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Imprese Private, Baldan: tecnologia per il benessere, dall’estetica alla riabilitazione

10/18/2024 | Daniele Barzaghi

Il gruppo Baldan, impresa da 40 milioni di euro di fatturato, produce macchinari per saloni di bellezza e “Pharma-Spa”


Trentunenne milanese basato da una decina d’anni a Londra, Brando Baldan (in foto sopra) rappresenta la seconda generazione di imprenditori del gruppo Baldan fondato a metà degli anni 80 da suo padre Antonio (in foto sotto). Un’impresa italiana da circa 40 milioni di euro di fatturato annuo che produce e commercializza macchinari per estetica e benessere e prodotti di bellezza, oggi distribuiti in circa 2.500 farmacie e 8.000 centri specializzati.

“Negli anni 80 mio nonno Nino era un parrucchiere molto noto a Milano e aveva già allora allargato l’attività alla commercializzazione di prodotti per capelli, creando una struttura da un centinaio di dipendenti. Mio padre iniziò con lui, come rappresentante, ma quasi subito si rese conto che in quegli anni stava nascendo una nuova industria, quella dell’estetica avanzata, che non si limitava alle cure da salone di bellezza ma approcciava tecnologie diverse, non invasive. E comprese il potenziale commerciale delle lampade abbronzanti, un mercato ancora embrionale in Italia ma già di successo negli Stati Uniti. Così iniziò a farle arrivare dall’America e a distribuirle in Italia” esordisce Baldan, oggi presidente del gruppo di famiglia, accogliendoci nella casa milanese dove è cresciuto.

“In origine dunque era un’attività di distribuzione e white labeling con una forte attenzione all’elemento tecnologico. Poi, circa 20 anni fa, furono acquisite due società di cosmesi, Jean Klèbert e Gil Cagné, che consentirono di integrare l’offerta, creando un one-stop-shop per i nostri clienti, un unico rivenditore dove gli estetisti potessero comprare macchinari e prodotti di bellezza insieme, risparmiando. Questo creò la base del successo di mio padre ma la vera differenza la fece una geniale formula finanziaria da lui ideata in questo settore: forte della capacità dei prodotti si propose ai clienti come partner finanziario. Il macchinario è comprato con un leasing che prevede il pagamento rateizzato: stiamo parlando di strumentazioni che un centro estetico paga nell’arco di 60 mesi e di un investimento recuperato in media già nel primo anno. Nel caso in cui un cliente dovesse invece riscontrare difficoltà nei pagamenti il gruppo Baldan affianca la struttura cercando di capire cosa non abbia funzionato, facendo un ulteriore training, così da migliorare i ricavi di quel centro estetico nei mesi successivi. Ma devo dire che non è stato quasi mai necessario” ribadisce il giovane imprenditore.

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“All’inizio la società copriva un target di massa; oggi lo stiamo alzando con macchinari dai 20.000 ai 60.000 euro e da semplici distributori siamo diventati anche produttori, col 90% delle tecnologie costruite in Italia su nostro progetto e design: come per il nostro macchinario di punta, il T-SHAPE 2 (in foto sopra) disegnato da Simone Micheli, oggi autorizzato anche dalla FDA statunitense. Ognuna di queste strumentazioni nasce da componentistica da oltre 50 fornitori diversi e poi assembliamo in Toscana, testiamo e spediamo in tutto il mondo” descrive la filiera produttiva Baldan. “Così facendo riusciamo a tenere in Italia costi di produzione concorrenziali con l’Asia e abbiamo un forte controllo sulla qualità; un aspetto fondamentale visto che siamo noi a rispondere in caso di malfunzionamento”.

“Infine, e questa è la novità degli ultimi 5-6 anni, stiamo allargando la nostra offerta dal core business dell’estetica alla cosiddetta ‘medicina estetica’, alla Pharma-Spa inventata tanti anni fa da mio padre e oggi proposta dalle più grandi farmacie. Un nuovo canale distributivo, rafforzato dall’autorevolezza portata dal camice bianco, che prima non esisteva. E stiamo guardando anche ai trattamenti riabilitativi, sempre condotti con l’aiuto di un professionista presente” evidenza Baldan, preconizzando una delle future linee di crescita che gli appaiono più interessanti anche finanziariamente. 

“La fortuna della nostra famiglia oggi” si sofferma “è che mio padre, mia sorella Amanda (in foto sotto, ndr) e io siamo estremamente complementari. Loro due hanno il gusto della vendita, dell’incontro: lui lo fa a livello mondo, lei ha iniziato ora in Spagna. Io preferisco la parte gestionale, i setup nei vari mercati, le dinamiche normative con avvocati e commercialisti e lasciare a loro due lo sviluppo commerciale”. 

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“Ma quando 10 anni fa, visto il mio amore per Londra, decidemmo di aprire una filiale nel Regno Unito, mio padre mi insegnò il mestiere, sottolineando l’importanza di conoscere tutta la nostra filiera” ricorda. “Io allora giravo con un paio di macchinari nel baule dell’automobile e mio padre, che allora aveva già oltre 50 anni, venne in Inghilterra e, come aveva fatto decenni prima in Italia, riniziò insieme a me a bussare a ogni centro estetico e farmacia. E a fine pomeriggio, quando rientravamo stremati a casa, se vedeva dalla finestra un negozio che non avevamo ancora approcciato, si rinfilava le scarpe e scendeva di nuovo. Mi aveva fatto vedere le dinamiche aziendali fin da quando ero ragazzino ma fu in quell’occasione che compresi appieno quanto amasse questo lavoro”.

“Tra Italia, Regno Unito, Spagna e resto del mondo abbiamo oggi una rete di 250 agenti - sempre più dipendenti - e quasi un centinaio di specialistici; con mio padre e mia sorella ci siamo divisi i compiti seguendo anche la nostra indole, perché è fondamentale iniziare la giornata con voglia ed entusiasmo. L’aver aperto la filiale inglese mi ha consentito, parzialmente, di fare il percorso da zero, scoprendo in prima persona la differenza tra i diversi Paesi: in Italia è forse più facile mantenere un gruppo consolidato, nel Regno Unito è invece più semplice creare una nuova società; a Londra durante il Covid, ad esempio, ci sono state erogazioni folli. Ha certamente salvato tante famiglie, ma bastavano letteralmente due click per ricevere finanziamenti da 50.000 sterline. La burocrazia britannica è in generale estremamente meno complessa e tutto è ormai gestibile online”.

“La nostra crescita in Italia è stata organica, molto aziendale, senza grande impiego di banche. Non saprei dire se per scelta o circostanze. Oggi indubbiamente sarebbe più complicato perché siamo in una stagione di mercato in cui ‘il primo che arriva prende tutto’, come si dice. Ora che il settore è guardato con interesse ci è capitato invece di essere approcciati da fondi di private equity. Hanno riscattato per esempio un nostro competitor e per noi si è rivelato un vantaggio: hanno iniziato a flipparlo, traendo utili dai tagli, col risultato di bloccarne l’innovazione. Mio padre non è mai stato interessato e ha delegato a me la valutazione. Ma non è ancora il momento” segnala Baldan, dimostrando una dimestichezza con l’argomento non comune tra gli imprenditori italiani.

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Assorbo dagli amici internazionali e della mia compagna che è un’analista finanziaria” si schernisce ridendo. “Essendo nato in un contesto un po’ più fortunato ho potuto viaggiare molto, e venire a contatto con gente davvero diversa ti consente di conoscere un po’ meglio anche te stesso”. “Il mondo della finanza mi interessa. È iniziato come passatempo e oggi mi coinvolge forse anche troppo: sono impegnato in alcune operazioni” aggiunge, segnalando un interesse focalizzato su venture capital e innovazione tecnologica sottostante le criptovalute, lontano da risparmio gestito e private banker che “propongono fondi o prodotti assicurativi che non rendono quasi nulla”. 

Quello della consulenza finanziaria non è un mondo adatto a me. Se devo comprare un fondo sono capace di scaricarmi le presentazioni dettagliate  e capire dove sta investendo. Magari più avanti arriverò al Fixed Income, ma per quello” ironizza “credo di essere ancora un po’ troppo giovane” 

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