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Presidenziali USA, le possibili reazioni dei mercati

6/24/2024 | Redazione ADVISOR

Per gli analisti di Amundi, “un secondo mandato di Biden potrebbe portare a rendimenti a lungo termine più elevati. In caso di vittoria di Trump, prevediamo un rally a breve termine dei titoli azionari”


“Il nuovo scontro elettorale negli Stati Uniti tra il presidente Biden e l'ex presidente Trump concentrerà l'attenzione del mercato sui rispettivi programmi”. Mahmood Pradhan, head of macro dell’Amundi Investment Institute, Anna Rosenberg, head of geopolitics dell'Amundi Investment Institute e Paresh Upadhyaya, director of fixed income and currency strategies di Amundi, esaminano i potenziali cambiamenti di politica economica ed estera che potrebbero emergere nel loro secondo mandato, nonché le ripercussioni sui mercati finanziari.

“Un secondo mandato di Biden – spiegano - manterrebbe probabilmente lo status quo, ma potrebbe portare a rendimenti a lungo termine più elevati, soprattutto in considerazione di un deterioramento della posizione fiscale degli Stati Uniti che nessuno dei due partiti sembra intenzionato ad affrontare. Trump invece annuncerebbe probabilmente cambiamenti politici drastici, tra cui un aumento sostanziale dei dazi, una maggiore deportazione degli immigrati privi di documenti e il tentativo di diluire l'Inflation Reduction Act (IRA). Questi cambiamenti costituirebbero un significativo shock dell'offerta e potenzialmente farebbero salire l'inflazione e i rendimenti. I programmi di politica estera dei candidati potrebbero portare a una serie di risultati. Un'escalation del protezionismo, in particolare l'aumento dei dazi, potrebbe provocare ritorsioni. Le implicazioni di queste politiche sul fabbisogno di finanziamento pubblico, sui costi di indebitamento e sui rendimenti saranno cruciali per i mercati finanziari. Anche se i rendimenti obbligazionari a lungo termine potrebbero diventare più volatili, uno sviluppo ancora più preoccupante sarebbe rappresentato da un persistente aumento del ‘term premium’ su base secolare (ovvero il differenziale del rendimento tra titoli di stato a breve e a lunga scadenza). Una evenienza molto probabile, se il bilancio del settore pubblico continuasse a deteriorarsi”.

Azioni: “In caso di vittoria dei Repubblicani, prevediamo un rally a breve termine dei titoli azionari, guidato dalla prospettiva di un'altra riforma fiscale, in particolare se includesse un taglio dell'aliquota d'imposta sui redditi di impresa. Le detrazioni fiscali proposte da Trump per le piccole imprese potrebbero avvantaggiare in particolare le azioni a piccola capitalizzazione, mentre un aumento della spesa per la difesa e l'energia potrebbe favorire i settori correlati. Tuttavia, l'abrogazione dei crediti per l'energia verde dell'IRA potrebbe avere un impatto negativo sulle imprese del settore. La carta jolly per i mercati azionari sarebbe l'attuazione di una politica commerciale più aggressiva da parte di Trump”.

Al contrario, “una vittoria dei Democratici potrebbe mettere sotto pressione le azioni a causa di potenziali aumenti delle imposte sui redditi d’impresa, delle accise sui riacquisti di azioni societarie (buyback), delle imposte sui redditi più elevati e dell'introduzione di una tassa sul patrimonio. Il proseguimento del programma di Biden Build Back Better potrebbe portare a una sovraperformance dei settori delle infrastrutture, delle costruzioni e dell'energia verde, mentre i settori della tecnologia e dell'energia tradizionale potrebbero subire un ritardo. Attualmente, le aspettative del mercato sono a favore di un governo diviso, che di solito avvantaggia le azioni. Storicamente, i mercati azionari hanno reagito positivamente ai governi divisi, in quanto è meno probabile che vengano attuate misure controverse come aumenti delle tasse e aumenti significativi delle tariffe”.

Capitolo reddito fisso: “I rendimenti statunitensi saranno determinati principalmente dalla traiettoria del debito Usa, che molti considerano attualmente insostenibile. Qualunque sia il partito in carica, a un certo punto dovrà presentare un piano di aggiustamento credibile per assicurare ai mercati che i requisiti di finanziamento del governo saranno gestibili. Qualsiasi rinvio nella convinzione che l'aumento della produttività e della crescita ridurrà l'onere del debito in modo duraturo non farà altro che ritardare l'inevitabile. Un'importante implicazione di mercato è l'aumento dei premi a termine, perché gli investitori richiedono sempre più spesso un premio per la detenzione di debito con scadenza più lunga. A margine, sulla base degli impegni politici annunciati, il programma di Trump porterebbe a un più rapido deterioramento del bilancio del settore pubblico e a un aumento del deficit a causa di quelli che sembrano essere tagli fiscali non finanziati. Il programma di Biden sembra un po' più equilibrato, con l'intenzione di aumentare alcune tasse, ma anche questo non sarà sufficiente ad arginare l'aumento dell'onere del debito in assenza di tagli significativi alla spesa. Al di là delle prospettive nel breve periodo di una riduzione dei tassi lungo la curva dei rendimenti per un calo continuativo dell'inflazione, i rendimenti saranno determinati dalle prospettive del debito a più lungo termine e in particolare nel prossimo anno, quando una nuova amministrazione inizierà il suo programma politico. Qualsiasi politica che non mostri un piano di consolidamento a lungo termine sarà vulnerabile ai declassamenti dei rating e alle pressioni del mercato che, a un certo punto, costringeranno a fare i conti. Anche in questo caso, a conti fatti, l'agenda di Trump, se attuata come indicato al momento, appare più esposta a questo rischio”.

“Lo status del dollaro USA nel lungo periodo - prevedono i gestori - continuerà a dipendere in modo relativo dai differenziali dei tassi d'interesse tra paesi e dalle prospettive di crescita rispetto alle altre principali valute. Nonostante la potenziale riduzione dei differenziali di interesse a seguito della riduzione dei tassi da parte della Federal Reserve, le prospettive di crescita più solide per gli Stati Uniti sosterranno probabilmente il dollaro. In teoria, un aumento significativo dei dazi sotto l'amministrazione Trump potrebbe ridurre il deficit commerciale e sostenere il dollaro. Tuttavia, l'aumento delle tariffe e il potenziale di guerre commerciali potrebbero accentuare l'incertezza commerciale e smorzare il sentiment degli investitori verso gli Stati Uniti, rendendoli diffidenti verso l'esposizione ai mercati statunitensi, e anche aumentare probabilmente la volatilità. Se le principali politiche di Trump, tra cui i severi controlli sull'immigrazione, i tagli alle tasse e la riduzione dell'IRA, dovessero essere attuate in fase iniziale, ciò potrebbe portare a un aumento dell'inflazione e dei rendimenti a lungo termine, introducendo una maggiore incertezza sulla traiettoria del dollaro”.

Gli economisti sottolineano che, “anche se mancano solo sei mesi al 5 novembre, l’esito dello scontro elettorale tra il presidente Biden e l'ex presidente Trump è ancora troppo incerto per poter fare una previsione. L'elezione potrebbe essere influenzata da diversi fattori: i problemi legali di Trump, i candidati terzi, il clima economico interno, l'inflazione e le tensioni geopolitiche. L'analisi presentata in questo documento si basa sui programmi annunciati da ciascun candidato, che sono soggetti a cambiamenti a seconda dei risultati elettorali: anche con un Congresso unificato, un presidente potrebbe avere difficoltà a realizzare l'intero programma. Ad esempio, durante il primo mandato di Trump, nonostante la promessa di rilanciare i posti di lavoro nel settore del carbone e dell'acciaio, gli Stati Uniti hanno registrato una riduzione del 10% dei posti di lavoro nel settore del carbone a causa dei suoi dazi (secondo la Federal Reserve Bank di St. Louis). Questa volta, Trump potrebbe incontrare difficoltà nell'abrogare completamente l'IRA, rendendo più probabili aggiustamenti di minore portata. Inoltre, il perseguimento di tariffe commerciali più elevate potrebbe comportare il rischio di ritorsioni, come si è visto durante la sua prima presidenza, quando le tariffe hanno portato a una guerra commerciale con la Cina, con un impatto finanziario finale sulle imprese e sulle famiglie statunitensi”. 

“Nessuno dei due candidati - rilevano i manager - ha proposto un percorso per guidare gli Stati Uniti verso la sostenibilità del debito, perciò si prevede che i deficit di bilancio rimarranno elevati e che il rapporto debito/PIL supererà il picco del 106% dal secondo dopoguerra. Eppure sono queste le realtà con cui la prossima amministrazione dovrà fare i conti, visto che si prevede che la previdenza sociale diventerà insolvente entro dieci anni e che il pagamento degli interessi è ora la terza voce di bilancio, superando la spesa per la difesa”. 

“Questi problemi strutturali irrisolti - concludono gli analisti di Amundi - potrebbero aumentare la pressione sui tassi d'interesse a breve e lungo termine, finendo per influenzare i mercati azionari”.

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