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9/2/2024 | Paola Sacerdote
Tecnologia e sanità sono due settori più vicini di quanto si possa pensare. Per questo nella costruzione di un portafoglio dovrebbero entrare quegli strumenti che hanno la capacità di individuare storie aziendali che uniscono le qualità difensive del settore sanitario con le potenzialità di crescita di tipiche del mondo tecnologico.
Come si può ottenere un tale risultato? Ne abbiamo parlato con Federico Pons (in foto), country head Italia di Janus Henderson Investors, società che può fare affidamento su team specializzati in entrambi questi settori.
Parliamo di investimenti tematici, quali sono le tendenze attuali e future nel settore tecnologico?
C’è molta attenzione per l’AI, in particolare per i produttori di chip e per i proprietari dei dati necessari per addestrare i modelli di AI. Una tendenza che notiamo essere in atto da circa 18 mesi e che si affianca a un’altra tematica a lungo termine, la sostenibilità, dove la tecnologia può generare soluzioni a problemi come l’energia pulita e rinnovabile, l’accesso facile ed economico all’acqua potabile e lo sviluppo di materiali e processi migliori per l’edilizia e altri processi industriali.
Infine, dobbiamo considerare lo spazio in cui tecnologia e sanità si incontrano. Non penso solo alle biotecnologie, ma anche agli strumenti e alle tecnologie mediche in generale. Settore sanitario e biotecnologie sono estremamente interessanti, con un potenziale di crescita a lungo termine significativo.
Ma i titoli del settore tech e sanitario possono essere un’opportunità di investimento anche in questo anno elettorale?
In passato, negli anni delle elezioni americane, la preoccupazione principale ha riguardato la determinazione dei prezzi dei farmaci. Questo settore negli Stati Uniti è di grandi dimensioni e i suoi principali clienti sono il Governo stesso e gli assicuratori, che come sappiamo fanno pressioni sull’Esecutivo per ottenere un trattamento preferenziale. L’assistenza sanitaria diventa, quindi, una questione politica.
La tecnologia è stata presa di mira negli ultimi due cicli elettorali a causa dell’impatto che determinate aziende hanno avuto nella distribuzione delle informazioni e di come queste abbiano influenzato l’elettorato.
Il risultato probabile è che il rumore delle campagne politiche genererà volatilità sui mercati, con un possibile calo delle valutazioni. Eventuali ribassi, in media, dovrebbero essere temporanei e potrebbero offrire agli investitori l’opportunità di acquisto a valutazioni interessanti.
Nel lungo periodo, l’attenzione agli utili, al flusso di cassa e ai trend di crescita secolari sarà più importante delle fluttuazioni a breve termine di natura politica.
E guardando, invece, ai tassi di interesse, qual è l’impatto su questi due megatrend?
Il fabbisogno di capitale per le imprese più piccole e innovative in entrambi i settori è significativo. Le imprese senza ricavi o con flussi di cassa negativi dipendono dai finanziamenti per continuare a operare. Queste aziende sono quindi molto sensibili ai tassi d’interesse, e gli alti livelli degli ultimi anni hanno rappresentato per loro un freno.
Le imprese più grandi, con flussi di reddito consolidati e la possibilità di reinvestire i propri flussi di cassa, sono state in gran parte immuni da questo fenomeno e, in molti casi, hanno visto generare un reddito aggiuntivo grazie agli interessi maturati sui propri saldi di cassa. La storia di questi settori è stata, quindi, una storia di “chi ha” e “chi non ha”.
Quando i tassi scenderanno, probabilmente non raggiungeranno i livelli precedenti al 2021, ma qualsiasi riduzione andrà a vantaggio delle imprese che, attualmente, contraggono prestiti a tassi elevati. Affidarsi a gestori attivi in questi settori, in grado di evitare le imprese non redditizie con scarse probabilità di mantenere le promesse, potrebbe essere fondamentale dal punto di vista della costruzione del portafoglio.
Se penso, però, alla distinzione tra grandi imprese e piccole realtà è quasi inevitabile una riflessione sul settore tecnologico che (soprattutto negli USA) è ancora ostaggio delle Big 7.
Le Mag(nificent) 7, come sono state chiamate, dominano gli indici ponderati per la capitalizzazione di mercato, quindi sono collettivamente i maggiori motori della performance del settore. Tuttavia, nel corso del secondo trimestre, la crescita degli utili è stata più distribuita, per cui le Mag 7 non sono più gli unici motori della performance.
Se la crescita degli utili di questi titoli non dovesse essere all’altezza delle aspettative, e se il resto del mercato non dovesse registrare una crescita, si potrebbero verificare dei cali nelle quotazioni dei titoli, con un conseguente impatto sugli indici. Tuttavia, con la diffusione della crescita, la possibilità che ciò accada è minore rispetto a qualche mese fa.
Alla luce di queste considerazioni perché includere, oggi, questi settori nella costruzione del portafoglio?
Dal punto di vista della costruzione del portafoglio, tecnologia, sanità, immobiliare e sostenibilità presentano caratteristiche uniche. La tecnologia ha valutazioni più elevate ma mantiene un potenziale di crescita al rialzo, la sanità è tipicamente più difensiva e l’immobiliare, attualmente più conveniente, si basa su flussi di reddito e tende ad adattarsi a un contesto di riduzione dei tassi. Questi diversi profili offrono la possibilità di combinare i temi a fini di diversificazione o di specifici obiettivi di investimento. La giusta combinazione può portare a un portafoglio ben bilanciato di opportunità interessanti e relativamente resistente nei diversi cicli di mercato.
I titoli azionari tematici sono un’alternativa o un complemento ai portafogli azionari e possono essere un’opportunità di investimento in società e settori che capitalizzano su temi secolari. Oltre a ridurre le correlazioni con il mercato più ampio, l’esposizione a un settore difensivo come quello sanitario, o a uno con potenziale di reddito come quello immobiliare, può aggiungere diversificazione. Tuttavia, è necessario essere prudenti, poiché temi popolari come la robotica, l’intelligenza artificiale o la tecnologia autonoma comportano il rischio che le partecipazioni si sovrappongano e siano troppo ristrette, dando luogo a una concentrazione involontaria.
È fondamentale incorporare l’esposizione tematica mantenendo la diversificazione. È necessaria un’attenta due diligence per evitare il rischio di sotto o sovra-diversificazione e per garantire che la struttura dell’allocazione sia relativamente resistente nei diversi cicli di mercato.
Quali sono i vostri fondi più focalizzati su questi temi?
In Janus Henderson abbiamo team di investimento dedicati a questi trend. Per quanto riguarda il settore sanitario siamo presenti con le nostre strategie Janus Henderson Global Life Sciences e Janus Henderson Horizon Biotechnology.
Nel settore tecnologico abbiamo, invece, due fondi: Janus Henderson Global Technology Leaders e Janus Henderson Global Technology and Innovation con due team di investimento dedicati al settore tecnologico con sede nel Regno Unito e negli Stati Uniti.
Entriamo nel dettaglio degli investimenti dei vostri strumenti. Ci sono storie su cui vi siete concentrati maggiormente quando parliamo di sanità?
Le nostre partecipazioni più importanti includono Eli Lilly, UnitedHealth Group, Novo Nordisk, AstraZeneca e Merck.
Apprezziamo il potenziale di crescita delle piattaforme di farmaci GLP-1 di Eli Lilly e Novo Nordisk, le cui vendite annuali superano già i 30 miliardi di dollari.
AstraZeneca ha una delle migliori pipeline di ricerca e sviluppo del settore biofarmaceutico e sta beneficiando della forte domanda di farmaci antitumorali.
UnitedHealth è una delle maggiori assicurazioni sanitarie degli Stati Uniti e vanta un solido bilancio, che dovrebbe interessare gli investitori nel caso in cui le attuali condizioni finanziarie più rigide dovessero portare a un rallentamento della crescita economica.
Infine, Merck continua a beneficiare del suo farmaco immunoterapico di successo, Keytruda, e vanta una solida esperienza nell’immissione sul mercato di nuovi farmaci, tra cui Winrevair, che quest’anno ha ottenuto l’approvazione della FDA (Food and Drug Administration - l’agenzia del governo americano che si occupa di regolamentare i prodotti che vengono immessi in commercio, ndr), per il trattamento degli adulti con ipertensione arteriosa polmonare, un mercato potenzialmente multimiliardario.
Qual è il processo di investimento che sta alla base della costruzione del portafoglio dei vostri strumenti che investono in ambito “sanitario”?
Il nostro team d’investimento, caratterizzato da una forte specializzazione nel settore biomedico (con tre dottorati in biomedicina e un medico), mira a costruire un portafoglio diversificato che rifletta le nostre migliori idee.
Questo portafoglio solitamente comprende tra gli 80 e i 120 titoli, attentamente selezionati per garantire una varietà in termini di sottosettori e capitalizzazione di mercato.
La nostra principale distinzione, rispetto ai concorrenti, risiede nella qualità superiore del team, nell’approfondita ricerca che conduciamo e nella nostra predilezione per gli investimenti in innovazioni di settore. Siamo convinti che una ricerca fondamentale dettagliata sia cruciale per scoprire aziende biotecnologiche il cui valore di mercato sia significativamente inferiore rispetto al loro valore intrinseco. La qualità del nostro team, la profondità della nostra ricerca e il nostro impegno a lungo termine sono i pilastri su cui si fonda la strategia per ottenere risultati eccellenti per i clienti. Il nostro approccio unisce una profonda comprensione scientifica e commerciale delle aziende in cui investiamo, permettendoci di sviluppare una prospettiva unica.
Riconosciamo inoltre l’importanza della gestione del rischio, specialmente in un settore caratterizzato da un’elevata binarietà e volatilità degli investimenti. Attraverso tecniche sofisticate di gestione del valore a rischio, ci impegniamo a mitigare gli effetti di possibili eventi negativi, garantendo così una strategia d’investimento solida e ponderata.
Ma il settore “tech&medicale” dovrebbe entrare nel portafoglio di tutti gli investitori? O esiste un investitore ideale?
Qualunque investitore dovrebbe avere una diversificazione di portafoglio sufficiente a inserire un prodotto di questo tipo: difensivo, anticiclico e liquido.
Diversamente da comparti più ciclici, il consumo per esempio di medicinali o cure mediche non dipende dal ciclo economico ma rimane sempre lo stesso anche in periodi di alta volatilità consentendo alle aziende di mantenere i fatturati anno dopo anno.
Oltre a tutto questo è un settore che ha ricevuto molta attenzione e interesse durante il Covid per la semplice ragione che l’investitore, grazie alla stampa, comprende le dinamiche e i prodotti sottostanti e le società stesse.
Anche in Italia c’è stata un’evoluzione rapidissima nella comprensione dei prodotti farmaceutici durante il Covid grazie all’interesse e l’approfondimento riguardo i vaccini e delle società che li producevano. In termini invece di asset class, il risparmiatore italiano è solitamente più avverso al rischio azionario rispetto ai mercati anglosassoni per cui il portafoglio tipo dell’investitore del Bel Paese è ancora in maggioranza obbligazionario e molto domestico (vedasi il successo dei vari BTP nell’ultimo anno).
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