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4/27/2024 | Francesco D'Arco
“Il benessere finanziario è un fattore importante che contribuisce al benessere individuale generale (emotivo e materiale). Può essere ampiamente definito come uno stato in cui una persona: può soddisfare pienamente gli obblighi finanziari attuali e continuativi; può sentirsi sicura guardando al proprio futuro finanziario; ed è in grado di fare scelte che le permettono di godersi la vita (Porter & Garman, 1993; Salignac et al., 2020)”.
Parte con questa definizione il working papers N. 1452 - “Le fragilità finanziarie delle famiglie italiane: un'analisi su redditi, patrimoni finanziari e debiti” - pubblicato dalla Banca d’Italia e redatto da David Loschiavo, Federico Tullio e Antonietta di Salvatore. Il lavoro, che analizza le fragilità finanziarie delle famiglie italiane lungo diverse dimensioni (reddito, patrimonio finanziario e debito) utilizzando i dati campionari dell'Indagine sui bilanci delle famiglie italiane (IBF) della Banca d'Italia per il periodo 2000-2020, consente di valutare l'effetto delle caratteristiche delle famiglie sulla persistenza delle diverse dimensioni di fragilità.
E offre anche utili definizioni di concetti che spesso nel settore della consulenza finanziaria vengono utilizzati per sottolineare l’importanza del servizio offerto e/o per promuovere nuovi “prodotti di investimento”. Una di queste definizioni riguarda proprio l’idea di benessere finanziario. Come scrivono gli autori del working papers, “condizioni finanziarie ed economiche sane hanno conseguenze sulla stabilità finanziaria e sociale a livello macro quando sono diffuse tra la popolazione. Il benessere finanziario è un concetto multidimensionale. Implica misure sia soggettive sia oggettive”.
Le variabili oggettive sono il vero centro del lavoro redatto dai professionisti della Banca d’Italia che, dati alla mano, dimostrano che “il benessere finanziario delle famiglie nel breve termine dipende dalla quantità di asset finanziari che una famiglia può utilizzare per prevenire un peggioramento del proprio tenore di vita di fronte a uno shock avverso”. In particolare “l’assenza di solidità finanziaria costituisce un indicatore di allarme precoce che può anticipare future difficoltà finanziarie (Brunetti et al., 2016) sia a livello familiare sia sistemico”.
Per questo il working papers manda un monito chiaro alla politica: essere consapevoli che la fragilità delle famiglie può essere determinante da un punto di vista sistemico “è rilevante per progettare interventi politici volti ad alleviare situazioni di difficoltà individuali (temporanee) o a prevenire il rischio di circoli viziosi durante una recessione economica. In tempi difficili, le famiglie con riserve finanziarie insufficienti ridurrebbero significativamente la loro spesa a fronte di uno shock sul reddito, rallentando così la ripresa e forse aggravando il rischio recessione”.
Un monito che diventa ancora più importante se si considera che, come rivelato dallo studio della Banca d’Italia, è ancora significativa la dipendenza “economica e finanziaria” delle famiglie dallo Stato. Se poi consideriamo che, sempre secondo l’analisi dei dati del periodo 2000-2020, la povertà più persistente emerge quando c’è una cattiva gestione delle attività finanziarie e, non a causa di una riduzione di liquidità e reddito, è chiaro che l’industria della consulenza finanziaria deve sentirsi chiamata in causa. La sfida ora, per l’industria delle reti, è quella di raggiungere un maggior numero di famiglie che ad oggi sta trascurando i rischi economici e che non associa temi quali il risparmio e gli investimenti a questioni più “quotidiane” come il benessere finanziario e la fragilità finanziarie.
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