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Banca Mediolanum, la Corte Ue dà ragione a Fininvest

5/17/2024 | Redazione ADVISOR

Un punto a favore per la famiglia Berlusconi nella disputa che dal 2014 la vede coinvolta nell'acquisizione, da parte di Fininvest, di una quota certificata dell’istituto


La decisione con la quale la Bce nell'ottobre del 2016 ha rifiutato di autorizzare l'acquisizione da parte di Finivest di una partecipazione qualificata in Banca Mediolanum "deve essere annullata nella sua interezza". E' questa la conclusione a cui è giunto l'avvocato generale della Corte Ue nell'ambito dell'esame della causa intentata da Fininvest e da Silvio Berlusconi. Le conclusioni dell'avvocato generale non pregiudicano la sentenza che sarà emessa dalla Corte Ue nei prossimi mesi.

Una tesi, si legge sul Corriere della Sera, che nella sostanza segna un punto a favore di Fininvest e degli eredi Berlusconi nel lungo contenzioso, che dura da 10 anni, sulla quota di circa il 30% detenuta da Fininvest in Mediolanum, al momento congelata per la parte eccedente il 9,9 per cento. L'Avvocato generale della Corte di Giustizia, Manuel Campos Sánchez-Bordona, si è infatti espresso per l'annullamento della sentenza del tribunale dell'Unione europea dell'ii maggio 2022, con cui era stato respinto il ricorso sulla decisione della Bce del 2016 che si era espressa contro l'acquisizione di una partecipazione qualificata nella banca per il motivo che Silvio Berlusconi non soddisfaceva la condizione di onorabilità applicabile ai detentori di partecipazioni qualificate. 

Due sono le strade che si aprono adesso per Fininvest ed eredi Berlusconi: o la Corte di Giustizia annulla la sentenza del tribunale del 2022 e la decisione della Bce del 2016, come richiesto dall'Avvocato generale; oppure il ricorso viene respinto e nel qual caso, come anticipato da Radiocor, gli eredi potrebbero richiedere una nuova autorizzazione alla Bce, stavolta senza i problemi dei requisiti di onorabilità legati al defunto Silvio Berlusconi. Il caso era nato io anni fa, quando nel 20141a Banca d'Italia aveva imposto a Fininvest l'obbligo di cedere la quota eccedente 119,9%, ovvero di circa 20%, dopo l'iscrizione di Mediolanum tra i gruppi bancari e la perdita dei requisiti di onorabilità da parte dell'ex presidente del Consiglio a causa della condanna per frode fiscale. La decisione era stata annullata dal Consiglio di Stato, ma successivamente la Bce, su impulso della stessa Banca d'Italia, aveva deciso che Fininvest non poteva detenere la partecipazione. Da qui è nato un lungo contenzioso, arrivato ora, dopo vari passaggi, alla Corte di Giustizia. 

In particolare, è al momento fermo al Tar il giudizio avviato dai legali di Fininvest, dopo la decisione della Bce, per bloccarne le conseguenze. La Banca d'Italia, infatti, aveva nel frattempo adottato un provvedimento che ordinava la dismissione delle quote eccedenti. Provvedimento che è stato, conseguentemente, impugnato davanti al giudice amministrativo, il quale ha sospeso il giudizio in attesa dell'esito della Corte di Giustizia che dovrebbe arrivare, appunto, dopo l'estate. Le conclusioni dell'Avvocato generale, naturalmente, non vincolano la Corte che emetterà la sentenza ma è un punto a favore delle tesi sostenute dagli avvocati di Fininvest e degli eredi di Berlusconi. L'Avvocato generale sostiene, tra l'altro, che il controllo della Bce sull'acquisizione o incremento di partecipazioni qualificate non può estendersi alle partecipazioni "storiche", vale a dire esistenti prima della data di entrata in vigore delle nuove regole nel 2014. Le conclusioni dell'Avvocato generale non vincolano la Corte ma è stata accolta la tesi della famiglia Berlusconi. 

 

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