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12/3/2024 | Daniele Barzaghi
“Basta Tfr all'Inps, bisogna finirla. È una vergogna, è solo una tassa implicita sulle piccole imprese, che praticamente non possono utilizzare queste risorse e che anzichè finanziare l'economia reale finiscono solo nella spesa corrente dell'Inps”. Così, intervistato da La Stampa, interviene il presidente di Itinerari Previdenziali, Alberto Brambilla (in foto), autore della legge quadro del 2005, favorevole ad introdurre il silenzio assenso (formula opposta a qualunque principio di educazione finanziaria della cittadinanza) per favorire il trasferimento del Tfr ai fondi pensione.
"Bisognerebbe anche rivedere il regime fiscale, perché noi siamo l'unico Paese in Europa che tassa i fondi tutti gli anni e non solo al momento del riscatto" aggiunge l'esperto, alfiere del modello dei fondi pensione integrativi privati.
“Il presidente (dell'Inps, ndr) Fava ha però detto che ha bisogno di quel soldi. Ma ci rendiamo conto? Se io fossi un giovane, sapendo una cosa del genere, non verserei più nemmeno un euro all'Inps. Fa il paio col ministro dell'Economia Giorgetti quando afferma che 'con questa demografia non c'è nessun sistema pensionistico che tenga'. Ma dove siamo? Questi si rendono conto di quello che dicono, che messaggio danno ai giovani?” è netto Alberto Brambilla.
“La politica ha sempre fatto la guerra alla previdenza complementare a partire dal primo decreto adottato nel 1993 e poi con gli interventi successivi” prosegue il fondatore di Itinerari Previdenziali. “È stata prima introdotta una imposta preliminare del 15% su tutti i versamenti, poi negli anni seguenti ci sono state le misure che hanno peggiorato la situazione. Ad esempio Visco nel 2000 non solo ha eliminato le polizze agevolate ma ha anche aumentato la tassazione finale. Nel 2006 poi è arrivato il Governo Prodi che ha cancellato il fondo di garanzia per le piccole e le microimprese e diviso le platee tra chi ha più di 50 dipendenti e chi ne ha meno. Il risultato di tutto questo è che ora abbiamo il rapporto tra patrimonio dei fondi pensione e prodotto interno lordo che arriva a malapena al 10%, mentre la media europea supera il 75%. Insomma siamo ad un abisso”.
E sintetizza: “La scelta della previdenza integrativa non solo è inevitabile ma va rafforzata e sistemata. (…) Certamente occorre prevedere un nuovo semestre di silenzio-assenso, ma prima si dovrebbe ripristinare il fondo di garanzia per le micro e piccole imprese, e poi bisognerebbe modificare la tassazione, perché i fondi pensione non sono certo investimenti speculativi ed andrebbero trattati esattamente come i Pir 4.0”.
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