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8/3/2018 | Greta Bisello
L'inasprirsi della politica commerciale di Trump, nei confronti soprattuto della Cina, ha un forte impatto sul fronte valutario, da una parte l'euro dall'altra il dollaro.
Gli scenari che si aprono a questo punto sono due tenendo conto di entrambe le prospettive.
Antonio Cesarano, chief global strategist, Intermonte SIM afferma che: "L’intensificazione dell’ipotesi dazi potrebbe impattare sulla crescita globale, riducendola sensibilmente, riducendo allo stesso tempo anche i possibili rialzi futuri della FED. Se così fosse, l’impatto finale sarebbe quello di favorire un deprezzamento del dollaro.
Dall'altra parte invece prosegue l'esperto di Intermonte: "I dazi applicati con un’aliquota molto elevata (al momento l’ipotesi è al 25% su tutti i 250Mld$ di beni presi in considerazione dagli USA), in ultima istanza si risolverebbe in un marcato incremento dell’inflazione, aumentando pertanto le spinte affinché la Fed innalzi i tassi come finora dichiarato. In questo secondo caso sarebbe pertanto favorito un apprezzamento del dollaro".
La differenza quindi risiede sull'aliquota applicata: "Se l’aliquota diventa molto alta, allora il timore dell’impatto sulla crescita si trasferisce a quello sul possibile rialzo dell’’inflazione. Non a caso in questi giorni, l’avanzata dell’ipotesi aliquota al 25% si sta verificando in un contesto di tassi in rialzo soprattutto sul lungo termine (Treasury 10 anni nuovamente al 3%) e dollaro in apprezzamento" prosegue Cesarano.
La cifra di quanto lo scontro sia intenso è data dal deprezzamento dello yuan, dal momento che il movimento appare molto stimolato e controllato dalla Cina in chiave di ritorsione contro i ventilati dazi. Quest'ultimo quindi sarà conseguenza diretta dell'apprezzamento del dollaro nei confronti delle principali valute tra cui l'euro.
Bisogna inoltre considerare che il tempo delle trattative per il presidente americano scade il 5 settembre. "In sintesi, la fase negoziale sull’ipotesi dazi al 25% tende a far apprezzare il dollaro nelle fasi più acute. L’area 1,145/1,15 in questa fase (soprattutto fino a metà mese ossia circa a metà della tempistica concessa da Trump fino al 5 settembre) diventa un supporto importante. Da tenere sotto occhio il livello raggiunto giorno per giorno dallo yuan vs usd come indice del livello di tensioni Usa Cina" e prosegue Cesarano "Nell’ipotesi che alla fine si arriverà ad una tregua/accordo (Trump ha necessità di “vendere” una vittoria ai suoi elettori in vista delle mid term elections del 6 novembre), i timori inflattivi svanirebbero ed il dollaro potrebbe registrare un rapido deprezzamento vs area 1,18/1,19 vs euro. Trump ha molto bisogno di recuperare in termini di consensi: ieri si è vantato del 50% di approvazione registrato da uno degli innumerevoli sondaggi, ma a ben vedere la media dei sondaggi delle ultime settimane è ferma intorno al 43%".
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