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Azionario sugli scudi, real estate verso la stabilizzazione

5/22/2024 | Daniele Riosa

Teresa Gioffreda (UBS Asset Management): “Oltre ai fattori favorevoli determinati da un contesto macroeconomico positivo, i profitti delle aziende sono in crescita, il sentiment delle famiglie e delle imprese sta migliorando e l'attività manifatturiera influisce positivamente”


 

 

“Lo scenario macro è positivo e non c’è nessuna recessione in vista. Per quanto riguarda i mercati,  privilegiamo l’azionario all’obbligazionario. Per il primo l’unica cosa che può preoccupare è il rally a cui abbiamo assistito di recente e bisognerà vedere se proseguirà. Detto questo, non prevediamo una correzione”. Questo è in estrema sintesi l’outlook per il secondo semestre dell’anno presentato da Teresa Gioffreda (in foto), investment strategist, UBS Asset Management, nel corso dell’evento organizzato da UBS AM dal titolo “Market Outlook e Asset Alternativi: come cambia il portafoglio e le opportunità nel Real Estate”.  

Entrando nello specifico, la manager sottolinea che “i dati da inizio anno confermano uno scenario di soft landing negli Stati Uniti, con evidenze di rallentamento da un livello elevato di partenza, ma con una crescita economica resiliente e un mercato del lavoro ancora forte. Vediamo segnali crescenti di un miglioramento del settore manifatturiero globale, positivo per economie più cicliche come zona Euro, dove sorprendono al rialzo i dati di crescita economica rispetto allo scorso anno. In Cina, il sostegno delle misure sta portando ad una stabilizzazione e a un miglioramento della crescita economica, ma la persistente debolezza del settore immobiliare rimane un ostacolo per le prospettive di crescita: sarà chiaro nei prossimi mesi se i responsabili politici abbiano fatto abbastanza per migliorare in modo duraturo la domanda”. 

“La resilienza alla crescita - continua l’esperta - aumenta però le probabilità che l'inflazione rimanga vischiosa al di sopra degli obiettivi delle banche centrali. L'inflazione negli Stati Uniti nel primo trimestre ha infatti interrotto la forte decelerazione dei mesi precedenti e, nonostante il dato di aprile, è ormai abbastanza scontato che la FED non muoverà i tassi a giugno, al contrario della BCE che dovrebbe invece partire con il primo taglio. Le Banche centrali di molti Paesi emergenti, che avevano già iniziato a rialzare i tassi nel 2021, stanno già passando a politiche monetarie accomodanti”. 

Venendo ai mercati, “in questo contesto, continuiamo a pensare che le azioni globali siano interessanti: oltre ai fattori favorevoli determinati da un contesto macroeconomico positivo, i profitti delle aziende sono in crescita, il sentiment delle famiglie e delle imprese sta migliorando e l'attività manifatturiera influisce positivamente. Negli Stati Uniti, viste le valutazioni relativamente elevate di partenza, ci aspettiamo performance inferiori nei prossimi mesi, ma comunque positive, grazie alle prospettive economiche più stabili tra le principali economie e stime in crescita sugli utili. Le valutazioni sono ancora relativamente favorevoli alle azioni europee e ai Paesi Emergenti, e anche in queste regioni le aspettative sugli utili continuano a salire. Oltre a beneficiare del miglioramento del ciclo manifatturiero globale, la spesa legata all'IA potrebbe sostenere gli esportatori di semiconduttori in Asia, che sono fortemente ponderati nei mercati emergenti (Cina esclusa)”. 

L’analista si aspetta che “la volatilità continui sul mercato obbligazionario ma, con un’inflazione sotto il 3%, le correlazioni dovrebbero tornare ad essere negative rispetto ai mercati azionari, e i titoli di stato possono tornare a svolgere un ruolo importante nei portafogli bilanciati per la copertura contro il rischio di ribasso per il ciclo economico. Il movimento di restringimento degli spread ci porta a pensare che ci possa essere un margine limitato per un’ulteriore compressione quindi è probabile che i rendimenti siano trainati dal carry. Oltre al settore investment grade, preferiamo il comparto high yield Euro e le obbligazioni dei Paesi emergenti denominate in dollari. Continuiamo a mantenere esposizione al dollaro USA, favorito dai rendimenti e dalla crescita più elevata rispetto agli altri paesi sviluppati, e materie prime come copertura rispetto ai persistenti rischi geopolitici”. 

“In un contesto di correlazione positiva tra le asset class pubbliche e accresciute tensioni geopolitiche, l’introduzione di una componente di investimenti alternativi potrebbe rendere resilienti i portafogli degli investitori, tenuto conto del loro grado di propensione al rischio e delle esigenze di liquidità”, conclude Gioffreda.

A Giacomo Cristofori, head of Italy and Iberia Investment sales specialist, real estate & private markets di UBS Asset Management, il compito di fare una panoramica sugli asset alternativi con focus sull’immobiliare.

“Il real estate -  argomenta il manager - storicamente ha mostrato una bassa correlazione con l’azionario e una correlazione leggermente negativa con l’obbligazionario, candidandosi ad asset class potenzialmente ideale per diversificare un portafoglio bilanciato, oltre che driver verso i mega trend di cambiamento strutturale dell’economia (decarbonizzazione, digitalizzazione, deglobalizzazione e cambiamenti demografici).  Da marzo 2022, in coincidenza con l’incremento repentino dei tassi ufficiali di sconto, il real estate ha subito un’ampia dislocazione di prezzi e volumi: ci attendiamo una stabilizzazione nel corso del 2024 e la generazione di una finestra unica di entrata nell’asset class a partire dal 2025 e negli anni successivi”. 

“I settori nei quali vediamo un grande potenziale – sottolinea l’esperto - sono poco sviluppati nel mercato immobiliare italiano (es. il residenziale a reddito) o inesistenti (es. il life science): inoltre, questo mercato rappresenta meno del 5% dell’universo investibile istituzionale globale. Complice anche la mancata correlazione tra mercati immobiliari di diversi continenti, crediamo che possa essere opportuna una diversificazione globale di questa asset class”. 

“L’accesso ad un’allocazione globale nel real estate oggi – conclude Cristofori - è resa più agevole dalla diffusione di strumenti evergreen ovvero fondi semi-chiusi che consentono di minimizzare la J-curve e, seppur rimangano un investimento non liquido per un orizzonte di lungo termine, consentono, in condizione di mercato normale, di programmare i tempi di uscita”.

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