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Mercati, diversificare o non diversificare this is the problem

7/26/2012 | Marcella Persola

Carlo Benetti, market research & business innovation di Swiss & Global, che nel suo ultimo intervento ha analizzato i due approcci, alla Warren Buffett o quello alla David Swensen.


Warren Buffett contro David Swensen, ovvero due modi di approcciare il mercato. Uno che considera la diversificazione un alibi per ignoranti, l'altro che è un convinto sostenitore dei benefici della diversificazione. A mettere a confronto le due teorie ci ha pensato Carlo Benettimarket research & business innovation di Swiss & Global, che nel suo ultimo intervento ha analizzato i due approcci.

Chi ha ragione?  

Buffett che bisogna avere poche azioni in portafoglio, così come fa lui, che ha concetrato il portafoglio di Berkshire su poche azioni, le prime cinque comprendono il 73% del valore complessivo, perché ritiene che conoscere bene un titolo e lo strumento nel quale si vuole investire è un principio valido in ogni caso, oppure Swensen che invece basa il suo approccio su un'ampia diverisificazione di asset calss e strumenti di investimento. In particolare Swensen raccomanda agli investitori di detenere azionari domestici, fondi azionari esteri, obbligazioni governative, obbligazioni legate all'inflazione, obbligazioni societarie, fondi azionari ed obbligazionari nell economie emergenti. Per Swensen a contrario di Buffett un portafoglio diversificato non è l'alibi dell'ignorante, ma il risultato di un lavoro serio di approfondimento che utilizza strumenti statistici temperati dalle valutazioni qualitative di gestori diligenti che nessun modello quantitativo potrà mai sostituire.

La domanda non è di facile e immediata risposta, lo ammette anche lo stesso gestore di Swiss & Global, certo egli scrive " nel nostro paese la componente generalmente preponderante nei portafogli dei risparmiatori è quella obbligazionaria. I tassi di interesse hanno toccato nuovi minimi, si stanno esacerbando i timori sulla sostenibilità delle pubbliche finanze nei paesi del sud Europa, debolezza economica e i rischi sistemici indurranno le banche centrali a proseguire le attuali politiche monetarie accomodanti. In questo contesto declinare i diversi ammonimenti di Buffett o di Swensen in un portafoglio obbligazionario è esercizio di difficile risoluzione" 

"Una strada percorribile è quella di affidare la parte centrale del portafoglio, quella orientata al lungo periodo, a strategie a ritorno assoluto: lo stile del gestore "absolute return" è assimilabile a quello Buffett per quanto riguarda lo studio approfondito in ogni singola scelta di investimento, valutata in sé e non in relazione ad un indice. Lo stile a rendimento assoluto richiede una maggiore profondità di analisi e consente maggiori ambiti di movimento" prosegue Benetti.

Quindi da che parte stare? Dalla parte di Buffett che dice che tutto sommato investire è piuttosto semplice, mentre Swensen gli risponde: "Vedo ogni giorno quanto i mercati sono competitivi e difficili. L'idea di potercela fare da soli è senza senso". 

 

 

 

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