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10/30/2024 | Daniele Riosa
“L’Italia sta crescendo alla velocità media dell’Area Euro da due anni a questa parte, siamo in linea con lo sviluppo francese e viaggiamo meglio di una Germania in crisi. Certo, cresciamo meno di Portogallo e Spagna. Il problema rimane però quello di una crescita dell’Area Euro debole, circa l’1%, soprattutto rispetto a quella degli Sati Uniti che è del 2,5%”. Lo ha detto Carlo Cottarelli (in foto), economista di fama internazionale, ospite d’onore del Fee-Only Summit 2024 di Verona, nel corso dell’intervista con Antonia Ronchei, direttrice de Il Bollettino.
L’ex direttore esecutivo al Fondo Monetario Internazionale e ed ex commissario straordinario per la revisione della spesa pubblica in Italia, spiega che la crescita del nostro Paese è da “attribuire soprattutto alle esportazioni che hanno superato le importazioni”.
Cottarelli sottolinea il permanere di alcune criticità come quella “dell’elevato pubblico”, anche se, su questo fronte, “il piano del governo per ridurlo è in linea con le richieste europee e va nella direzione di rimettere a posto i conti pubblici”.
C’è un latro fattore che preme all’economista: quello di “rendere l’Italia un Paese in cui è facile investire. Ma su questa strada ci sono tre grandi ostacoli: l’eccessiva tassazione, la troppa burocrazia e la lentezza della giustizia. Anche se, su questo ultimo fronte, c’è una velocizzazione in corso. Entro il 2026, infatti, i processi civili dovrebbero avere un durata quasi dimezzata rispetto ad oggi”.
Sul fronte degli investimenti, bisognerebbe puntare soprattutto “sulla sanità, sulla pubblica istruzione e su politiche per favorire la natalità visto che, in un Paese con una popolazione in età avanzata, la produttività fatica a mantenere il passo. Questa rappresenta una delle sfide più complesse per il futuro dell'Italia”.
Ma, considerata la complessa situazione internazionale, “un settore su cui investire, è certamente quello della difesa, anche se, in Europa, permane un problema di mancanza di uniformità dei Paesi e di una politica comune. Se ci muovessimo in modo più unitario, avremmo un risparmio o una maggiore efficacia d’azione: in Europa ci sono 27 Paesi e 27 eserciti, 16 -17 carri armanti diversi mentre negli USA c'è un unico tipo di carro armato, con qualche variante. La stessa Italia investe in difesa meno del 2% rispetto al PIL, quota stabilita dalla Nato: siamo all’1,5 per cento”.
Da dove attingere per fare questi investimenti? “Innanzitutto dalla lotta all’evasione fiscale e dalla revisione della spesa. La spending review però necessita di tempo, almeno una anno per vedere i primi risultati”.
Ultimo capitolo sui BRICS “la cui crescita, del PIL e demografica, sta mettendo in crisi l’Occidente a cui manca la capacità di innovare che aveva in passato. La stessa intelligenza artificiale - conclude Cottarelli - sta ancora incidendo poco sul tasso di produttività degli Stati Uniti che in calo da ben 25 anni”.
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