27/01/2023

Azionario, opportunità tra Europa e Stati Uniti

La News

La sicurezza energetica è una questione centrale per l’Europa e ha catalizzato anche l’attenzione degli investitori. Anche se l’impatto macroeconomico sembra finora tutto sommato modesto: gli analisti di Capital Group prevedono infatti un calo del PIL di solo circa l’1% nel 2023.

L’Europa “ha sostituto con successo il petrolio e il gas russi con altre fonti energetiche in molti settori, riducendo la necessità di ricorrere a tagli significativi alla produzione o alla distruzione della domanda energetica”, spiega Julie Dickson, Investment Director per l’azionario.

Inoltre “una recessione più contenuta potrebbe sbloccare ulteriore valore nelle azioni europee, le cui valutazioni a sconto sono significative rispetto agli Stati Uniti”. Va da sé che se l’inflazione dovesse già ora cominciare a calare si verificherebbe un picco dei tassi di interesse di riferimento ben al di sotto delle aspettative attuali.

 

C’è poi una rinnovata attenzione verso i dividendi, che se finora sono talvolta apparsi perfino “noiosi”, oggi, con il rallentamento della crescita e l’aumento del costo del capitale, ci si aspetta che contribuiscano in modo più significativo al calcolo dei rendimenti complessivi. Quando si prevede una crescita single digit, i dividendi offrono solitamente una opzione vantaggiosa e possono fungere da protezione ai ribassi in caso di volatilità.

Le “società che hanno distribuito dividendi costanti e superiori al mercato si trovano, tra gli altri, nei settori finanziario, energetico, dei materiali e sanitario”. Le società con flussi di cassa solidi e affidabili sono favorite e candidate a guidare la prossima ripresa.

 

Un altro tema del mercato azionario riguarda il settore sanitario, composto da società innovative e ben capitalizzate: quelle meglio gestite avranno un ruolo sempre più rilevante nella ripresa economica, anche se forse non sarà questo settore a trainarla.

 

Infine le società di beni strumentali, con l’industria manifatturiera americana in pieno rilancio: anni di globalizzazione hanno portato a ridurre gli investimenti in macchinari e impianti, che devono quindi essere rinnovati. Inoltre la transizione verso le energie rinnovabili sta rendendo necessario rivedere le strutture alla luce delle novità tecnologiche green.

Tutto questo potrebbe favorire la crescita degli utili a lungo termine per le aziende agili e ben gestite, che vogliono salire su questo treno in corsa. Tutti questi “miliardi di dollari di spesa significano anche un potenziale di crescita dei ricavi per una serie di aziende leader nel settore dei beni strumentali” appunto, conclude Dickson. Insomma, il “Made in USA” tornerà ad essere sinonimo di crescita, possiamo starne certi.

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