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Investitori istituzionali, i rendimenti tornano positivi

9/4/2024 | Daniele Barzaghi

Come segnala il report “Investitori istituzionali italiani: iscritti risorse e gestori per l'anno 2023" di Itinerari Previdenziali restano ampi i margini di incremento per gli investimenti in economia reale


Dopo le perdite registrate l’anno precedente, i rendimenti 2023 degli investitori istituzionali italiani tornano positivi grazie al recupero dei mercati finanziari: +4,9% per le fondazioni di origine bancaria, +6,7% per i fondi negoziali, +4,4% per i fondi preesistenti, + 7,9% per i fondi aperti e +8,4% per i PIP di ramo III.

Come segnala il report “Investitori istituzionali italiani: iscritti risorse e gestori per l'anno 2023" (qui la fotografia generale a fine 2023, appena ufficializzata) del centro di ricerca Itinerari Previdenziali, presentato questa mattina dal professor Alberto Brambilla e dall'analista Michaela Camilleri (in foto), per i player istituzionali restano ampi i margini di incremento per gli investimenti in economia reale. Rilevata, in particolare, la necessità di favorire il reinvestimento nel sistema produttivo di una maggiore quota del TFR confluito ai fondi pensione.

Il patrimonio degli investitori istituzionali (welfare contrattuale e fondazionale) è passato dai 142,85 miliardi di euro del 2007 ai 295,97 miliardi del 2023, con un incremento del 107%. E, circa l'80% di questi, è importante sottolinare, è oggi affidato direttamente o indirettamente a gestori professionali.

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“Nonostante le tensioni geopolitiche, nel 2023 l’andamento dei mercati finanziari, tanto sul fronte obbligazionario quanto su quello azionario, ha beneficiato del raffreddamento dell’inflazione e della conseguente prospettiva di un allentamento delle condizioni monetarie da parte delle banche centrali” ricordano da Itinerari Previdenziali. “Le tendenze osservate sui mercati si sono riflesse sui risultati degli investitori istituzionali, che hanno registrato in media rendimenti ampiamente positivi, sia per le linee a maggiore contenuto azionario sia per quelle che investono maggiormente in titoli di Stato e altri titoli di debito”.

“Valutando la redditività su orizzonti temporali più coerenti con il risparmio previdenziale" precisa Alberto Brambilla “emerge come la buona diversificazione degli investimenti abbia consentito di mantenere un vantaggio nella media a 10 anni sia per i rendimenti composti sia per quelli cumulati, su inflazione e media quinquennale del PIL, pareggiando il rendimento del TFR”.

Peraltro, nei primi sei mesi del 2024 gli investitori istituzionali registrano in media risultati positivi, in particolare nelle gestioni con una maggiore esposizione azionaria, confermando quanto rilevato nel corso del 2023: 2,9% per i fondi pensione negoziali, 3,6% per i fondi aperti e 6,3% per i PIP di ramo III, mentre le gestioni separate di ramo I hanno segnato un +0,7%. Il TFR è cresciuto nel semestre dello 0,9%, l’inflazione mostra una netta decelerazione con un aumento dello 0,5%.

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Sul fronte dell'economia reale, tra le varie tipologie di investitori istituzionali, le fondazioni di origine bancaria si riconfermano i maggiori investitori nell’economia domestica, con il 43% del patrimonio investito, seppur sostenuto da un’esposizione nella banca conferitaria pari al 23,84%; seguono le casse privatizzate dei liberi professionisti, con il 17% circa, mentre si conferma modesta la quota investita nel Paese da parte di fondi pensione negoziali e preesistenti, che si fermano rispettivamente al 5,17% e al 2,9% del patrimonio.

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