è tornata negativa rispetto alle azioni, e i crediti investment grade, sia corporate sia emergenti, hanno rendimenti interessanti; siamo selettivi sugli high yield, poiché se dovesse peggiorare il contesto economico potrebbero soffrire di un aumento dei tassi di default".
"L’oro - conclude Gioffreda - tornerà ad essere un bene rifugio così come il dollaro, che però si indebolirà. Tra le valute, assisteremo ad un rafforzamento dello Yen come conseguenza del ritorno dell’inflazione in Giappone”.
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