Tempo di lettura: 5min

Banche centrali, cosa attendersi nel 2024

12/27/2023

Secondo gestori e analisti i tassi in Europa e USA dovrebbero ormai aver raggiunto il picco, ma quando inizieranno i tagli?


Secondo la maggior parte dei gestori e degli analisti i tassi di interesse negli Stati Uniti e in Europa dovrebbero ormai aver raggiunto il picco, ma quando inizieranno i tagli? E con quale magnitudo?

“Nel corso del 2024 dovremmo assistere a una forte riduzione dei tassi da parte delle banche centrali, con un notevole sollievo per consumatori, imprese, mercati finanziari e governi, ancora scossi da due anni di forti rialzi” commenta Steven Bell, chief economist EMEA di Columbia Threadneedle Investments. “L'adozione di una politica monetaria aggressiva da parte delle banche centrali è stata dettata dall'incapacità di comprendere l'entità e la persistenza delle pressioni inflazionistiche dopo le chiusure forzate del Covid-19”.

 

“La buona notizia è che le banche centrali stanno riuscendo a tenere sotto controllo l'inflazione senza incorrere in una recessione. Infatti, sebbene la crescita sia piuttosto debole in Europa, il tasso di disoccupazione rimane basso, mentre gli Stati Uniti non hanno subito alcun rallentamento economico. Alcuni la definiscono una "disinflazione immacolata" ed è una delle tante peculiarità della recente stagione economica”.

 

Per diversi mesi, le banche centrali di Europa, Regno Unito e Stati Uniti hanno stabilizzato le loro politiche monetarie. “Sebbene abbiano dichiarato di voler mantenere i tassi elevati per un periodo prolungato, restando pronte a rialzarli se necessario, i mercati prevedono un taglio dei tassi complessivo di oltre un punto percentuale entro la fine del 2024. In considerazione di ciò -  precisa Bell -  le speculazioni riguardano chi taglierà per primo e quando”.

 

 Alla luce di quanto detto, “riteniamo che i tagli dei tassi inizieranno in primavera e saranno ancora più consistenti di quelli attualmente previsti dal mercato. Tuttavia, le banche centrali vogliono essere certe che l'inflazione si stia effettivamente avvicinando in modo sostenuto ai rispettivi obiettivi del 2%, prima di prendere in considerazione possibili ribassi”.

 

Bell osserva che gli Stati Uniti sono al momento più vicini a questo scenario, considerando che l'inflazione CPI nominale è oggi al 3%, sebbene l'inflazione di fondo sia più alta, e sta comunque scendendo rapidamente. “Inoltre, il deflatore della spesa per consumi, una delle misure principali utilizzate dalla Fed, si attesa su livelli ancora più bassi. Allo stesso modo, l'inflazione salariale è scesa ed è solo leggermente superiore al tasso compatibile con un'inflazione dei prezzi del 2%. Assistiamo, dunque, ad un trend inverso della tradizionale spirale in cui salari e prezzi si inseguono sempre più in alto. In questo scenario, tutti si chiedono dove si assesteranno i tassi, tuttavia nessuno, compresa la stessa banca centrale, lo sa con certezza, ma il 2-3% è un'ipotesi ragionevole. Si tratta di una percentuale molto più bassa rispetto ai tassi attuali, che superano il 5%. È probabile, tuttavia, che gli Stati Uniti taglieranno i tassi in modo graduale e con cautela”.

 

Per quanto riguarda le proiezioni sui tassi di interesse nell'eurozona, secondo Bell sono necessarie maggiori previsioni, che tuttavia comportano una certo grado di incertezza. Sebbene l'inflazione salariale nella regione sia solo di poco superiore a quella registrata negli Stati Uniti, gli ultimi dati mostrano un'accelerazione. “Puntualizziamo, però, che di recente l'inflazione reale è diminuita rapidamente e la tornata salariale chiave che si terrà all'inizio del 2024 dovrebbe vedere un forte calo dei premi. Di conseguenza, i pareri sono concordi sul dire che la BCE e la Fed si allineeranno su tempistiche ed entità dei tagli. Nel Regno Unito, infine, l’incertezza è più grande a causa di un’inflazione più alta e a un livello di inflazione salariale ancora maggiore. Tuttavia, di recente abbiamo assistito ad una riduzione significativa dei tassi mese su mese, che pur si attestano elevati su base annua. Pertanto, anche la Banca d'Inghilterra potrebbe allinearsi con Bce e Fed ma è probabile che sarà l'ultima ad effettuare il primo taglio”.

 

“La BCE è convinta che l'attuale impostazione di politica monetaria, se mantenuta per un periodo adeguatamente lungo, sia sufficientemente restrittiva da riportare l'inflazione al suo obiettivo” commenta David Zahn, head of european fixed income di Franklin Templeton. “Pertanto, ora ci attendiamo una pausa prolungata prima che vengano prese ulteriori decisioni. A nostro avviso, i responsabili politici vorranno vedere svanire gli effetti secondari dell'inflazione sui salari prima di intraprendere un allentamento della politica monetaria. Di conseguenza, prevediamo un primo taglio dei tassi nel terzo trimestre del 2024. Tuttavia, il persistente aumento dei prezzi dell'energia potrebbe rappresentare un rischio di rialzo per l'inflazione e potenzialmente ritardare l'inizio di un ciclo di allentamento”.

 

Più sfumata l’analisi di Morgane Delle Donne, head of investment strategy Europa di Global X. “Nel complesso, gli operatori di mercato sembrano eccessivamente ottimisti sulle aspettative di taglio dei tassi. I futures sui Fed funds segnalano che ora si aspettano quasi 160 punti base di tagli dei tassi da parte della Fed il prossimo anno, con il primo taglio a marzo, mentre le previsioni trimestrali aggiornate mostrano che i funzionari della Fed prevedono di abbassare i tassi di 75 punti base nel 2024”.

 

Secondo La strategist questo disallineamento delle aspettative potrebbe portare a una volatilità azionaria nel nuovo anno, se i dati sull'inflazione dovessero deludere all'inizio di gennaio. “È inoltre importante notare l'elevata incertezza tra i funzionari della Fed sul percorso da seguire, come suggerito dall'ampia differenza tra le aspettative dei membri della Fed nei dot plots. Nel Regno Unito, i mercati si aspettano ora un taglio di circa 100 punti base nel 2024, con un aumento di quasi 35 punti base rispetto alle aspettative di inizio dicembre, mentre la dichiarazione della BoE non sembra sostenere un tale scenario” conclude.

Condividi

Seguici sui social

Cerchi qualcosa in particolare?