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USA, quanto durerà l'immunità azionaria?

7/29/2024 | Redazione ADVISOR

È inevitabile chiedersi se le prossime elezioni presidenziali americane possano o meno avere un impatto negativo sui titoli americani, che sembrano oggi indifferenti alle crisi geopolitiche.


“Nel secondo trimestre dell'anno sembra essere emersa una chiara tendenza: mentre molte delle principali economie e mercati mondiali hanno affrontato l'estremismo politico e la crescita stagnante, gli Stati Uniti sono apparsi del tutto indifferenti di fronte alla forza dei consumatori, all’aumento della produttività e al contributo unico che le proprie aziende stanno dando alla rivoluzione dell'intelligenza artificiale”. Julian Howard, Lead Investment Director delle soluzioni Multi Asset di GAM, sottolinea subito, nel suo ultimo report, “l’immunità” che il mercato azionario americano sembra mostrare di fronte alle difficoltà geopolitiche.

“Rimaniamo ampiamente focalizzati sull’azionario, visti i venti di coda di cui gode il mercato statunitense, unitamente al fatto che esso domina gli indici azionari globali (66% dell'MSCI AC World)” spiega ancora Howard. “In termini regionali, la nostra enfasi è decisamente sugli Stati Uniti rispetto alla maggior parte degli altri mercati. Se da un lato adottiamo una visione più “neutrale” sui mercati emergenti e accettiamo le opportunità a lungo termine in Cina, dall'altro rileviamo le potenziali turbolenze derivanti dalle guerre commerciali, i rischi geopolitici, tra cui quello di Taiwan, e le sfide economiche strutturali della seconda economia mondiale. Anche l'Europa ci entusiasma meno, viste le crescenti turbolenze politiche e il modo in cui queste turbolenze stanno determinando la volatilità dei mercati, diversamente da quanto accade negli Stati Uniti”.

Ma è inevitabile chiedersi se le prossime elezioni presidenziali americane possano o meno avere un impatto negativo sugli Stati Uniti. “Le passate elezioni presidenziali statunitensi non hanno generalmente influenzato i risultati dell'S&P 500, se non in casi estremi” risponde Howard. “Si ricordano in particolare le elezioni del 2000 con Bush contro Gore, nel pieno del boom tecnologico degli anni '90, e quelle del 2008 con Obama contro McCain, durante la crisi finanziaria globale.

Tuttavia, in periodi economici altrimenti “normali”, l'S&P 500 è rimasto relativamente stabile all'indomani di ogni elezione dall'inizio degli anni Novanta” continua il Lead Investment Director delle soluzioni Multi Asset di GAM. “Oggi, con un consumatore forte, un miglioramento della produttività e una buona redditività aziendale (con la prospettiva di utili ancora migliori da qui in avanti), riteniamo che il mercato azionario statunitense sarà in grado di rimanere concentrato sui fondamentali del mercato nei prossimi mesi. È vero che il deficit di bilancio degli Stati Uniti, pari a quasi il 6%, è probabilmente malsano. Ma gli Stati Uniti godono di privilegi finanziari e valutari unici che altre regioni generalmente non hanno. Ciò conferisce un significativo vantaggio relativo in questi tempi difficili”.

Ma al di fuori delle azioni, “continuiamo a vedere valore nei titoli di Stato a breve scadenza in tutte le principali classi valutarie, visti gli imbattibili rendimenti aggiustati per il rischio rispetto a quasi tutte le altre alternative” conclude Howard. “Il nostro interesse per i titoli di Stato a più lunga scadenza funge anche da ulteriore “protezione” in caso di eventi geopolitici o di mercato estremi, offrendo al contempo la prospettiva di un apprezzamento del capitale grazie ai rendimenti già elevati. Ad esempio, il Treasury USA a 10 anni offre un rendimento relativamente elevato (almeno per gli standard degli ultimi 15 anni) del 4,4% a fine giugno. L'attrattiva di questi asset risk-free è completata dall'interesse selettivo per i titoli insurance-linked, i titoli garantiti da ipoteca, le obbligazioni investment grade a brevissima scadenza e le obbligazioni subordinate selezionate. Infine, in termini tattici, continuiamo a considerare i titoli del Tesoro USA in parte come una difesa contro l'eventualità di una correzione del mercato, ma anche come un mezzo per non farsi trovare impreparati e rivolgere nuovamente l’attenzione ai titoli azionari all'indomani di tali eventi”.

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