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3/10/2023
Il debito sovrano globale rimarrà elevato e raggiungerà i 10.500 miliardi di dollari nel 2023, quasi il 40% in più rispetto alla media storica precedente alla pandemia, e a registrare il rialzo più significativo nell’indebitamento saranno i Paesi sviluppati in Europa e l'America Latina, a causa della crescita stagnante e delle pressioni di bilancio, dovuti anche dagli elevati prezzi dell'energia. È quanto rileva S&P Global Ratings in un report appena pubblicato.
A livello globale, S&P prevede che il costo netto delle misure fiscali legate all'energia raggiungerà la considerevole cifra di 1.650 miliardi di dollari nel 2022-2023 (1,7% del PIL mondiale).
Politiche monetarie più restrittive e più prolungate manterranno i costi degli indebitamenti sovrani a livelli mai visti nell'ultimo decennio, più che raddoppiando i costi di emissione per i soggetti sovrani avanzati e mantenendoli elevati per i sovrani nei mercati emergenti.
Dati i profili di debito generalmente più brevi e la dipendenza dal debito in valuta estera, il costo effettivo del servizio del debito per i sovrani nei mercati emergenti e di frontiera sta aumentando rapidamente, rappresentando un rischio di credito crescente.
Per quanto riguarda l’Europa, i 30 Paesi sviluppati coperti da rating S&P, emetteranno quest'anno circa 1.750 miliardi di dollari di debito commerciale lordo a lungo termine, 348 miliardi in più rispetto al 2022.
Gli elevati stock di debito, gli ampi deficit fiscali, gli effetti del tasso di cambio e dell'inflazione, nonché la riduzione delle riserve di liquidità, spiegano perché le emissioni lorde rimangono elevate quest'anno.
Gli esperti di S&P evidenziano che il 2023 segna anche la transizione dal quantitative easing al quantitative tightening, il che significa che i titoli di Stato europei dovranno fare affidamento sui creditori commerciali per assorbire il 100% della nuova offerta, il che sottoporrà i piani di bilancio a un maggiore controllo soprattutto con l'avvicinarsi del 2024.
Tuttavia, l'aumento dei tassi di mercato si riflette solo gradualmente sull'aumento dei costi fiscali per il pagamento degli interessi. Infatti, in percentuale del PIL, il rollover del debito al 2023 per i cinque maggiori emittenti governativi europei sviluppati in termini assoluti (Regno Unito, Italia, Germania, Francia e Spagna) rimane di poco superiore all'11% del PIL. S&P rileva che sotto questo aspetto le eccezioni più significative sono l'Italia e il Regno Unito, dove gli strumenti indicizzati all'inflazione e a tasso variabile in percentuale del debito totale sono più elevati rispetto agli altri Paesi.
Per quanto riguarda infine i mercati emergenti, S&P prevede che con l'inversione del ciclo globale dei tassi d'interesse, i Paesi dell’area EMEA accresceranno in misura modesta l’indebitamento commerciale lordo a lungo termine nel 2023, probabilmente a 434,9 miliardi di dollari per l'anno.
Le variazioni della politica monetaria statunitense restano un rischio fondamentale per le condizioni di finanziamento degli EM, così come la volatilità valutaria ad esse correlata.
Lo stock di debito commerciale degli emittenti dell'area EMEA dovrebbe raggiungere i 2.900 miliardi di dollari equivalenti (36,1% del PIL) entro la fine del 2023, un record in termini di dollari ma ancora al di sotto del picco del 43,4% in termini di PIL registrato durante la pandemia.
L'Egitto rimarrà probabilmente il maggiore emittente emergente di debito commerciale dell'area EMEA, con la Turchia non molto distante.
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