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L’anno d’oro della azionario visto da Banca Generali

12/18/2024 | Redazione ADVISOR

Per gli analisti della banca, “grazie a un’economia che ha continuato a crescere, con inflazione e tassi in calo, i mercati azionari hanno continuato il trend positivo iniziato nel 2023. In luce il Nasdaq, con i Magnifici 7 e NVIDIA”


Il 2024 è stato un anno d’oro per i mercati azionari. Diverse Borse hanno messo a segno record storici a ripetizione e altre che sono tornate su livelli che non vedevano da molti anni. Non sono però mancate neppure fasi di volatilità, come durante l’estate, o singoli settori che a causa di fattori specifici sono rimasti indietro talvolta segnando pesanti rossi. 

Alla chiusura di venerdì 13 dicembre l’indice MSCI ACWI, che rappresenta circa il 99% dell’universo investibile azionario a livello globale, registra un progresso da inizio anno del 21,2% (indice prezzato in dollari).

Banche centrali sempre decisive 

"A dare la direzione – positiva – ai mercati, sono state ancora una volta le banche centrali. “La continuazione del trend di disinflazione avviato nel 2023, su un percorso più o meno lineare, ha permesso alle banche centrali di mantenere sufficientemente alto il livello di liquidità nel sistema, a cui si sono aggiunti i primi tagli dei tassi dall’estate in poi”, commenta Generoso Perrotta, Head of Financial Advisory di Banca Generali. 

Negli Stati Uniti, il tasso d’inflazione annuo è passato dal 4,1% medio del 2023 al 2,7% di novembre 2024, a fronte di un’economia ancora robusta, che ha continuato a crescere e a creare posti di lavoro. Questo ha permesso alla Federal Reserve di iniziare a tagliare i tassi a settembre.

“Questo contesto positivo sul fronte della politica monetaria, con le attese sui primi tagli dei tassi che si sono trasformate in realtà hanno permesso agli investitori di apprezzare la dinamica degli utili societari, che è rimasta positiva”, continua Perrotta. 

Azionario, Usa ancora in testa 

La miglior performance tra i grandi indici azionari mondiali è stata, anche nel 2024, quella del Nasdaq, che ha messo a segno alla chiusura del 13 dicembre, un rialzo del 32%. Ha seguito a ruota anche l’S&P 500, con un rialzo del 26,87%. Un risultato trascinato come nel 2023 dai grandi titoli tecnologici, i cosiddetti Magnifici 7. A brillare più di tutti è stato ancora il titolo NVIDIA, con un +183%, ma tutti i big della tecnologia hanno guadagnato a due cifre e si sono distinti anche Meta (+73%), Tesla (+41%) e Amazon (+40%). 

“Le performance sono state molto concentrate e anche la capitalizzazione di mercato lo riflette. I primi 20 titoli dell’S&P 500 sono arrivati a valere quanto i restanti 480 titoli. Questi grandi titoli sono sempre più ‘sistemici’ e per questo potrebbero assistere a un ulteriore calo della volatilità”, spiega Perrotta. 

Oltre ai Magnifici 7, hanno registrato performance da incorniciare anche altri tech, come Palantir (+326%, miglior titolo dell’S&P 500) e il settore energetico più tradizionale (GE Vernova +135%, Vistra +276%), grazie anche alla spinta delle aspettative di una politica energetica favorevole dalla futura amministrazione Trump

L’esito delle elezioni presidenziali statunitensi è stato però un catalizzatore positivo per tutto l’azionario Usa. “L’amministrazione Trump dovrebbe mantenere un ampio grado di stimolo fiscale a sostegno dell’economia e anzi ha promesso un taglio alle tasse sui profitti societari, uno scenario che ha dato un ulteriore slancio al mercato azionario di Wall Street, che ha inanellato una serie di record”, aggiunge l’esperto di Banca Generali.

In coda all’indice invece continuano a esserci i titoli del settore pharma, biotech ed healthcare, che continuano a scontare trend strutturali negativi e ora anche la prospettiva di un forte cambio di rotta della politica sanitaria Usa con l’amministrazione Trump. Il peggior indice del listino è non a caso Walgreens Boots Alliance (-60%). A picco anche Moderna (-56%), Humana (-40%) e Biogen (-39%). Pesante rosso anche per Boeing (-35%), che sconta ancora le difficoltà nella produzione di alcuni modelli.

Europa in ritardo ma positiva 

Meno stellari ma comunque positive le performance degli indici azionari europei. L’Eurostoxx 600 si avvia a chiudere l’anno con un guadagno del 9%, mentre tra i listini nazionali spicca il Dax tedesco, sui massimi storici dopo aver guadagnato da inizio anno ben il 22%.

“Il forte rialzo dell’indice tedesco potrebbe sembrare paradossale di fronte alla stagnazione pluriennale della crescita tedesca, ma il Dax riflette l’andamento delle grandi multinazionali tedesche, che raccolgono ricavi e profitti in tutto il mondo”, spiega Perrotta. 

Non a caso il miglior performer dell’indice Stoxx Europe 50 è proprio una multinazionale tedesca del tech, SAP (+70% da inizio anno), che beneficia del positivo trend degli investimenti in tecnologia che sta spingendo anche i titoli tecnologici d’oltreoceano. 

Le performance peggiori sono invece arrivate da alcuni settori in crisi strutturale, come l’automotive. Il rosso più pesante è quello di Stellantis (-37%), a cui si aggiunge Volkswagen (-21%) e BMW (-19%).

“Quella dell’automotive è una crisi strutturale, una fase in cui è venuto a mancare un pilastro delle vendite sul mercato asiatico e cinese in particolare. In Europa in particolare le difficoltà sono profonde, dalle possibili ampie ramificazioni, dato anche l’enorme indotto del settore nel Vecchio Continente”, sottolinea Perrotta.  

Lo stallo delle vendite in Cina ha colpito anche un altro segmento del mercato azionario europeo, quello del lusso, con grandi gruppi come Kering (-38%) e LVMH (-13%). 

Il ritorno della Cina? 

Il 2024 sembra essere stato l’anno del ritorno alla crescita per il mercato cinese. Dopo tre anni consecutivi di ribassi, le Borse del Dragone sono tornate protagoniste dal mese di settembre, quando una serie di importanti annunci di imminenti stimoli monetari e fiscali hanno dato una spinta ai mercati di Shanghai (+14,3% da inizio anno), Shenzen (+11,2%) e Hong Kong (+17,9%). Una ripresa dei mercati a cui, però, deve ancora far seguito una ripresa nello slancio di crescita della più grande economia asiatica. 

Gli exploit di Argentina e Turchia, le difficoltà del Messico 

Come sempre, è tra i mercati emergenti che si trovano le performance più eclatanti, in positivo e in negativo.  Tra i mercati azionari emergenti si è messa in luce la Turchia, con la Borsa di Istanbul che ha messo a segno un rialzo di quasi il 35% da inizio anno, grazie ai cambi al vertice del Ministero delle Finanze e della Banca Centrale Turca, che hanno segnalato un ritorno a una politica economica più convenzionale. 

Ma la vera grande sorpresa tra le Borse globali è arrivata da un mercato di frontiera, l’Argentina. L’indice azionario di Buenos Aires, il Merval, da inizio anno guadagna quasi il 155%. Un exploit alimentato dalle nuove politiche economiche del primo ministro Javier Milei, che con una “cura shock” di tagli alla spesa e svalutazione del Peso sembra aver almeno in parte domato l’iperinflazione che affliggeva il Paese

Fortune opposte per un altro paese Latino-americano, il Messico. La minaccia dei dazi del presidente-eletto Usa, Donald Trump, ha pesato su quella che è un’economia in gran parte dipendente dalla domanda estera statunitense. L’indice della Borsa di Città di Messico, l’IPC, si avvia così a chiudere l’anno in calo del 10%.

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