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Da dipendente a consulente, una scelta di libertà

9/5/2024 | Daniele Riosa

Daniele d’Ambrosio, recruting manger del Lazio di Banca Widiba: “In secondo luogo, un CF può spesso beneficiare di una struttura di compenso più flessibile e potenzialmente più redditizia”


Da dipendete a consulente finanziario: perché un bancario dovrebbe cambiare. Questo è il titolo di un interessante post su LinkedIn che rimanda ad un articolo del sito danieledambrosio.consulente.widiba.it, di Daniele d’Ambrosio, recruting manger del Lazio di Banca Widiba. Di seguito pubblichiamo integralmente la riflessione.

“Negli ultimi anni, sempre più professionisti del settore bancario stanno optando per un cambiamento radicale di carriera, passando dal ruolo di dipendenti bancari a quello di consulenti finanziari. Questa tendenza, in crescita sia in Italia che a livello internazionale, riflette il mutamento delle dinamiche del mercato finanziario e l'evoluzione delle esigenze dei clienti. Ma cosa comporta davvero questa scelta? Quali sono i vantaggi e le sfide che un ex bancario deve affrontare nel diventare un consulente finanziario?

Libertà, crescita economica e sviluppo professionale: Il principale vantaggio per molti bancari che scelgono di diventare consulenti finanziari è l'acquisizione di una maggiore libertà. In qualità di consulente cambia la prospettiva di relazione con i propri clienti, con i quali si può scegliere liberamente prodotti e servizi che meglio soddisfano le loro esigenze. Questo offre la possibilità di costruire relazioni basate sulla fiducia e sulla trasparenza.

In secondo luogo, un consulente finanziario può spesso beneficiare di una struttura di compenso più flessibile e potenzialmente più redditizia. Mentre i bancari dipendenti solitamente percepiscono uno stipendio fisso ed eventuali bonus legati agli obiettivi aziendali, i consulenti finanziari possono guadagnare commissioni su base individuale e avere accesso a modelli di remunerazione basati sulla performance e sulla crescita del portafoglio clienti, che cambiano da mandante a mandante.

Infine, il passaggio da bancario a consulente finanziario richiede lo sviluppo di nuove competenze e una mentalità più imprenditoriale, che rappresentano uno stimolo e una sfida per i bancari, per i quali si presenta una vera e propria crescita personale e professionale. Approfondire la conoscenza dei mercati finanziari, acquisire capacità di vendita e networking e sviluppare una forte capacità di comunicazione sono elementi utili per costruire e mantenere relazioni a lungo termine con i clienti.

Competitività previdenziale: Il passaggio dalla carriera di dipendente bancario a quella di consulente finanziario può rappresentare una scelta strategica anche sotto il profilo della pianificazione previdenziale, dal momento che, pur differendo da quelli dei bancari dipendenti, i meccanismi previdenziali dei consulenti offrono diversi vantaggi che meritano attenzione. “Mentre i dipendenti bancari sono tipicamente iscritti solo all'INPS – spiega Marco Ferrari, Head of Recruitment di Banca Widiba - per i consulenti finanziari l’ente che offre tutela pensionistica aggiuntiva rispetto a quella dell’INPS è l’Enasarco. L’adesione a quest’ultima offre ai consulenti maggiore trasparenza e controllo sui propri contributi e sulle prestazioni future: inoltre, a fianco alla rendita aggiuntiva è possibile beneficiare di coperture su eventi legati a invalidità e inabilità e altre forme di tutela, grazie alle polizze collettive stipulate da Enasarco”.

Ma non è tutto: anche in sede di cessazione dell’attività, la strada della consulenza finanziaria è regolamentata da una serie di istituti che offrono tutele economiche per garantire una transizione più agevole al riposo lavorativo. Per quanto riguarda le prime, esse sono il FIRR, l’ISC e l’Indennità Meritocratica e fanno riferimento all’Accordo economico collettivo (Aec). In primis vi è il Firr (Fondo di indennità di risoluzione rapporto), sempre previsto e proporzionale alle provvigioni maturate ed accantonato presso Enasarco. Il secondo elemento è l’Isc (Indennità suppletiva di Clientela), riconosciuta alla cessazione del rapporto salvo se per giusta causa e che cresce nel tempo in relazione alle provvigioni maturate. Infine vi è l’Indennità meritocratica. Quest’ultima è una cosiddetta pattuizione particolare della mandante, che viene concessa nel caso in cui ci sia una crescita numerica o quantitativa del portafoglio clienti durante il tempo del rapporto di collaborazione. Tale indennità viene calcolata sulla variazione del fatturato tra inizio e fine rapporto lavorativo, con un massimale che garantisce una compensazione equa per il contributo che il consulente ha dato alla crescita dell'azienda.

In merito agli istituti negoziali, individuati in accordo con la mandante, il più comune è la c.d. “indennità di portafoglio”, che rappresenta una delle principali forme di compensazione. L’indennità di portafoglio è un istituto che riconosce un beneficio provvigionale a favore dei consulenti che decidono di cedere il loro portafoglio in caso di cessazione del contratto d’agenzia e le cui modalità variano tra una mandante e l’altra in termini di importo e di durata del versamento dell’indennità stessa.

 

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