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9/6/2019 | Redazione Advisor
La Cassazione, con sentenza 22164/2019 della Terza sezione civile, ha accertato le responsabilità della Consob per non aver adeguatamente vigilato sulle attività di una SIM dichiarata fallita nel periodo 1990-92. In particolare la Cassazione ha evidenziato le omissioni dell’autorità di vigilanza tra il 1989-1991, “malgrado le violazioni emerse nel corso di ispezioni, non aveva ritenuto di intervenire malgrado i dubbi sulla solidità patrimoniale e finanziaria della società” come riporta il Sole 24 Ore.
Non solo. Secondo quanto indicato nella sentenza la Consob non aveva considerato con attenzione l'uso improprio delle disponibilità ricevute dai clienti e le ripetute denunce all'autorità giudiziaria; successivamente al 1991, la Commissione aveva autorizzato l'iscrizione della sodetà all'Albo delle sim senza un effettivo e incisivo controllo sui requisiti formali e di sostanza.
In ultimo, la sentenza ricorda che l'attività discrezionale di Consob deve svolgersi nel rispetto dei principi costituzionali di legalità, imparzialità e buona amministrazione. Per questo l'articolo 2043 del Codice civile si applica anche alla Consob, come limite esterno all'attività discrezionale «la quale, di per sè, non può mai estendersi alla scelta radicale tra l'attivarsi o meno, specie qualora siano emersi gravi indizi di irregolarità».
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