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5/29/2024 | Redazione ADVISOR
Definita la ripartizione del portafoglio dell’ex Eurovita, oggi Cronos Vita, tra le cinque big assicurative italiane. Come si legge su Il Sole 24 Ore, in queste settimane, le cinque big hanno trovata una quadra per la ripartizione del portafoglio di Eurovita. La procedura, già prevista, richiederà ancora un anno mezzo, terminerà entro fine 2025, poiché saranno necessari diversi passaggi formali, autorizzativi e informativi.
Nulla cambierà per il risparmiatore: passerà semplicemente dall'ombrello di Cronos Vita a quello, altrettanto affidabile, di uno dei cinque soci. In base a uno schema di massima che ha voluto rispettare due principi: a ogni banca collocatrice delle polizze deve corrispondere una sola compagnia; la distribuzione delle polizze stesse dovrà avvenire in maniera bilanciata in base alla varie tipologie.
Nessun portafoglio verrà dunque diviso. Tra i più consistenti, in tutto le banche collocatrici sono 25, ad Allianz spa andranno quelli intermediati da Sparkasse, Unicredit e da qualche banca popolare mentre a Generali Italia toccheranno con ogni probabilità Finecobank e Credem. L'ipotesi di split prevede poi per il gruppo Unipol le polizze ex Eurovita collocate da alcune realtà del mondo cooperativo come Iccrea e Cassa Centrale Banca, oltre a Finint, mentre nella galassia Intesa Sanpaolo (resta da capire in quale entità societaria) dovrebbero finire i contratti assicurativi intermediati dalle varie società di Ca' de Sass e da Credit Agricole.
Infine, a Poste Vita andrebbero le polizze collocate da Banca Popolare di Puglia e Basilicata, Banca di Piacenza, Cassa di Risparmio di Volterra e Banco Desio. Inoltre il nodo dei riscatti, che dal loro sblocco (ovvero dallo scorso primo novembre) non hanno mai superato il livello di guardia, considerato anche l'andamento del mercato di riferimento, l'offerta di prodotti concorrenti al Vita (a partire dal Btp Valore) e il fatto che Cronos Vita è di fatto una compagnia in run off. Nel solo 2024 sono stati il 13% sui 13 miliardi di euro di riserve di fine 2023, dunque circa 1,7 miliardi. Da novembre scorso invece sarebbero il 24% circa, da calcolare su 14,5 miliardi di riserve, quindi quasi 3,5 miliardi.
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