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Reti, quanta confusione (e quanti costi) dalla Corte di Cassazione

4/26/2014

La sentenza 7776/2014 sullo ius poenitendi ha sorpreso il mondo dei consulenti (ex-promotori), che al momento osserva con relativo distacco la vicenda, ma invia già messaggi chiari alle autorità.


La sentenza 7776/2014 della Corte di Cassazione sullo ius poenitendi ha sorpreso il mondo delle reti, che al momento osserva con relativo distacco la vicenda, ma invia già messaggi chiari sulla confusione che la sentenza in questione genera. Come sottolineato da Paolo Lucarelli, socio fondatore di Galante e Associati Studio Legale, l'intervento della Corte di Cassazione riapre il dibattito sul famoso diritto di ripensamento e potrebbe generare non pochi problemi al mondo delle reti (Consulenti (ex-promotori)-Clienti, riesplode il caso ius poenitendi)

 

Una conferma da questo punto di vista arriva da Marco Tofanelli, segretario generale di Assoreti, che nel commentare su FCHub la vicenda afferma: "La sentenza sullo ius poenitendi va oltre la garanzia di una uniforme e corretta interpretazione della legge. Creando confusione. E altri costi per gli intermediari".

 

Secondo Tofanelli, infatti, la sentenza n. 7776/2014 della Corte di Cassazione non fa altro che rendere "complessa" una situazione che prima non lo era. "Lo jus poenitendi è un correttivo, un costo" spiega Tofanelli che ricorda come dal 1974 "la norma viene modificata e rimodificata e, dunque, è stata ed è evidente oggetto di attenzione da parte del legislatore". 

 

Ma è ovvio che in questa determinata fase storica "la continua messa in discussione, autoritativamente imposta, di determinati assetti normativi comporta anche la ridefinizione dei modelli organizzativi e l’assunzione di costi che gli operatori devono latamente sostenere per adeguarvisi: doveroso, ma nel presupposto che ciò risponda alle finalità principali delle disciplina dei mercati finanziari, ossia la funzionalità del mercato e, di seguito, intimamente connessa, la tutela del consumatore".

 

Senza entrare nel dettaglio dell'analisi di Tofanelli (disponibile nella sua versione completa a questo link) qui si ricorda una delle conclusioni del segretario generale di Assoreti, che commenta la sentenza a titolo personale: la logica della sentenza che distingue il tipo di tutela in base al fatto che le operazioni vengano o meno perfezionate in sede o fuori sede, non ha alcun senso, "l’iniziativa all’incontro, in sede o fuori sede, proviene sempre dal cliente" conclude Tofanelli "è la sollecitazione all’acquisto che comporta la tutela ed il correlativo costo. Ma la sollecitazione deve essere presunta juris et de jure, e ciò non può accadere, ex lege, per i servizi esecutivi".

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