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Economie, gli Emergenti trainano il mondo

1/23/2024

Le attese di 5-6 tagli di Fed e Bce sono incoerenti con le previsioni economiche: se c’è crescita perché tagliare? O sono troppo ottimistiche le previsioni sull’economia oppure troppo speranzose quelle sui tagli”. L’analisi di Donatella Principe (Fidelity).


“I deflussi del risparmio gestito sono coincisi con il rendimento dei Btp tornato interessante e con le banche che hanno ricominciato a ottenere ricavi importanti dal margine di interesse. Rendimenti dei Btp nuovamente al di sotto del 3,5% sarà il segnale del rientro dei flussi verso il gestito”. Così Cosmo Schinaia, Country Head Italia di Fidelity International.

Ma quando potrà avvenire? E soprattutto: quali sono le aspettative della Casa per l’anno in corso? “L’economia Usa è forte, sostenuta da un mercato del lavoro forte, ma anche l’Europa rimane stabile e con un’economia che regge nonostante le avversità” commenta Donatella Principe, Director - Market and Distribution Strategy.

Le previsioni 2024 indicano che il 78% di analisti e strategist pensano a soft landing oppure “no landing”, cioè una recessione leggera oppure nessuna recessione.

 

“Il mercato sin dall’inizio della stretta ha scommesso sui primi ribassi, questo il motivo per cui gli spread sui corporate sono rimasti bassi - interviene Donatella Principe - Solo le banche hanno alzato subito i tassi sui prestiti. Il problema è che in Europa 8 aziende su 10 si finanziano in banca, negli Usa sono solamente 4 su 10. E quindi la Corporate America ha subito meno di quella europea il maggior costo del debito.

Del resto veniamo da anni di tassi a zero, quindi lo stock di debito è ancora a tassi contenuti e solo i flussi degli ultimi 18 mesi sono più costosi. Però, con il passare del tempo questi flussi iniziano a pesare sempre di più: si può vedere la cosa come una forza di gravità data dalla politica monetaria: man mano che inizia a pesare sempre di più, aumentano fallimenti e le famiglie attingono a risparmi e fanno nuovi prestiti”.

 

Cosa può succedere sul fronte dei tassi? “Guardando ai dot plot della Fed si vede che anche nel 2026 si avranno tassi più alti della media di lungo periodo. E questo contrasta nettamente con le attese dei mercati che si aspettano 5-6 tagli di Fed e anche della Bce. Tutto questo è Incoerente con le previsioni economiche: se c’è crescita perché tagliare i tassi? Quindi, o sono troppo ottimistiche le previsioni sull’economia oppure troppo speranzose quelle sui tagli”.

Del resto, i dots della Federal Reserve indicano tre tagli, mentre Christine Lagarde ha già consegnato un messaggio restrittivo, indicando la chiusura del QE avviato durante il periodo Covid. E così la Bce nel 2023 ha drenato 230 miliardi, quest’anno saranno 344 miliardi, quindi si tratta di una ulteriore stretta. Tutt’altro che scontato, quindi, che ad aprile inizino a tagliare tassi. Quindi l’aggressività dei tagli pronosticata dal mercato è eccessiva rispetto alle idee attuali delle banche centrali.

 

 

Quali sono invece le aspettative di Fidelity? “Ci aspettiamo di sicuro un cambiamento della politica monetaria - mette in chiaro Donatella Principe – Ci sono stati 370 rialzi dei tassi nel 2022 e altri 159 nel 2023. Nel 2022 ci sono stati in pratica 21 rialzi per ogni ribasso, e nel 2023 in media 2 rialzi per ogni ribasso. Il 2024 sarà quindi l’anno dei tagli, in ogni caso. Tuttavia per noi se l’economia eviterà gli hard landing grazie ai ribassi attesi, al 60% ci sarà una recessione ciclica, vale a dire breve e leggera.

Del resto dire che l’economia mondiale cresce ha poco senso, dato che la media generale nasconde situazioni molto differenti: le economie mondiali sono divergenti e desincronizzate. Sarà guidata dai Paesi emergenti con gap crescente rispetto ai Paesi sviluppati. Ora l’Asia vale il 67% della crescita mondiale contro il 50% degli anni pre Covid, con un contributo fondamentale della Cina. A tutto questo si contrappone la debolezza dei Paesi sviluppati e soprattutto dell’Europa”.

 

Ma la Cina non è in crisi? “Pechino ha cambiato la propria gestione economica e ora adotta un modello cross ciclico, puntando a stabilizzare gli eccessi sia al rialzo sia al ribasso. E cercando di non far debito eccessivo, al contrario del resto del mondo, che complessivamente ha accumulato oltre 300mila miliardi di debiti, pari al 335% del Pil. In Cina i consumi han pesato per l’87% del Pil e questo segna l’interesse di Pechino per far progredire l’economia interna senza più preoccuparsi di farla crescere solo tramite esportazioni. Ha fatto scoppiare la bolla immobiliare, che era più grande che negli Usa nel 2007, cercando di controllarla. Questo permette anche di ridurre molto le emissioni di carbonio, visto che le costruzioni da sole valgono quasi il 60% delle emissioni a livello mondiale e colpire questo settore significa tagliarle molto”.

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