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12/2/2024 | Redazione ADVISOR
“Nei primi mesi del 2025 è probabile che l'economia globale veda un rallentamento. La buona notizia è che le banche centrali, in particolare la Bce, sono ben posizionate per rispondere rapidamente tagliando i tassi”. Nikolaj Schmidt, chief global economist di T. Rowe Price, spiega che “la politica monetaria è restrittiva dal 2022. Tuttavia, finora, è stata compensata da un generoso sostegno fiscale. Tuttavia, con l'affievolirsi dei supporti fiscali, il mondo sta iniziando a percepire l'impatto di questi rialzi e continuerà a farlo nei primi mesi del 2025”.
Il manager sottolinea che “nonostante la recente iniezione di stimoli da parte della Cina, il quadro macroeconomico nel Paese rimane incerto. Un eventuale rallentamento della Cina avrà un impatto sul resto del mondo, ma non su tutte le altre regioni allo stesso modo: la maggiore dipendenza dell'Europa dalle esportazioni manifatturiere significa che il crollo della crescita cinese le assesterà un colpo più duro rispetto agli USA. Grazie agli elevati tassi d’interesse, la Bce può concedersi il lusso di allentare rapidamente la politica monetaria e l'impatto sulla crescita sarà probabilmente visibile in tempi brevi. Il miglioramento delle prospettive per l'Europa potrebbe essere ulteriormente rafforzato qualora si verificasse un disgelo nel conflitto tra Russia e Ucraina. Quando giungerà, la ripresa accelererà probabilmente la transizione in corso verso una crescita trainata dal settore manifatturiero, che, da diversi anni, registra un ritardo rispetto ai servizi. Riteniamo che i fattori chiave saranno tre: la liberazione della domanda repressa di beni sensibili ai tassi d'interesse; un'impennata delle spese infrastrutturali per far fronte alla spinta globale verso le energie rinnovabili e all'ascesa dell'intelligenza artificiale generativa; e la crescente tendenza delle aziende a spostare le proprie basi produttive in Paesi ‘più amichevoli’”.
“Questi driver - continua il gestore - hanno in comune il fatto che ognuno di essi richiederà un'importante iniezione di capitali. I settori che forniscono le soluzioni, tra cui titoli industriali, energia e materiali, attireranno probabilmente enormi flussi di investimenti nei prossimi anni. Si tratta di andamenti pluriennali, ma il loro impatto sull'economia globale sarà probabilmente visibile nel 2025, in particolare nel secondo semestre dell'anno. Per allora, ci aspettiamo che l'allentamento monetario abbia innescato una ripresa dell'economia globale, pur disomogenea tra le regioni, caratterizzata da un passaggio dai servizi al settore manifatturiero”.
Reddito fisso: occhi puntati su obbligazioni high yield, prestiti bancari e mercati emergenti
Ken Orchard, head of international fixed income di T. Rowe Price, rileva come “Nonostante la Federal Reserve abbia avviato il suo ciclo di allentamento monetario a settembre, se non effettuerà i tagli attesi dai mercati i rendimenti potrebbero salire. Nel reddito fisso, le obbligazioni high yield e i prestiti bancari rimangono i due settori con il maggior potenziale di generare significativi rendimenti nel 2025, così come le obbligazioni dei mercati emergenti. Prevediamo una continua volatilità, sulla scia delle elezioni presidenziali statunitensi, che determinerà un allargamento degli spread creditizi rispetto ai livelli insolitamente ristretti registrati per la maggior parte del 2024. Tuttavia, non ci aspettiamo una recessione globale nei prossimi 12 mesi, e quindi l'allargamento degli spread dovrebbe essere relativamente modesto, considerato che i tagli dei tassi e la riduzione dei prezzi dell'energia continueranno a sostenere la crescita dei consumi e dell'economia. Gli spread creditizi potrebbero tornare a restringersi nel 2025, quando l'incertezza verrà meno e gli investitori avranno maggiore fiducia nell'economia. A nostro avviso, i settori non investment grade - obbligazioni high yield e prestiti bancari - sono quelli meglio posizionati per generare rendimento nel 2025. Grazie alle loro cedole variabili, prevediamo che i prestiti registreranno una performance migliore rispetto alle obbligazioni high yield, se il ciclo di allentamento della Fed sarà più breve del previsto e i rendimenti aumenteranno. I prestiti sono a un livello più elevato nella struttura del capitale rispetto alle obbligazioni, il che li rende più stabili (sebbene siano anche meno liquidi). Il settore dei prestiti bancari è inoltre meno esposto alla volatilità dei prezzi energetici rispetto alle obbligazioni non investment-grade”.
“Anche le obbligazioni high yield - continua l’analista - dovrebbero generare rendimenti interessanti, ma l’analisi e una selezione accurata sono ancora più cruciali quando si investe in questo segmento. Se i tassi d'interesse a breve termine scenderanno, creando curve dei rendimenti più ripide, le obbligazioni non investment-grade potrebbero effettivamente generare più rendimenti rispetto ai prestiti a tasso variabile. Ampliando il quadro, le obbligazioni corporate e sovrane dei mercati emergenti dovrebbero beneficiare di un contesto di crescita favorevole nei Paesi in via di sviluppo, dove molte banche centrali sono ormai entrate appieno nel ciclo di tagli dei tassi. I mercati emergenti sono ben posizionati per generare una crescita superiore, ad esempio, a quella dei mercati europei sviluppati. La qualità creditizia delle obbligazioni corporate dei mercati emergenti è aumentata costantemente negli ultimi anni”.
Azionario globale: opportunità nelle small cap
Justin Thomson, Head of lnternational Equity di T. Rowe Price, aggiunge che “la misura in cui gli shock dell'inflazione e dei tassi d'interesse del 2022 stanno rimodellando le dinamiche dell’azionario globale (ex USA) dovrebbe diventare più chiara nel 2025. Prevediamo che ci saranno maggiori prove di un ampliamento delle opportunità, a favore dei titoli value e delle small-cap. All'interno dei mercati internazionali, i titoli value sono stati scambiati a sconto rispetto ai titoli growth, ma è probabile che la situazione cambi. Le aziende in più rapida crescita nel periodo successivo alla crisi finanziaria globale sono state le società tecnologiche statunitensi, i cui modelli di business sono stati costruiti attorno agli asset immateriali. Prevediamo che il prossimo periodo sarà caratterizzato da una maggiore domanda di asset tangibili, a sostegno di settori come l'industria, l'energia e i materiali, che sono tipicamente orientati al valore. Le small-cap internazionali vengono solitamente scambiate con un premio rispetto alle large-cap, ma nel 2024 questo premio è scomparso, in seguito a diversi anni di perturbazioni legate al Covid e alle sfide della catena di approvvigionamento”.
“A nostro avviso - conclude Thomson - le small-cap internazionali hanno il potenziale per offrire una crescita degli utili per azione maggiore rispetto alle large-cap, grazie al miglioramento del contesto economico. La storia dimostra che, dopo periodi di calo degli utili, la crescita degli stessi per le small-cap ha tipicamente superato quella delle large-cap. Ci aspettiamo che ciò si ripeta anche in questa occasione”.
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